Movimento per Perugia

Movimento per Perugia

martedì 20 novembre 2018

Perugina, va tutto bene madama la marchesa..?



In queste ultime settimane la “macchina della propaganda” è stata molto attiva in Perugina e ne abbiamo sentite di tutti i colori: è stato detto che l’azienda va a gonfie vele, che il “Bacio Rosa” è stato un enorme successo (questo è vero, e ne siamo molto felici) e che la produzione sta andando alla grande, tanto che Nestlè sta cercando nuova manodopera, 50 stagionali per la precisione: quest’ultima notizia, ovviamente, è stata presentata in “pompa magna”… Insomma, siamo ritornati al “va tutto bene, madama la marchesa”! E allora tutto quello che è successo negli ultimi mesi, gli esuberi, i reparti dismessi, i prodotti cancellati? Niente!!! Ma davvero in Perugina è così? A proposito dei nuovi stagionali, che cosa c’è da festeggiare? L’arrivo, a tempo determinato, di 50 lavoratori dopo che sono stati mandati via centinaia di maestranze…? Addirittura si è sentito parlare con enfasi di una Perugina che oggi conta circa 500-600 dipendenti, stagionali compresi: qualcuno ricorda che prima dell’ultima e dolorosa vertenza di qualche mese fa, i dipendenti erano circa 880? Per quanto tempo lavoreranno questi stagionali? Tradizionalmente in Perugina gli stagionali hanno sempre lavorato 3-4 mesi: sarà ancora così? Altra notizia è quella dell’apertura della fabbrica di San Sisto al pubblico, prevista per il 25 novembre: ma cosa è rimasto da vedere? Qual è l’assetto produttivo di Perugina oggi? E qui torniamo all’annosa domanda: perché i sindacati non hanno ancora chiesto a Nestlè un rendiconto degli ultimi tre anni? Quali sono stati i risultati del Piano Industriale 2016-2018, firmato anche da loro? Una cosa è certa: reparti sono stati smantellati, posti di lavoro tagliati, macchinari portati via, ma per far posto a cosa? Qualcuno ci può dire, dopo questo triennio, quale sarà il nuovo Piano Industriale per la Perugina? In merito al rilancio della Confiserie Perugina, voglio porre una domanda da consumatrice: il “Grande Assortimento Perugina”è la scatola “bandiera” di Perugina e, come spiega il nome, espone le specialità del marchio. Oggi la gamma si è ridotta molto rispetto alle origini, ma non solo: mancano cioccolatini storici e caratteristici, come i “Tre Re”, i “Dimmi di Sì” e i Gianduiotti! Come mai? I “Tre Re”, i “Dimmi di Sì” e i Gianduiotti faranno forse la fine delle “Canaste”, delle “Pomona” o delle caramelle “Cinzia”? Il futuro di questi prodotti sarà forse lo stesso delle “Ore Liete” o delle “Rossana”…? Insomma, Bacio Rosa a parte, qui in Perugina il futuro sembra tutto, tranne che roseo…

Carla Spagnoli
Presidente Movimento per Perugia

giovedì 1 novembre 2018

Risposta a Giuliano Giubilei e alla sua Cort…ina!



Prendo atto, non senza sorpresa, che il candidato sindaco del PD a Perugia Giuliano Giubilei abbia preso male alcuni miei commenti su Facebook e mi abbia risposto in maniera “piccata”, e che questo “botta e risposta” sia stato rilanciato persino su “La Nazione Umbria” del 31 ottobre. Mi trovo costretta a rispondere a queste affermazioni di Giubilei che trasudano un po’ di nervosismo (d’altronde la corsa a sindaco richiede un grosso dispendio di energie fisiche e mentali). Dottor Giubilei, le posso assicurare innanzitutto che i radical chic non hanno mai fatto parte del mio mondo né lo faranno mai, e chiunque mi conosca anche solo di nome credo possa confermarlo… Nell’associarmi ai «veri chic, più o meno radical ma con la puzza sotto il naso», Lei ha preso un grosso abbaglio Dottor Giubilei, e la mia storia credo ne sia la dimostrazione… Semmai Lei deve guardare dentro quel PD che lo rappresenta e in quel mondo di sinistra a Lei tanto caro: lì i radical chic hanno trovato l’ambiente ideale ed esercitano una discreta influenza da sempre!!! Leggere della «puzza sotto il naso», poi, mi fa sinceramente ridere: da qual pulpito viene la predica? Forse Lei, Dottor Giubilei, non lo sa, forse non ha letto i giornali locali (magari dove vive Lei non arrivano nelle edicole…) o non ha seguito in questi anni le vicende di Perugia, ma posso assicurargli che le mie battaglie sul territorio sono sempre state in difesa degli operai e dei perugini delle periferie o frazioni della città: quel mondo che la sinistra tanto cara a Lei ha da tempo dimenticato, impegnata com’è a fare altro, magari qualche foto sorridente insieme a manager di una grossa multinazionale, dimenticando i lavoratori…! Insomma una sinistra che ormai da tempo parla un linguaggio opposto a quello del mondo che dovrebbe rappresentare, una sinistra che guarda caso ora vede in Lei, Dottor Giubilei, il perfetto rappresentante per Perugia: chi è che ha la “puzza sotto il naso”? A proposito, Lei dov’era quando a Perugia si lottava per le sorti della Perugina? Non ricordo, a memoria, una sua presa di posizione o una sua parola per le maestranze o per i reparti che venivano smantellati… Che tristezza, poi, tirare in ballo la mia famiglia per attaccarmi o “farsi scudo” della madre operaia: Dottor Giubilei, ma cosa c’entra la famiglia? Quando mai io ho parlato dei suoi cari, come ha fatto Lei con me? Nei commenti che faccio e nelle mie azioni ho sempre messo la mia faccia in prima persona senza usare la mia famiglia né, tanto meno, la mia bisnonna! Dottor Giubilei, siamo entrambi, ahimè, avanti negli anni e siamo adulti abbastanza da prenderci le nostre responsabilità, senza bisogno di interpellare i nostri avi, come invece ha fatto lei e qualche suo “sponsor” politico… E poi provo un po’ di pena per la strumentalizzazione e l’uso che i “compagni” del PD fanno oggi della mia famiglia per attaccarmi, e non è la prima volta!!! Ora il PD radical chic prende la mia famiglia come esempio per tutto, ma ben ricordo i tempi non lontani in cui, per certa sinistra, gli Spagnoli erano i padroni da contrastare ad ogni costo, i nemici e il male assoluto!!! Infine, Dottor Giubilei, mi consenta di dissentire dall’espressione «amica Carla» da Lei utilizzata per riferirsi a me: non mi risultano francamente rapporti di amicizia tra di noi, semmai di lontana conoscenza, ma l’amicizia è un’altra cosa! Ricordo solo due episodi di “conoscenza” con Lei: il primo risale alla nostra giovinezza, quando io e Lei giovanissimi frequentavamo le stesse lezioni private, ma la Professoressa dovette separarci per le continue discussioni politiche tra di noi. L’altro episodio è di qualche anno fa, quando io e Lei ci siamo ritrovati una settimana a Cortina (!) insieme ad amici comuni. Non mi dilungherò oltre  e non tornerò sull’argomento: debbo solo riconoscere che i miei commenti per Lei hanno evidentemente un’importanza tale da meritare la sua risposta, a differenza di molti altri commenti… Onorata di così grande considerazione…

Carla Spagnoli
Presidente Movimento per Perugia

martedì 23 ottobre 2018

Elezioni RSU Colussi, una disfatta per la FLAI-CGIL!



Le elezioni dei Rappresentanti Sindacali (RSU) all’interno dello stabilimento Colussi di Petrignano d’Assisi, che si sono svolte dal 15 al 17 ottobre, hanno portato importanti novità e rappresentano una vera e propria “Waterloo” per la FLAI-CGIL  di Michele Greco: i risultati del voto dei dipendenti parlano chiaro e i numeri sono impietosi! La lista della FLAI-CGIL ha ottenuto solo 73 voti (su 369 votanti e 354 voti validi) ed è stata la meno votata dai lavoratori Colussi, dietro la UILA-UIL (74 voti) l’Ugl Agroalimentare e la FAI-CISL, la sigla sindacale più votata con 105 voti. Un autentico “schiaffo” in termini di consensi, uno “sganassone” per dirlo alla perugina, e una sonora bocciatura per la FLAI, che nel 2017 era ancora il primo sindacato dello stabilimento e poteva contare su tre delegati: oggi passa all’ultimo posto e a soli due delegati rappresentanti! Che dirà adesso il segretario Michele Greco? Minimizzerà il tutto o, come al solito, farà finta di niente…? E pensare che solo pochi giorni fa, agli inizi di ottobre, Greco era stato rieletto segretario al congresso della FLAI-CGIL Umbria, nonostante il malcontento sempre più diffuso tra i lavoratori umbri dell’agroalimentare per certe sue “strategie” e politiche, in Perugina e alla Colussi: non è bastato nemmeno lo “smacco” di pochi mesi fa, quando gli operai di Petrignano (principale stabilimento e cuore della Colussi) bocciarono l’accordo integrativo con l’azienda caldamente “sponsorizzato” da Greco e compagni! L’accordo poi passò in base ai risultati degli altri stabilimenti del marchio, dove prevalse il SI, ma l’insuccesso di Petrignano era evidente e sollevava un campanello d’allarme, del quale, evidentemente, la FLAI-CGIL non ha tenuto conto… Già allora avevo rilevato un problema SERIO di rappresentanza della classe operaia e di una distanza, sempre più marcata, tra sindacati e istanze degli operai, ma alla CGIL hanno preferito fare finta di niente: oggi questi sono i risultati… Alla luce di queste elezioni dei lavoratori Colussi, viene da sorridere nel rileggere l’intervista a Michele Greco dopo la riconferma, nella quale il segretario FLAI, seppure a proposito di Perugina, affermava di non avere rimorsi, di aver «fatto di tutto per salvaguardare quel lavoro» e rimpiangeva solo il mancato prolungamento della Cassa Integrazione (ovvero un anno in più di agonia per i lavoratori)… Se non rimpiangeva nulla sulla Perugina, figurarsi se poteva fare autocritica per la Colussi!!! Ora gli operai, con il loro voto, hanno emesso una sentenza inappellabile sull’operato della FLAI a Petrignano: quale scusa userà stavolta Greco per commentare questa disfatta…? Per quanto riguarda gli altri risultati, bene la CISL, che risulta essere primo sindacato dello stabilimento, e soprattutto l’UGL Agroalimentare che, soprattutto tra gli operai, ha più che raddoppiato i suoi consensi rispetto al 2017 (95 voti contro i 38 del 2017) ed è diventato il secondo sindacato in Colussi, ottenendo un secondo delegato rispetto all’unico dell’anno scorso. Anche nel mondo sindacale il vento sta cambiando e i “sinistri” sembrano aver fatto il loro tempo…

Carla Spagnoli
Presidente Movimento per Perugia

mercoledì 10 ottobre 2018

Perugia, la zona Nord è stata dimenticata!!!



Tanto tuonò che piovve! A Ponte Felcino, martoriata dai continui furti come tutta la zona Nord della città, alla fine ci è scappato il morto. La settimana scorsa un ladro di origini albanesi, dopo aver svaligiato una tabaccheria, è rimasto ucciso in seguito ad uno scontro a fuoco con i Carabinieri e una guardia giurata. I suoi complici, codardi e vigliacchi, sono scappati e hanno fatto perdere le tracce, lasciando il loro “compare di furti” agonizzante… Purtroppo la notizia non ci sorprende affatto, anzi la morte del ladro sembra una di quelle tragedie annunciate! La zona di Ponte Felcino e delle altre frazioni a Nord di Perugia (Solfagnano, Piccione, Casa del Diavolo, eccetera) ormai da tempo sono diventate “terra di conquista” per ladri e balordi, con i residenti che da mesi “urlano” la loro disperazione con denunce e segnalazioni, senza essere ascoltati né dalle istituzioni né dai media, salvo rare eccezioni (come l’ottimo sito d’informazione umbriajournal.com). Ora che c’è scappato il morto, la notizia del furto ha attirato l’attenzione  e anche le istituzioni, Comune in primis, sembrano essersi svegliate e ora vogliono rafforzare i controlli sul territorio: guarda caso, negli ultimi giorni queste frazioni stanno “respirando” un po’ di pace e tranquillità… Dall’inizio dell’anno, in tutta la zona Nord e nelle relative frazioni, si sono registrati una trentina di furti e tentativi di furto ai danni di case e attività, senza contare gli episodi non denunciati dalle vittime o per paura di vendette o per sfiducia! La notte stessa dello scontro a fuoco c’è stato un altro furto a Pierantonio di Umbertide e il giorno prima i ladri avevano preso di mira un bar a Ramazzano: come possono gli abitanti di queste frazioni vivere così? Peraltro il Presidente dell’associazione Ma.Pi.Ca. Umbria, Giuseppe Castelli, ci ha segnalato che a Casa del Diavolo sono state avvistate persone sospette mentre fotografavano alcuni appartamenti e altri soggetti che, dopo aver posteggiato l’auto, attraversavano i binari FCU a piedi… Lodevole è senz’altro l’impegno e l’unione dei residenti delle frazioni che hanno fatto squadra per difendere il loro territorio, fanno vigilanza notturna sulle strade e hanno creato gruppi whatsapp per comunicare e segnalare ogni azione sospetta. Purtroppo, però, l’azione dei cittadini da sola non basta, se non viene supportata dalle istituzioni!!! La cosa più preoccupante è che in questa zona Nord i balordi, prima che morisse il ladro giovedì scorso, potevano “operare” e poi fuggire in tutta tranquillità! Questo la dice lunga sull’assoluta mancanza di controllo del territorio: non a caso gli abitanti dei Ponti, di Piccione, Solfagnano, Tavernacce, Resina, Casa del Diavolo, Bosco, eccetera si sentono abbandonati e considerati “cittadini di serie B”! Le Forze dell’Ordine cercano, come sempre, di fare il massimo per tutelare la sicurezza, ma hanno le mani legate, con una carenza di organico di circa 40 unità e con sole due volanti a turno che, oltre ad essere logore e con più di 200.000 km, devono coprire delle porzioni enormi di territorio! Come possono poliziotti e carabinieri lavorare in questo modo? A proposito, ai due Carabinieri e alla guardia giurata indagati per la morte del ladro va la massima solidarietà mia e di tutto il Movimento per Perugia. I Carabinieri hanno fatto il loro mestiere, hanno cercato di fermare i ladri che, dopo aver svaligiato la tabaccheria, non hanno rispettato l’Alt e hanno pure speronato l’auto della guardia giurata, dopo è seguita la sparatoria: ha proprio ragione Salvini, questi Carabinieri e il vigilantes non meritano un processo, semmai un premio! Se, invece di andare a rubare, il ladro fosse rimasto in casa con la sua famiglia, non saremmo qui a parlare della sua morte… Peraltro il “signore” era già stato arrestato nel 2014 e accusato di essere il “basista” di oltre 60 colpi in tutta la provincia!! Noi stiamo dalla parte delle Forze dell’Ordine, sempre!!! Ora anche il Comune deve fare la sua parte: tutte le frazioni a Nord di Perugia sono prive di telecamere sulle strade, invocate a gran voce dai residenti! Perché il Comune non ascolta questa richiesta? Perché non vengono mandate le pattuglie dei Vigili Urbani per controllare le vie e segnalare alla Polizia movimenti o persone sospette? Possibile che si sia rinunciato al controllo di queste zone della città??? I cittadini hanno fatto sempre la loro parte, ora tocca alle Istituzioni intervenire…
Carla Spagnoli
Presidente Movimento per Perugia

venerdì 28 settembre 2018

Lettera aperta a Maurizio Landini, segretario CGIL



Gentile Maurizio Landini,
ho seguito con interesse la sua visita allo stabilimento Perugina e ho letto sui giornali il suo discorso ai lavoratori, o per meglio dire a quelli che sono “eroicamente” rimasti. Mi permetta innanzitutto di presentarmi: sono la pronipote di quella Luisa Spagnoli che della Perugina è stata cofondatrice nel 1907 e che alla Perugina ha legato tutta sua breve vita. Dalle mani geniali della mia bisnonna sono nati i due prodotti simbolo per eccellenza del marchio Perugina, quel “Bacio” invidiato da tutto il mondo e quella caramella “Rossana” che, credo, anche lei almeno una volta nella vita ha ricevuto da piccolo da una sua nonna o zia. Parlare della Perugina per me è una questione innanzitutto di cuore, di ricordi d’infanzia, una storia di famiglia, anche se le strade dell’azienda e della mia famiglia si divisero nel 1972, con la Perugina rimasta in mano ai Buitoni… Premetto, signor Landini, che questa mia lettera non vuole essere un attacco né, tantomeno, fare una questione politica: so benissimo che Lei non ha alcuna responsabilità in merito agli ultimi eventi dell’azienda, tuttavia vorrei fare qualche “obiezione” a proposito di alcuni passaggi del suo intervento. Innanzitutto, signor Landini, non è affatto vero che l’accordo del 2016 tra sindacati e Nestlè fosse il «massimo che si poteva ottenere in quella situazione»: no, signor Landini, questa affermazione non posso accettarla! Probabilmente i due signori Michele Greco e Luca Turcheria che stavano ai suoi lati durante il suo intervento l’hanno informata male sulla Perugina e le hanno detto ciò che a loro faceva più comodo: in realtà quello è stato un accordo capestro, disastroso, che ha portato solo esuberi, costretto maestranze a lasciare l’azienda (anche se lo hanno fatto passare per uscita volontaria incentivata!!!) e ha “ucciso” la storia e la natura stessa della Perugina, che prima di allora non era mai stata un’azienda di solo cioccolato, ma un immenso mondo dolciario, fatto di “Bacio”, cioccolato ma anche di dragèes, caramelle, torroni, panettoni e molto altro! Un mondo dolciario che i suoi “compagni” della CGIL Sgalla, Greco e Turcheria, a parole, dicevano di voler difendere e salvaguardare insieme ai posti di lavoro: quel mondo, gentile Landini, oggi non c’è più! Lo stabilimento di San Sisto è stato in parte svuotato, sono stati portati via macchinari, sono stati esternalizzati i reparti dei biscotti, delle caramelle e delle “Strenne” e prodotti storici sono stati cancellati (penso alle caramelle “Cinzia”) senza essere sostituiti da nuovi prodotti o nuovi volumi produttivi. Tutto questo, signor Landini, grazie a quell’accordo firmato in primis proprio dai suoi “compagni” della FLAI-CGIL! Lo chieda ai lavoratori rimasti e a quelli che son dovuti andare via se quello era il miglior accordo possibile in quella situazione… Fin dalla presentazione del Piano Industriale e dalla firma dell’accordo solamente io e pochissimi altri (penso alla compianta Concetta Spitale, ex storica dipendente Perugina, ex CGIL poi espulsa, o a un altro uomo di sinistra, Stefano Vinti) lanciavamo l’allarme sui possibili rischi di quel Piano Industriale che smantellava due reparti e di quell’accordo che già prevedeva ricollocazioni interne ed esterne, ma i sindacati erano “galvanizzati” e, invece di riflettere su ciò che denunciavo, difendevano a spada tratta la multinazionale e tra i lavoratori diffondevano la “favola” degli esuberi zero, dei 60 milioni d’investimenti (che non si sa come sono stati investiti), dei maggiori volumi produttivi e pubblicità: anzi ero io ad essere attaccata come “visionaria” e “catastrofista”… In questo modo Nestlè ha potuto cedere senza colpo ferire le “Ore Liete” e le caramelle, due reparti che occupavano centinaia di operai. Così, dopo 90 anni, la “Rossana” usciva dalla Perugina senza nemmeno un minuto di sciopero, senza una parola dei sindacati e oggi vive una “seconda giovinezza” grazie alla piemontese FIDA, che crede realmente nel valore di questa caramella e della sua storia. Eppure ai tempi di mio padre Lino la CGIL, per molto meno, organizzò le barricate, con tanto di scioperi feroci e ad oltranza: facevano il loro mestiere, difendere gli interessi dei lavoratori! Su quelli di oggi, meglio stendere un velo pietoso: non penso sia un caso se nel 1988, all’arrivo di Nestlè, i dipendenti erano tra i 3000 e i 4000, mentre oggi sono poco più di 600… Landini, lei ha insistito sull’unità dei lavoratori e ha detto che «se qualcuno pensa di risolvere i propri problemi da solo, allora il sindacato finisce e siamo tutti più deboli»: concetto condivisibile, al 100%, ma che dovrebbe rivolgere ai compagni umbri della FLAI! Fin dal 2014 ho criticato anche duramente la multinazionale per certe decisioni e invitavo i sindacati a tenere alta la guardia, a battere i pugni e incalzare Nestlè: sono stata lasciata sola!!! Sgalla, Greco e Turcheria non si sa cosa pensavano, non lo sapevano nemmeno gli operai... Se ne ha voglia, gentile Landini, la invito a leggere i miei articoli dal 2014 ad oggi, li trova online… Lei infine dice che «non siamo mai stati tanto divisi e frantumati come adesso» e da la colpa «alle politiche liberiste e all’austerità»: ci può stare, ma è innegabile che una buona dose di colpa va anche a certi sindacalisti, ormai sempre più distaccati dal mondo operaio: non può essere un caso se molti lavoratori stracciano la tessera sindacale e che si registra un calo netto delle iscrizioni (nel 2015/2017 -5,2% secondo DEMOSKOPIKA). Basti vedere anche gli ultimi risultati politici: l’Umbria rossa sembra sempre più un lontano ricordo… Ripeto, gentile Landini, questa mia lettera non vuole essere un attacco, anzi: è un invito a riflettere, a valutare bene le informazioni che riceve, specie sulla Perugina. Meglio ascoltare direttamente le maestranze!
Con stima
Carla Spagnoli

venerdì 21 settembre 2018

Acqua Sangemini, che sta succedendo?



Cosa sta succedendo alla Sangemini? Da qualche settimana, ormai, si rincorrono una serie di notizie e voci a proposito del futuro della Sangemini e delle altre acque umbre del Gruppo Acque Minerali d’Italia, di proprietà della famiglia Pessina. Venerdì scorso i lavoratori della Sangemini-Amerino hanno fatto un’ora di sciopero alla fine di ogni turno. Mercoledì doveva esserci un confronto in Confindustria a Terni tra azienda e sindacati ma i manager non si sono presentati, anche se hanno dato la loro disponibilità per un incontro prima del summit previsto in Regione il 24 settembre. Le sigle sindacali denunciano (ma non c’è ancora nulla di ufficiale scritto) la volontà dell’azienda di ricorrere alla Cassa Integrazione Straordinaria per 30 dei 92 lavoratori delle acque a rotazione (30 dipendenti a giro), l’intenzione di investire solo sulle acque “Sangemini” e “Grazia” (l’acqua effervescente naturale) e limitare la produzione di “Fabia”, “Amerino” e “Aura”… Tutto questo, affermano i  sindacati, senza che l’azienda abbia presentato un Piano Industriale e soprattutto senza tavoli di trattativa e di confronto tra le parti! Le sigle sindacali hanno anche puntato il dito contro la convocazione di alcuni lavoratori per un colloquio, senza prima una comunicazione preventiva alle RSU, come riportato in un articolo del sito ternitoday.it del 29 agosto 2018! Perché questa convocazione? Di cosa si è parlato e che cosa è stato proposto ai lavoratori? Perché le Rsu non sono state messe al corrente? Tutte queste notizie apparse sui giornali pongono serie riflessioni sullo stato attuale dell’azienda, che con le sue acque rappresenta un vero e proprio simbolo del Made in Umbria. La famiglia Pessina ha sicuramente il merito di aver rilevato nel 2014 una Sangemini in profonda crisi e di averla risollevata e di aver salvato oltre 90 posti di lavoro, tutti a tempo indeterminato. In questi anni ci sono stati importanti investimenti commerciali e pubblicitari, tanto che Sangemini è stata pure tra gli sponsor ufficiali del Giro d’Italia 2018, e un rilancio del marchio indubbiamente c’è stato. Tuttavia i lavoratori attendono un nuovo piano di sviluppo che continui quanto è stato fatto finora, e il ricorso alla Cassa Integrazione non sembra presagire nulla di buono: il timore di esuberi, tagli e sacrifici, purtroppo, è sempre dietro l’angolo! Ricordiamo che l’acqua è un bene pubblico demaniale e la Regione ha dato le concessioni dei pozzi alla Sangemini fino al 2024, a patto che l’azienda mantenga intatti i posti di lavoro. Il prossimo Piano Industriale sicuramente servirà per capire le prospettive future dell’acqua e dei lavoratori. Ci auguriamo che la proprietà faccia tesoro delle proposte dei lavoratori (ad esempio la richiesta di investire sulla linea vetro, fondamentale nel mercato della ristorazione) e che continui a puntare sulle altre acque, molto apprezzate: penso, ad esempio, alla storica acqua “Amerino”, definita l’«acqua nobile dell’Umbria» e bevuta dal poeta Gabriele d’Annunzio. Ci auguriamo, però, che anche i sindacati facciano la loro parte in maniera responsabile e pensino soprattutto al bene dei lavoratori: ci risulta infatti che in un passato anche recente ci siano stati atteggiamenti di totale chiusura e di scontro con la proprietà, soprattutto da parte della FLAI-CGIL che invece di cercare il dialogo ha preferito le barricate a tutti i costi. Un atteggiamento sterile che non fa bene né alla Sangemini né tanto meno ai lavoratori, gli unici che, come sempre, pagano sulla loro pelle errori di strategia sindacale e non solo!

Carla Spagnoli
Presidente Movimento per Perugia


martedì 31 luglio 2018

Ex Piselli, dov’è finita la solidarietà sindacale?



Quello che sta succedendo allo stabilimento ex Piselli di Pierantonio rappresenta purtroppo una triste pagina della storia gloriosa dell’azienda dolciaria umbra, oggi proprietà del gruppo Tedesco SRL. Questi i fatti: nel 2017 la proprietà decide di licenziare in tronco due operai addetti alla consegna  e di spostare un terzo operaio ad altra mansione. A detta della stessa Tedesco, un operaio è stato licenziato «per un esubero di personale nel reparto distributivo» : una riorganizzazione, secondo la CISL, discutibile, dal momento che in azienda lavorano decine di interinali (come scritto anche nel Verbale dell’Ispettorato del Lavoro)! L’altro operaio, invece, è stato licenziato mentre era in malattia perché, per l’azienda, stava svolgendo un’altra attività lavorativa: peccato che il dipendente in malattia era a casa ed era uscito solo dietro richiesta di persone che, secondo quanto affermato sui giornali dalla CISL, erano investigatori privati! I tre operai in questione sono tutti iscritti alla CISL e hanno subito questi provvedimenti dopo che gli addetti alla consegna avevano richiesto un inquadramento contrattuale migliore per le loro mansioni (da IV a III livello professionale), richiesta del tutto legittima e normale in qualsiasi contrattazione aziendale… Sulla vicenda si è pronunciato l’Ispettorato del Lavoro di Perugia che tre mesi fa, con il Verbale Unico di Accertamento e Notificazione, ha ricostruito tutta la storia e ha da un lato giudicato “infondata” la richiesta di innalzamento di livello degli operai, ma dall’altro ha riconosciuto che i tre addetti alla consegna (più un quarto che nel frattempo si è dimesso) hanno subito veri e propri atti discriminatori da parte di Tedesco e ha obbligato l’azienda a reintegrarli! L’Ispettorato ha provveduto anche a depositare tutti gli atti in Procura. Gli operai non sono ancora stati reintegrati e la Tedesco ha già annunciato ricorso al Giudice del Lavoro… Gli Ispettori nel verbale parlano esplicitamente di intento discriminatorio e di condotta plurioffensiva di Tedesco verso i lavoratori CISL e, in particolare, verso l’operaio demansionato, condotta volta a creare divisioni tra i lavoratori e a mettere in cattiva luce i tesserati CISL, con accuse e persino provvedimenti disciplinari e richieste danni!!! Ai lavoratori licenziati e a tutti gli iscritti alla CISL della ex Piselli va la mia personale vicinanza e solidarietà. In tutta questa triste vicenda, però, c’è un aspetto che mi colpisce: il silenzio generale dei colleghi di lavoro ma soprattutto l’assoluta mancanza di solidarietà dell’altra sigla sindacale presente alla ex Piselli, che è pure maggioritaria: la FLAI-CGIL!!! Già, quella FLAI-CGIL il cui segretario regionale è il Dott. Michele Greco, reduce dai “fatti” in Perugina e in Colussi, dove gli operai di Petrignano a maggio hanno bocciato l’accordo integrativo da lui sostenuto! Dov’è il Dott. Greco? Dov’è la solidarietà sua e del suo sindacato verso i due padri di famiglia licenziati e verso i colleghi della CISL? Non ci risulta una dichiarazione di Greco in merito, non una sola parola! Anzi, pare che la CGIL in passato abbia parlato di «fatto gravissimo» contro un addetto alle consegne ritenuto colpevole di aver rotto delle ciaramicole durante la consegna e quindi sanzionato: peccato che l’arbitrato abbia assolto l’operaio e annullato la sanzione!!! E questo è un sindacato che difende i lavoratori? Cosa ne pensa il Dott. Greco dell’indennità contrattuale E.G.R che spetta di diritto ai lavoratori che non hanno aderito all’accordo integrativo 2017? Ci risulta che quest’indennità, che si aggira sui 250 euro, non sia ancora stata riconosciuta! Cosa ancora più grave, all’interno dello stabilimento è circolato un volantino, firmato genericamente dai “Dipendenti della Tedesco SRL” ma anonimo, nel quale si attacca la CISL di ledere la dignità dei lavoratori e dell’azienda e di pensare ai «privilegi di pochi», invece che solidarizzare con gli operai licenziati o il dipendente demansionato! Un volantino che si commenta da solo, vigliacco in tutto il suo anonimato… A chi giova questa “guerra tra poveri”? Questa sarebbe la difesa e la tutela dei lavoratori? Dov’è finita l’etica e la solidarietà sindacale che compattava i lavoratori, invece che dividerli? Di quest’etica, da tempo, si è persa ogni traccia!!!

Carla Spagnoli
Presidente Movimento per Perugia

mercoledì 18 luglio 2018

Caramelle “Rossana”, un mix di emozioni…



Non nascondo di aver provato emozioni diverse e in contrasto tra di loro nell’aver visto il nome “Rossana” nuovamente associato a Perugia e al suo evento più importante, Umbria Jazz. Venerdì ho partecipato alla conferenza stampa nella Sala della Vaccara di Palazzo dei Priori sulla sponsorizzazione di “Rossana” ad Umbria Jazz e ho ascoltato con particolare interesse gli interventi del Dott. Eugenio Pinci, Amministratore Delegato di FIDA SPA (l’azienda piemontese che oggi produce le “Rossana” a Castagnole delle Lanze) e di Gianluca Laurenzi, consigliere CDA della Fondazione Umbria Jazz. È stato bello veder ricomparire le caramelle “Rossana” in un momento celebrativo di tutta la città: non c’è dubbio che “Rossana”, creazione della mia bisnonna Luisa, cuore storico della Perugina insieme al Bacio, con la sua eleganza “evergreen” ha contraddistinto e promosso l’immagine di Perugia e di Perugina… Quindi ben venga la sponsorizzazione all’evento culturale più bello, importante e atteso di tutto il territorio, ossia Umbria Jazz! Tuttavia provo anche amarezza, che sa un po’ di beffa, nel vedere che solo adesso, e solo grazie a FIDA SPA, la “Rossana” torna protagonista nella sua città e che si scopra la grandezza e l’indissolubilità del rapporto tra questa caramella e Perugia: proprio ora che le “Rossana”, ahimè, non sono più perugine ma vengono prodotte in Piemonte! Negli ultimi anni Nestlè, che in più occasioni ha sponsorizzato Umbria Jazz, non ha accompagnato la manifestazione con un marchio come “Rossana”, come sta facendo giustamente FIDA: non c’è stato nemmeno un evento celebrativo, neanche per i 90 anni della caramella nel 2016… La progressiva dismissione della Rossana e delle altre caramelle dallo stabilimento di San Sisto, avvenuta nel silenzio imbarazzante (non imbarazzato!) dei sindacati, oggi fa ancora male!!! Un plauso a FIDA SPA e ai suoi manager per aver dato alle “Rossana” una nuova vita, una seconda giovinezza e per averle restituito quell’eterna signorilità di icona del Made in Italy, riconosciuta da tutto il mondo… Finalmente abbiamo sentito un Amministratore Delegato  dichiarare che «le Rossana sono il brand più importante di caramelle», che si è deciso di «riprendere il legame con la città di Perugia, perché è fondamentale che ogni brand di origine possa essere legato al suo territorio di nascita». La rinascita di “Rossana” e la politica aziendale di FIDA SPA dimostrano, per l’ennesima volta, che non ci voleva molto per valorizzare al meglio la caramella e renderla protagonista, sul mercato e sul territorio: bastava un po’ di pubblicità e una seria strategia di marketing, con un minimo di investimenti…

Carla Spagnoli
Presidente Movimento per Perugia

giovedì 5 luglio 2018

Nocciola Tonda Francescana, attendiamo i fatti…



Lo scorso maggio Nestlè aveva annunciato la volontà di inserire nei Baci Perugina la nocciola “Tonda Francescana”®, dopo aver partecipato ad un tavolo tecnico con la Regione e l’Università di Perugia (Fondazione Agraria) sull’argomento. La “Tonda Francescana”® è una varietà di nocciola creata dai ricercatori dell’Università di Perugia, protetta da brevetto europeo: un enorme potenziale per la nostra regione, una grande opportunità per l’agricoltura regionale perché in grado di attirare investitori e di offrire un prodotto molto richiesto sul mercato. Ottima idea quella di Nestlè, non c’è dubbio: se il progetto andasse in porto, ci sarebbero territori collinari valorizzati, nuovi posti di lavoro, occasioni per gli agricoltori e soprattutto importanti investimenti per la ricerca e l’ammodernamento delle tecniche agricole. Insomma, una vera e propria boccata d’ossigeno per l’agricoltura umbra e per la sofferente economia dell’Umbria. Tutto questo grazie all’eccellente lavoro della nostra Università e della Fondazione Agraria! Eppure, a distanza di quasi due mesi dall’annuncio di Nestlè non si è saputo più niente, tutto tace: da parte della Regione non sembra muoversi nulla a sostegno del progetto, anzi sembra che la Giunta abbia già negato il suo ok ad un primo progetto presentato dalla multinazionale svizzera, che prevedeva investimenti sulla coltivazione delle nocciole, accordi di collaborazione con imprenditori del settore disposti a finanziare il progetto e nuovi posti di lavoro… Presidente Marini, potrebbe gentilmente chiarire la posizione della sua maggioranza in merito? Quali sono le vostre “volontà”? Perché non è stato ancora firmato un accordo per dare il via al piano, così vantaggioso per la nostra regione? Quali sono i problemi, quali i dubbi? Perché, a distanza di due anni dalla sua nascita, la “Tonda Francescana”® non viene valorizzata e sostenuta per come si deve dalle Istituzioni, nonostante sia pure brevettata? Avere nocciole umbre in un prodotto come i Baci Perugina, simbolo di un’intera città e regione, porterebbe un grande ritorno in termini di lavoro ma anche di immagine, e legherebbe ancora di più il Bacio al suo territorio e rafforzerebbe la sua identità umbra! Perché quindi questo immobilismo e prendere tempo della Regione…? Perché gettare alle ortiche un’occasione di rilancio unica? Nel frattempo ad Alba la FERRERO ha siglato il primo accordo di filiera in Umbria con la Pro Agri (consorzio di produttori agricoli). Grazie a questo accordo si punta nei prossimi cinque anni a coltivare fino a 700 ettari di noccioli nei territori collinari alto tiberini, con la Ferrero che si impegna ad acquistare il 75% della produzione e a fornire agli agricoltori umbri la propria esperienza, le proprie conoscenze e competenze sulle nocciole e la loro coltivazione. Ben vengano questi accordi e gli investimenti in Umbria di un’azienda, come la Ferrero, che è sinonimo di garanzia e che da sempre guarda ai territori in maniera egregia e valorizza i suoi lavoratori! Ora attendiamo i fatti anche per la nocciola “Tonda Francescana”® che riguardano un’azienda, la Perugina Nestlè, simbolo della nostra città: fatti, non perdite di tempo e proclami!!!

Carla Spagnoli
Presidente Movimento per Perugia

lunedì 25 giugno 2018

Lo Stato aiuti la Polizia Penitenziaria

 In Italia ogni anno si parla delle condizioni dei carcerati e ci si “strappa i capelli” per tutelare i detenuti e invocare “pene alternative” e colpi di spugna vari, nessuno si preoccupa della Polizia Penitenziaria e dei suoi agenti, le prime e vere vittime dell’emergenza carceri!!! Ormai non si contano più le aggressioni contro i poliziotti penitenziari, specie nel carcere di Capanne: l’ultimo episodio noto riguarda un criminale nigeriano che ha aggredito tre agenti con calci sul volto e morsi sul collo e li ha mandati all’ospedale!
A questi tre fedeli servitori dello Stato e a tutti i loro colleghi va la mia massima stima, vicinanza e solidarietà. L’episodio di Capanne è l’ennesimo (e temiamo, purtroppo, che non finirà qui…) di una lunga serie di aggressioni, intimidazioni, insulti e offese ai danni della Polizia Penitenziaria, e ancora parliamo di tutelare i detenuti???

Tra il 2013 e il 2017 in Italia si sono registrate circa 2.250 aggressioni e nello stesso periodo ci sono stati 35 SUICIDI tra funzionari della Penitenziaria (6 nel 2017)! Dal 2000 ad oggi i suicidi sono stati più di 100…  Una tragedia, che si consuma sotto gli occhi di uno Stato fino a ieri indifferente e in un silenzio assordante e vergognoso! I poliziotti penitenziari, a Perugia e in tutta Italia, si ritrovano ogni giorno a dover vivere sulla loro pelle l’emergenza carceri, a gestire e rieducare, tra mille difficoltà, una popolazione carceraria composta da molti stranieri, provenienti da culture ed etnie diverse e spesso in contrasto tra loro, a dover affrontare frequenti risse tra detenuti, devastazioni di celle, ribellioni, tentativi di fuga, atti di autolesionismo e persino suicidi…
Senza dimenticare il loro prezioso contributo nelle indagini di Polizia Giudiziaria, nelle scorte e nella gestione della banca dati dei DNA di tutti i soggetti che transitano negli istituti penitenziari. Tutto questo lavoro viene svolto fedelmente con una carenza d’organico e di risorse ormai cronica, in carceri sempre più sovraffollate, in condizioni di stress, scarsa autonomia, turni straordinari che diventano “ordinari” e carichi di lavoro massacranti…
Sono anni che la Polizia Penitenziaria denuncia questa situazione, senza ricevere risposte!!! Come si può lavorare in questo stato? Cosa ha fatto lo Stato fino ad oggi per venire incontro ai suoi uomini e garantire loro condizioni umane e decenti sul lavoro? Cosa ha fatto per contrastare la tragedia dei suicidi tra gli agenti? È mai stata strutturata un’apposita direzione medica, composta da medici e psicologi, per tutelare e promuovere la salute degli agenti?
Sono stati stanziati fondi per l’aggiornamento e la formazione dei poliziotti penitenziari? Si sono fatti accordi con altri Paesi per far si che i detenuti stranieri scontino la pena nelle loro patrie galere? La risposta, cari cittadini, potete immaginarla… Inutili sono le parole o le dichiarazioni di solidarietà rilasciate alla stampa dai soliti politici: se dalla politica non sono arrivati i fatti, oggi con il nuovo governo confidiamo nel cambiamento e che la voce di questi poliziotti venga finalmente ascoltata!

Carla Spagnoli
Presidente Movimento per Perugia

sabato 16 giugno 2018

Todi, l’Omphalos di nuovo in “azione”…



È incredibile come l’Omphalos riesca a strumentalizzare qualsiasi vicenda utile a loro per lanciare i soliti e ormai noti attacchi e “sputare” sentenze contro chiunque non la pensa come loro. L’ultima vittima del “bombardamento” mediatico di Omphalos è stato il sindaco di Todi Antonino Ruggiano e la sua amministrazione, bollata addirittura come «peggiore dittatura nera»! Andiamo ai fatti: il Comune ha deciso di effettuare una rotazione interna di alcuni dipendenti (circa il 20% del personale), rotazione prevista espressamente dalla legge e che si rifà alle disposizioni dell’Ente Nazionale Anti-Corruzione. Secondo il Vicesindaco Ruspolini, la riorganizzazione è stata decisa dopo diversi incontri con le RSU comunali e l’atto è stato sottoscritto e firmato da tutti i sette rappresentanti delle sigle sindacali. Tra i dipendenti coinvolti dalla rotazione risulta anche la Direttrice della Biblioteca comunale che, secondo l’Omphalos, ha partecipato lo scorso maggio alla Festa delle Famiglie Arcobaleno. Apriti cielo, guai a toccare qualcuno vicino a loro! Così una rotazione  prevista dalla legge diventa il pretesto per insultare con accuse infamanti il sindaco Ruggiano e la sua maggioranza, democraticamente eletta dai tuderti, scatenare un putiferio mediatico con la potente “alleanza” de LA REPUBBLICA e persino di Concita De Gregorio, e portare addirittura il “caso” in Parlamento con un’interpellanza alla Camera del radicale Riccardo Magi… Chissà come mai tutta questa tempestività dei parlamentari “sinistri” quando ad alzare la voce è l’Omphalos, mentre la voce degli operai o quella dei terremotati senza ricostruzione dopo due anni lascia il tempo che trova… L’immancabile Stefano Bucaioni, presidente Omphalos Perugia, ha definito l’amministrazione Ruggiano come «peggiore dittatura nera» e già in passato aveva “moderatamente” e “democraticamente” (si fa per dire…) parlato di «crociata medievale oscurantista» a Todi! Ma se quest’amministrazione è così brutta, sporca, cattiva, dittatoriale e oscurantista, come mai lo scorso maggio ha concesso il patrocinio del Comune alla Festa delle Famiglie Arcobaleno? Se Ruggiano è un mostro e la sua è la «peggiore dittatura nera» perché gli organizzatori dell’evento hanno accettato il patrocinio? Sono forse antidemocratici anche loro…? Ci sorge spontanea un’altra domanda: se la giunta voleva veramente “punire” la bibliotecaria, come vuole far intendere Omphalos, perché ha deciso di spostare un’altra ventina di persone e scatenare così del malcontento tra i dipendenti? Anche queste rotazioni fanno parte della «crociata oscurantista»? Non si direbbe, visto che degli altri dipendenti l’Omphalos non parla minimamente, della serie chi se ne frega! Nessuna obiezione è stata avanzata sulla regolarità delle altre rotazioni, perché evidentemente sono il frutto di una riorganizzazione, condivisibile o meno ma del tutto legittima, dell’amministrazione. Qui casca l’asino: se l’amministrazione avesse spostato tutti ma non la bibliotecaria, forse nessuno avrebbe evocato crociate, nessuno avrebbe parlato di dittatura, nessuna interpellanza sarebbe stata fatta in Parlamento e tutto sarebbe stato nella norma, o perlomeno si sarebbe circoscritto nella cronaca locale e nel confronto maggioranza-opposizione di Todi. Toccate tutti, ma non gli amici dell’Omphalos…

Carla Spagnoli
Presidente Movimento per Perugia

giovedì 31 maggio 2018

Precisazione in merito al nostro ultimo intervento sulla Colussi


In merito al nostro intervento intitolato «Colussi, gli operai bocciano i sindacalisti», pubblicato nel primissimo pomeriggio di ieri, ci preme fare una precisazione che rettifica un passo dell’articolo: nella serata del 30 maggio 2018, ci è giunta la notizia che alle votazioni sull’ipotesi di accordo integrativo Colussi hanno partecipato, in un momento diverso dal voto degli operai dei tre stabilimenti produttivi, anche gli impiegati degli Uffici di Milano, i quali si sono espressi per il SI all’accordo firmato da azienda e sindacati. Quindi il risultato finale complessivo del voto, che fino alla giornata del 30 maggio aveva visto il NO prevalere sul Si in base ai risultati degli stabilimenti di Petrignano d’Assisi, Tavarnelle e Fossano, dopo gli Uffici di Milano è stato ribaltato e ha visto la vittoria definitiva del SI con circa 17 voti di scarto. L’accordo integrativo pertanto è passato. Ne prendiamo atto e rispettiamo pienamente l’esito delle consultazioni e soprattutto il parere di tutti i dipendenti Colussi: non a caso, in un altro nostro intervento, avevamo scritto che sospendevamo il nostro giudizio sull’accordo in attesa del voto, perché il parere dei lavoratori conta più di tutto e di tutti! Ci chiediamo solo perché gli Uffici di Milano hanno votato il 30 maggio mentre negli altri stabilimenti il 28-29 maggio, forse sarebbe stato meglio far votare tutti nello stesso momento per avere da subito un quadro definitivo più chiaro… Comunque accettiamo gli aggiornamenti del voto e non esitiamo a farli nostri, tuttavia confermiamo quanto abbiamo scritto nel resto dell’intervento, rimangono intatte le nostre critiche ai sindacati e ribadiamo ancora una volta la questione che abbiamo posto: c’è un problema SERIO di rappresentanza della classe operaia e di una distanza sempre più marcata tra sindacati e mondo del lavoro e degli operai in particolare!!! Anche se il SI all’Accordo Integrativo ha prevalso, resta il dato INOPPUGNABILE e grave che a Petrignano d’Assisi, principale stabilimento e cuore storico della Colussi, il NO ha vinto con 128 voti in più rispetto al SI e quindi gli operai hanno bocciato sonoramente la linea di quei sindacati che hanno firmato l’accordo e si sono subito affrettati ad elogiarlo. Resta il fatto che il SI ha prevalso ma non di molto e ciò è indicativo di come ci sia tra gli operai un certo malcontento e delle dolorose tra dipendenti di cui nessuno sente il bisogno. I sindacati non possono non tenerne conto!!! La classe operaia e le sue istanze dovrebbero essere la ragione profonda d’esistenza di un sindacato, la missione principale della sua azione: da tempo, in Perugina e nello stabilimento Colussi di Petrignano, non è più così… La questione della rappresentanza degli operai è, soprattutto in Umbria, più attuale che mai ed è arrivato il momento per il Sindacato di riflettere su questo e prendersi le sue responsabilità: certi sindacalisti umbri, da tempo, hanno perso la loro credibilità di portavoce degli operai!!!

Carla Spagnoli
Presidente Movimento per Perugia

mercoledì 30 maggio 2018

Colussi, gli operai bocciano i sindacati!!!



Sindacati sconfessati pubblicamente dagli stessi operai e bocciati su tutta la linea! Questa è la sentenza inappellabile, e per certi aspetti storica, che è uscita dallo stabilimento Colussi di Petrignano d’Assisi, dove il 28 e 29 maggio si sono tenute le votazioni delle assemblee dei lavoratori a proposito dell’accordo integrativo firmato dall’azienda e da CGIL, CISL e UIL…. Questo voto è stata una doccia gelata per i sindacalisti, che “incensavano” l’accordo e parlavano di «rinnovo positivo» senza nemmeno aver prima consultato i lavoratori: il risultato è stato che a Petrignano, su 341 votanti, i NO all’accordo integrativo sono stati 229, i SI 101, il No ha prevalso con ben 128 voti di scarto!!! È vero che negli altri stabilimenti di Tavarnelle e Fossano ha prevalso il SI, tuttavia l’esito delle votazioni non cambia, dal momento che Petrignano è di gran lunga il primo stabilimento Colussi per numero di lavoratori, nonché cuore ed anima dell’azienda! Complessivamente il NO all’accordo ha prevalso per circa 12 voti… Un’autentica batosta per i sindacalisti di casa nostra e per la loro credibilità, ormai prossima allo zero agli occhi degli operai! Un’eccezione è rappresentata dall’UGL Agroalimentare che fin dal primo momento si è schierata con i lavoratori, ha ascoltato le loro preoccupazioni (a differenza degli altri…) e ha avanzato critiche verso un accordo che prevedeva gli ennesimi sacrifici sulla pelle dei lavoratori in materia di flessibilità oraria e premi di produzione! Al Segretario Provinciale dell’UGL agroalimentare Massimo Morelli va il nostro plauso. Fin da subito avevamo denunciato il clima di malcontento diffuso tra i lavoratori Colussi e avevamo espresso dei dubbi su un accordo integrativo che i sindacalisti esaltavano «con soddisfazione» e definivano “positivo”, “significativo”, “importante”, quasi fosse “il migliore dei mondi possibili”: neanche i manager dell’azienda, forse, si sono spinti a tanto negli elogi!!! Questa è la prova lampante della distanza abissale tra i sindacalisti di oggi e la realtà del mondo del lavoro, la dimostrazione che i sindacati, che dovrebbero essere portavoce delle istanze dei lavoratori, oggi sono più “amici” e “testimonial” delle multinazionali e dei “padroni” piuttosto che degli operai… Non è bastato nemmeno cambiare all’ultimo minuto le modalità di voto e venir meno a precedenti accordi tra le sigle per evitare l’ennesima figuraccia!!! Con quale credibilità questi sindacalisti pensano ancora di rappresentare i lavoratori nelle trattative? Non sono ancora “sazi” di prendere batoste in Perugina e in Colussi? Il Dottor Michele Greco, segretario FLAI-CGIL Umbria, è soddisfatto dell’ennesima “figura”…? C’è qualcuno che in questo paese trae le conseguenze dei propri fallimenti e bocciature e se ne prende le responsabilità…?

Carla Spagnoli
Presidente Movimento per Perugia

Sagre, perché no?



L’Umbria da sempre è, per la sua storia, i suoi splendidi borghi e le sue caratteristiche, una regione che vive dei suoi monumenti, del suo paesaggio ma anche dei suoi eventi (pochi), delle sue feste religiose e soprattutto di sagre. Tuttavia la burocrazia e le Istituzioni stanno lentamente ma inesorabilmente uccidendo queste tradizioni con continue restrizioni, imposizioni, “lacci e lacciuoli”! L’ultimo duro colpo a questi eventi è arrivato lo scorso anno da una circolare del Capo della Polizia che obbliga addirittura ad avere un «adeguato numero di steward professionali inseriti in apposite liste delle Prefetture», costi che ricadono interamente sugli organizzatori!!! Questa circolare mette dei paletti francamente insostenibili per tutti quei cittadini e Pro loco che VOLONTARIAMENTE e senza chiedere nulla in cambio offrono il proprio tempo e il proprio servizio per sagre e feste che sono l’anima di un territorio, soprattutto in Umbria dove spesso rappresentano l’unico mezzo per tenere unite intere comunità e dare vita a moltissimi paesi e piccoli comuni, oggi sempre più deserti!!! Questo è il modo di tutelare e valorizzare certe realtà, con la loro storia e le loro tradizioni millenarie? Certe misure vanno bene, ma solo per grandi eventi come concerti, cortei, eventi speciali e particolari, non certo per sagre paesane o feste patronali!! Purtroppo la circolare del Capo della Polizia non fa distinzioni e così in molte parti d’Italia numerosi eventi sono stati cancellati e anche in Umbria si rischia grosso, dal momento che i piccoli comuni, i cittadini dei vari borghi, le associazioni e le Pro loco territoriali non sono in grado di sostenere gli aspetti organizzativi e i costi non indifferenti per adeguarsi agli standard… Già una festa agricola millenaria come quella di Sant’Eurosia e San Faustino a Narni quest’anno non si farà per colpa di questi paletti, come denunciato dal Corriere dell’Umbria… Quante altre sagre e feste umbre rischiano di fare la stessa fine e di morire? Mi chiedo dove sono i parlamentari umbri e soprattutto dove fossero quei parlamentari del PD che fino a pochi mesi fa stavano nella maggioranza di Governo: che cosa hanno fatto per tutelare i territori e le loro sagre? Dov’erano mentre venivano imposti certi vincoli assurdi? Perché non hanno detto una parola e parlano solo oggi, a ridosso delle sagre previste? Eppure una volta per il vecchio Partito Comunista Italiano queste erano il “fiore all’occhiello” dei paesi e anche una fonte di sostentamento per i circoli… Il PD di oggi, erede del PCI, è sempre più lontano dalla gente, dai lavoratori, dai territori e strizza l’occhio a Confindustria, all’alta finanza, ai poteri forti, e per questo perde sempre più voti!

Carla Spagnoli
Presidente Movimento per Perugia

domenica 27 maggio 2018

Colussi, quali strategie a difesa dei lavoratori?



Ritorniamo a parlare della Colussi. Lo scorso 18 maggio i rappresentanti dell’azienda hanno incontrato le segreterie nazionali e regionali di FAI CISL, FLAI CGIL e UILA UIL e, insieme alle RSU della Colussi, hanno trovato un’ipotesi di accordo integrativo per il 2018-2021 che riguarda i lavoratori degli stabilimenti di Petrignano d’Assisi, Tavarnelle e Fossano. Subito i sindacalisti si sono affrettati ad elogiare il rinnovo dell’accordo e si sono vantati delle loro firme, dimenticando però che l’ultima parola su qualsiasi accordo spetta sempre ai lavoratori attraverso una regolare assemblea, come ha giustamente osservato Massimo Morelli, segretario provinciale dell’Ugl agroalimentare. I lavoratori e le maestranze, infatti, sono i principali soggetti interessati da qualsiasi trattativa tra azienda e sindacati, sono i primi a subire le conseguenze, positive o negative, di qualsiasi accordo tra le parti. I sindacati parlano di «rinnovo positivo» prima ancora di sentire il parere degli operai, dei quali dovrebbero essere “portavoce”: siamo sicuri, signori sindacalisti, che quest’accordo integrativo va bene ai lavoratori? Francamente nutriamo dei dubbi, dal momento che quest’intesa, sempre secondo l’Ugl agroalimentare, porterà un ulteriore innalzamento del limite massimo di ore utilizzabili per la flessibilità oraria, a discapito dell’orario settimanale, e aggiungerà altre 24 ore di flessibilità rispetto alle 88 ore già previste, ore da recuperare anche nei sabati e nelle domeniche! Siamo così certi che gli operai saranno disposti a questi ennesimi sacrifici? Ci risulta che nello stabilimento di Petrignano di Assisi ci sia un malessere diffuso e siano sorte forti perplessità in merito ai contenuti dell’accordo integrativo, nonostante i sindacalisti firmatari vogliano convincere i dipendenti del contrario… Ci risulta anche che in seno ai sindacati attivi nell’azienda ci siano divisioni di non poco conto: sembra infatti che in un primo momento si fosse raggiunto un accordo votato a maggioranza dalle sigle sindacali per indire l’assemblea dei lavoratori lunedì e per far votare l’accordo in un'unica giornata, chiudendo le votazioni alle 22,00. Sembra però che un potente sindacato, in maniera unilaterale, abbia affisso poco dopo nella bacheca sindacale della Colussi un foglio dove indicava nuove modalità di voto che prolungavano a due giorni il tempo delle votazioni sull’accordo, in barba a quanto stabilito precedentemente dalle altre sigle. Perché questa scelta, che rischia di creare divisioni tra lavoratori di cui nessuno sente il bisogno? Perché i sindacati non marciano compatti a difesa degli operai? Non dovrebbe essere questa la loro missione principale? Da chi è partito l’input che ha portato al nuovo metodo di voto, rompendo il patto con le altre sigle…? Per quanto riguarda l’Accordo integrativo, abbiamo sollevato i nostri dubbi ma sospendiamo il nostro giudizio, in attesa del voto all’Assemblea dei lavoratori: agli operai, alle maestranze e agli impiegati l’ultima parola, il loro giudizio conta più di tutto, anche più delle “belle parole” di certi sindacalisti…

Carla Spagnoli
Presidente Movimento per Perugia

venerdì 25 maggio 2018

Chi ha paura di un manifesto…?



Da giorni nella nostra Regione non si fa altro che parlare dei maxi-manifesti fatti affiggere regolarmente dall’Associazione Pro Vita per denunciare le conseguenze terribili di un aborto… È bastato semplicemente annunciare l’arrivo di questi manifesti a Perugia per scatenare da subito un “putiferio”: immediatamente i soliti “compagni” si sono stracciati le vesti e hanno iniziato a pressare la giunta Romizi, consigliandogli (si fa per dire…) la rimozione istantanea dei manifesti con i consiglieri PD Bistocchi e Bori e con continue mail di protesta alla posta del Sindaco. Pure l’immancabile CGIL, invece di pensare ai risultati disastrosi in termini di difesa dei posti di lavoro, ha immediatamente preso posizione contro la presenza dei manifesti: chissà perché quando c’è da alzare la voce per gli operai e le operaie i “solerti” sindacalisti non mostrano MAI lo stesso “furore”… Non contenti, i “democratici” compagni pro-aborto hanno pensato bene di imbrattare questi manifesti e di “oscurarli” con della vernice, a Perugia e a Marsciano: ecco i nuovi Inquisitori!!! Ancora una volta questa gente dà sfoggio della loro arroganza, della loro presunzione, del “rispetto” che hanno verso chi la pensa diversamente, e dei loro concetti di “dialogo” e di “democrazia”: è democrazia solo se hanno ragione loro, come avviene nei paesi comunisti da loro tanto amati! Contro i manifesti di Pro Vita è stato detto di tutto: “urtanti”, “cruenti”, “odiosi”, “beceri”, “frutto d’ignoranza e intolleranza”, “frutto di tempi malati” e chi più ne ha più ne metta. Si è arrivati ad urlare una «propaganda sulla pelle delle donne per criminalizzarle», manca solo l’accusa di “crimini di guerra” e il patibolo contro l’Associazione Pro Vita e il cerchio è chiuso!!! Il sindaco di Magione ha già deciso di far rimuovere una delle icone dal suo Comune, con buona pace della libertà di opinione e del diritto ad esprimere liberamente il proprio pensiero, espressamente riconosciuto e tutelato dalla nostra Costituzione! La stessa Costituzione tanto evocata dalla sinistra quando gli fa comodo… Persino il sindaco di Marsciano, che vorrebbe imitare il suo “compagno” di Magione, ha detto di non credere che «ricorrano i presupposti né costituzionali né normativi per un intervento di censura»… Qui casca l’asino: la sinistra vuole la censura, alla faccia della democrazia!!! Ma perché dei manifesti fanno così paura? Perché hanno scatenato tali reazioni di fuoco (queste sì violente)? Forse perché l’Associazione Pro Vita ha avuto il coraggio di mettere sotto gli occhi di tutti la cruda realtà? Forse perché si ribadisce il sacrosanto principio che una vita è vita fin dal grembo materno? Forse perché si descrive l’aborto per quello che è, insieme ai suoi effetti devastanti? In questo paese non si può più nemmeno fare un appello a non abortire e ad accogliere una nuova vita? Gli abortisti scandalizzati si appellano al “dogma” della Legge 194 che ha legalizzato l’aborto, ma dimenticano il principio supremo della «tutela alla vita» che persino questa Legge riconosce, come ha ricordato il consigliere Sergio De Vincenzi in Consiglio Regionale… Io, come donna e mamma di tre figli, non mi sento affatto offesa da questi manifesti né ritengo lesa la mia dignità. Gli unici ad offendere semmai sono i “soliti” compagni, capaci solo di rispondere con slogan, insulti, sabotaggi e censure!

Carla Spagnoli
Presidente Movimento per Perugia

lunedì 7 maggio 2018

Sergio Ramelli, anche Perugia non dimentica!



Venerdì scorso abbiamo partecipato al convegno nella Sala Sant’Anna di Perugia in ricordo di Sergio Ramelli, la cui tragica storia è stata ricostruita dai relatori Umberto Maiorca, Marco Carucci (autore di un albo a fumetti su Sergio) e dal Professor Gianfranco Binazzi. Chi era Sergio Ramelli? Era un ragazzo milanese, studente dell’ITIS “Molinari”, un diciottenne di destra che professava con coraggio e pacificamente i suoi ideali negli anni Settanta, un’epoca di odio politico, dove l’avversario era il nemico da abbattere dopo averlo spogliato persino della sua dignità di uomo, una pagina triste di storia italiana in cui l’odio comunista portava alla “caccia al fascista” al grido di «uccidere un fascista non è reato»! Il 13 marzo 1975 Sergio Ramelli veniva brutalmente aggredito da due studenti universitari di Medicina, legati ad Avanguardia Operaia e accompagnati da altri “compagni”, pestato in maniera infame a colpi di chiave inglese e lasciato a terra esanime… Sergio non era un gerarca del ventennio né un reduce del Fascismo, non era un leader del Movimento Sociale Italiano né, tantomeno, un picchiatore o uno squadrista, era solo un ragazzo di Destra, fiduciario del Fronte della Gioventù che peraltro quei vigliacchi assassini neppure conoscevano! Qual’era stata la sua “colpa”? Aver scritto a scuola un tema in cui condannava la violenza delle Brigate Rosse e ne ricordava le prime due vittime, i militanti missini Graziano Giralucci e Giuseppe Mazzola… Dopo quel tema, che venne esposto sulla bacheca della scuola, ci fu un “processo politico” studentesco che bollò Ramelli come “fascista” e da lì la sua vita e quella della sua famiglia divennero un inferno, con insulti, intimidazioni, aggressioni, minacce continue, chiamate anonime anche notturne, pedinamenti e schedature, a scuola gli fu fatta terra bruciata intorno tanto che fu costretto a cambiare istituto e ad iscriversi al serale, fino ad arrivare al barbaro agguato sotto casa, sotto gli occhi della madre!!! Giunto il corpo privo di sensi al Policlinico l’anestesista arrivò a dire alla madre, mamma Anita, che «non aveva visto nulla di così spaventoso» per come era ridotto… I 47 giorni di agonia che precedettero la morte di Sergio furono drammatici: gli amici non potevano andare a trovarlo, ripresero le vili minacce alla famiglia Ramelli perché Sergio sembrava reagire e riprendersi,una sede del Msi arrivò persino a rivolgere un appello a medici disposti a vegliare a turno su Sergio «perché gli infermieri di notte aprono le finestre della stanza per fargli venire la polmonite»! Anche se questo episodio verrà in parte ridimensionato da mamma Anita, Sergio morirà proprio di polmonite il 29 aprile 1975…  Persino i funerali si svolsero in un clima allucinante: si cercò in tutti i modi di impedire la cerimonia, con pressioni sulla famiglia affinché portasse via di nascosto e alla svelta il corpo dall’obitorio e con la minaccia di cariche in caso di corteo funebre, visto come “corteo non autorizzato” e “adunanza sediziosa”!!! Nel clima di “caccia al fascista” di quegli anni, neppure i morti avevano pari dignità… Gli assassini e i loro complici, ben protetti dai loro “compagni”, rimasero impuniti per molti anni e verranno identificati quasi per caso e processati circa 10 anni dopo il delitto: riceveranno “condanne” lievi per omicidio preterintenzionale e non volontario, nonostante la spietata esecuzione, programmata e progettata in ogni dettaglio!!! Oggi i balordi sono tutti a piede libero e c’è pure chi, tra di loro, ha fatto carriera nella sanità ed è diventato persino primario… La storia di Sergio Ramelli meriterebbe di essere raccontata ogni anno in tutte le scuole, per far conoscere ai giovani di oggi cosa significava allora professare delle idee, vivere in un clima di terrore e di odio, dove uccidere un fascista diventava quasi una “cosa normale”, garanzia di impunità!!! Bene, quindi, che ci sia stato questo convegno (un plauso va agli organizzatori e ai relatori) e che anche a Perugia sia stata intitolata una rotatoria a Sergio, un martire politico dell’odio comunista. Speriamo che la memoria di Sergio continui a vivere nella nostra città anche nei prossimi anni, con altri convegni e altre iniziative in suo onore…

Carla Spagnoli
Presidente Movimento per Perugia

venerdì 27 aprile 2018

Nessuno tocchi la Quintana!



Ho letto sui giornali l’intervento del Presidente dell’Ente Giostra Quintana di Foligno, Domenico Metelli, «contro i continui attacchi alla nostra manifestazione». Comprendo benissimo lo sfogo appassionato del Presidente Metelli e mi sento di condividere ogni singola parola delle sue dichiarazioni. Sono anni, ormai, che la Quintana, festa simbolo di Foligno, è soggetta ad attacchi e critiche assurde in nome di un “animalismo esasperato” e questo, per i folignati e tutti gli umbri, è francamente inaccettabile! Le accuse e persino gli insulti rivolti alla Quintana sono stati i più disparati… C’è chi ha accusato la Giostra di essere «troppo provinciale»: ma che male c’è a rimanere legati e tramandare una tradizione ancora oggi viva, identità di un’intera comunità? Che male c’è a riproporre negli anni un evento storico amatissimo e atteso anche da chi non è di Foligno? Perché la difesa di un simbolo e di una storia deve per forza essere bollata come “provincialismo”? Ben venga questo provincialismo se tiene in vita un territorio, attira tantissima gente e arricchisce il bagaglio storico, culturale e persino economico di un’intera regione! In passato contro la Giostra intervenne persino un’ex Ministra del Turismo, oggi parlamentare, famosa per il suo impegno “anima e corpo” nella causa degli animali… Tale Onorevole definì senza giri di parole «una realtà squallida e censurabile» la Quintana per presunti (molto presunti…) maltrattamenti verso gli animali. Queste parole, gratuite e offensive, si commentano da sole e dimostrano quanto i nostri politici siano “vicini” alla vita e alla realtà dei territori e delle comunità e quanto “rispettino” i sentimenti e le tradizioni e gli interessi, e quanto valutino il turismo e il rilancio dei territori! Vorrei tanto vedere tutti quei deputati, di destra e di sinistra, disposti a fare “fuoco e fiamme” per gli animali, battersi con la stessa passione e forza a tutela dei nostri bambini, dei nostri anziani, delle famiglie italiane e del lavoro! Magari avremmo un’Italia migliore… Adesso la Quintana viene “messa all’indice” per la drammatica morte di un cavallo, infortunatosi durante la giostra del 2017 e morto il giorno successivo. Il Presidente Metelli nel suo intervento ha ricordato tutte le misure prese a tutela degli animali e dei fantini, con il coinvolgimento dei tecnici dei ministeri competenti: non dubito dell’assoluta buona fede e onestà del Presidente Metelli e a lui va tutta la mia solidarietà! Purtroppo quello del cavallo morto è stato un tragico incidente che può succedere in gare del genere: incidenti mortali purtroppo avvengono anche durante gare podistiche e non solo, dove gareggiano  uomini e donne! Che facciamo, annulliamo anche queste gare in caso di incidenti??? Io da sempre sono un’amante degli animali e tengo in casa con me gatti e cani che adoro, tuttavia ci vuole buon senso ed equilibrio in tutte le cose! Purtroppo, nel suo intervento, Metelli ha sottolineato la stanchezza per questi continui attacchi e ha confessato che «molti erano decisi a dare le dimissioni» dal Comitato Centrale organizzativo… Caro Presidente, cari Priori e cari Rioni, non mollate, tenete duro! Non curatevi delle critiche, delle accuse, c’è un intero popolo che ama la Quintana ed è disposto a difenderla! La Quintana è quell’evento che continua a dar vita a una città e ad una regione intera, l’Umbria, che sta morendo lentamente, in balìa di sé stessa, una regione che da sempre si mantiene sulla sua cultura, sulle sue arti, sul suo splendido paesaggio, sui suoi monumenti ma anche e soprattutto sui suoi pochi eventi! Ben vengano quindi eventi storici e rievocazioni come i Ceri di Gubbio, Perugia 1416,il Calendimaggio di Assisi ma ben venga anche la Quintana di Foligno, anima e cuore della città, capace di dare sempre una partecipazione emotiva unica con la bravura dei suoi fantini e la bellezza veloce dei cavalli!

Carla Spagnoli
Presidente Movimento per Perugia
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martedì 20 marzo 2018

Perugina, una tragedia annunciata!



Rabbia, dolore, costernazione: sono queste le sensazioni che ho provato, e provo tuttora, dinanzi a quei lavoratori impiegati della Perugina-Nestlè licenziati con effetto immediato: gente che ha dato la vita per l’azienda e il marchio e che in fretta e furia ha dovuto riempire gli scatoloni con i loro effetti personali e liberare le scrivanie e gli uffici! Posso solo immaginare come si sentano e cosa stiano provando questi lavoratori… «Cartoni, gente in lacrime, gente che urla, gente che si nasconde nei bagni e gente che prova a ridere e consolare», bastano queste poche ma dure parole, tratte dal sito umbriajournal.com, per descrivere la cruda realtà della Perugina di oggi, la sua lenta agonia risoltasi in tragedia! Una tragedia annunciata da troppo tempo, iniziata con lo spostamento del Centro Direzionale a Milano nel 1999, con la cancellazione di prodotti storici (Cinzia, Pomona, Torrone “Nigro”, eccetera), con l’assoluta mancanza di nuovi prodotti, di pubblicità e di una seria strategia di rilancio sul mercato, e proseguita con quel Piano Industriale sciagurato e quegli Accordi “capestro” tra Nestlè ed RSU del 2016, che hanno permesso di portare via da San Sisto due grandi reparti (“Ore Liete” e “Caramelle”) e i loro macchinari, di esternalizzare il reparto dei regali aziendali (le “Strenne”), una tragedia che ora sta prefigurando i peggiori scenari possibili!!! Io però oggi non piango tanto per l’azienda: la Perugina, anima e cuore della mia bisnonna Luisa, è morta quando è stata venduta a Nestlè e quando è stata trasformata da azienda dolciaria, fatta di un mondo di prodotti, a fabbrica del cioccolato e di soli Baci e Tavolette, con il placet dei sindacalisti… Io piango per tutti gli operai che hanno lavorato per anni in Perugina e per gli effetti sociali devastanti per centinaia di famiglie sul territorio, che si ritrovano senza certezze e speranze nel futuro! Fa male vedere tutta questa disperazione e pensare che non c’è al momento una soluzione, che non si vede la luce in fondo a questo tunnel maledetto… Le prime “vittime sacrificali” di questo scempio sono gli impiegati in ufficio, i cui licenziamenti hanno effetto immediato: impiegati dimenticati per lungo tempo dai sindacati (sono stata io la prima, ahimè, a ricordare gli impiegati Perugina sui giornali), costretti ad “emigrare” in altre aziende dopo la chiusura di storici uffici, decisa da Nestlè senza alcuna resistenza, oppure ad “insegnare il mestiere” a giovani venuti a Perugia per sfilare loro il lavoro! I sindacati dovevano tutelare impiegati e maestranze dall’inizio alla fine: non c’erano e non ci sono stati! Hanno sempre e solo pensato alla “strategia” dell’assistenzialismo di Stato… Sulle Istituzioni, meglio stendere un velo pietoso: assenti, impotenti, lontane dai lavoratori, capaci solo di andare nei tavoli di “trattativa”, dire frasi di circostanza e fare sorrisini e strette di mano: ora che siamo alla fine qualche politico si muove, tanto esporsi a cose fatte non costa niente… Chi si è mosso a tempo debito contro Nestlè e la sua potenza? Quali Deputati e Senatori umbri hanno seriamente “pungolato” la multinazionale e chiesto che fine hanno fatto quei famosi 60 milioni d’investimenti? Nessuno ha messo al centro questa domanda, per ignoranza e per paura!!! Adesso che fine faranno questi lavoratori e le loro famiglie? Come si manterranno? Chi penserà a loro? I sindacati? La Presidente Marini e la sua giunta? Il Viceministro Bellanova, il cui “operato” è sotto gli occhi di tutti? Oppure Matteo Renzi, che da Premier andava in visita a San Sisto a complimentarsi con i vertici Nestlè per «questa storia di successo» e per i «PROGETTI FUTURI DI SVILUPPO» e poi prometteva agli operai di “stare con il fiato sul collo della Nestlè”: si è visto quanto fiato hanno sprecato… Ripetiamo: questa era una tragedia annunciata e ora qualcuno dovrà prendersi le responsabilità del proprio “operato” e pagare di fronte ai lavoratori!!!
Carla Spagnoli
Presidente Movimento per Perugia

venerdì 16 marzo 2018

Dio ci salvi da queste “femministe”!



È proprio vero che al peggio e all’indecenza non c’è mai fine! Come si può commentare lo scempio fatto l’8 marzo da “4 gatti” pseudo-femministe che hanno inscenato, di fronte alla Cattedrale di Perugia (luogo sacro per i cristiani!) un’oscena parodia delle litanie cattoliche? Una parodia schifosa, volgare, inutile e provocatoria, che la dice lunga su chi siano oggi le “femministe” e quale sia la loro “levatura” culturale, morale, umana! “Femministe” silenti dinanzi a centinaia di donne lavoratrici umbre terrorizzate e disperate per il loro futuro (vedi le operaie della Perugina o della Colussi), “femministe” che non aprono bocca di fronte alla tragedia di una ragazza di Macerata, Pamela, uccisa e squartata a Macerata senza pietà da belve, “femministe” mute dinanzi all’uso che ogni giorno si fa in tv e sui social del corpo della donna, trattata alla stregua di un oggetto, ma sempre pronte a fare brutte “carnevalate” in centro, a inscenare “scioperi” contro non si sa che, a rivendicare diritti con sterili slogan e, ovviamente, a oltraggiare tutti i cristiani con disgustose blasfemie… La cosa più grave è che lo “spettacolo” di bassa lega di questi “4 gatti” è stato recitato quando la Cattedrale era aperta a visitatori e fedeli e quindi all’interno c’era gente che magari pregava, si confessava o semplicemente era in raccoglimento spirituale! Qualcuno di queste “femministe” ha pensato, anche solo per un istante, a come poteva sentirsi quella gente nel sentire le loro oscene parole? Hanno pensato che nel Corso e in piazza passavano anche dei bambini? Questa è l’ennesima dimostrazione del loro concetto di “rispetto” dell’altro, verso sentimenti come la Fede, la prova del loro “stile” sempre riconoscibile… Nessuno vuole contestare il diritto a manifestare di questi soggetti, ma qui si è superato abbondantemente il limite del rispetto reciproco e anche della legalità! Ricordiamo infatti alle “signorine” che, come giustamente osservato dal Popolo della Famiglia, l’Art. 403 del Codice Penale  dice che «Chiunque pubblicamente offende una confessione religiosa, mediante vilipendio di chi la professa, è punito con la multa da euro 1000 a euro 5000». Ci auguriamo che la Magistratura intervenga quanto prima e faccia gli opportuni approfondimenti del caso… Come donna, io mi dissocio da queste “sceneggiate” e non mi sento affatto rappresentata da queste “femministe” capaci solo di oltraggiare, insultare chi non la pensa come loro e pretendere rispetto senza darlo a loro volta! Mi auguro anche la Curia di Perugia faccia sentire forte la sua voce sui media e con le Istituzioni contro queste provocazioni e prenda una posizione netta e decisa, a tutela dei luoghi sacri e dei fedeli… Dopo la parodia della Madonna al Perugia Pride del 2017 e dopo questo ennesimo sfregio alla fede cristiana, che nulla ha a che vedere con la festa dell’8 marzo, è ora di dire basta a queste attacchi continui e impuniti!!!
Carla Spagnoli
Presidente Movimento per Perugia

mercoledì 14 marzo 2018

Il finale inglorioso della vertenza Perugina



Sindacati Perugina: tutto, tranne il lavoro! È questa la sintesi che è emersa dall’incontro che ha “sbloccato” la vertenza Perugina. “Grazie” all’intermediazione sindacale, i lavoratori oggi sono molto più favoriti nel lasciare l’azienda per tentare altri posti di lavoro… Per quelli che vogliono restare, la soluzione è passare a forme di part-time “flessibile”, che comportano la perdita di ore di lavoro e quindi l’abbassamento dello stipendio! A due anni di distanza dalla dismissione di reparti e prodotti, tutto avvenuto sotto gli occhi di un Sindacato che esaltava la “rivoluzione” della fabbrica di San Sisto, l’ultimo confronto si è chiuso con rassicurazioni su tutti i fronti, tutti tranne quello di accrescere il lavoro! Così, chi vuole rispondere ad offerte di lavoro di altre aziende potrà essere riassunto da Perugina in caso di licenziamento entro i 14 mesi, ma solo come stagionale!!! Chi sceglierà il part-time ridotto, con stipendi poco superiori a 750 euro, riceverà, sembra, qualche incentivo in più per i primi anni. E dopo? Quale “etica” sindacale e “strategia” ci sono dietro questo precariato crescente? In Perugina l’età media non può essere alta, dopo decenni di prepensionamenti. Quali prospettive di vita avranno quei padri e madri di famiglia con stipendi così bassi? Per i primi anni non cambia niente, dicono. E allora? Metter su famiglia, avere un progetto di vita, può essere limitato ai primi 5 anni? Dopo come si sosterranno queste famiglie nascenti? Andranno ad elemosinare…? L’articolo del Direttore Franco Bechis della scorsa settimana è illuminante quando parla di un Sindacato poco propenso a far “migrare” i lavoratori Perugina verso altre aziende! Il motivo, a parere di Bechis, è che se i lavoratori se ne vanno, il Sindacato perde iscritti. Un sospetto non infondato, vista anche la pronta replica del “solito” Michele Greco! Il mio pensiero va oltre: un popolo di lavoratori precari è un ottimo “cliente” per il Sindacato Perugina! Questo spiegherebbe il teatrino dal 2016 con un Sindacato che firma, poi si stupisce di cosa ha firmato, ammette di non capire, si mobilita ma non troppo e giorno dopo giorno si accontenta di piccoli risultati! In un momento in cui l’istituzione sindacale è in crisi, il Sindacato Perugina si è guadagnato almeno altri 5 anni di vita… 5 anni di attese e timori per i lavoratori, 5 anni di “protezione” sindacale (si fa per dire), in cui ci si è “infischiati” dei lavoratori già in Cassa Integrazione o pronti ad andarci nei prossimi mesi! Abbiamo visto la storia di “Embraco”: è bastato un solo ministro (Calenda) che parla con i lavoratori, fila dritto a Bruxelles e torna con la vittoria di aver bloccato tutto, almeno per un anno… Nel caso di Perugina abbiamo assistito invece a due anni di incontri, viaggetti a Roma dal viceministro Bellanova, consultazioni varie e incontri stanchi e inconcludenti. Non sono mancate però le dichiarazioni, sui giornali, di un Sindacato quasi belligerante! Pagine “gloriose” di storia sindacale che però i lavoratori iniziano a capire, visti anche i risultati elettorali: l’Umbria ha cambiato diametralmente colore, senza cadere nelle illusioni, ma dando un segnale forte e maturo! Il segnale di lavoratori e cittadini traditi dal Sindacato e delusi dalle Istituzioni, a partire dalla Presidente Marini e dalle sue dichiarazioni sterili e di facciata che porteranno nel 2020 a deporre le bandiere rosse nei cassetti! Per non parlare delle dichiarazioni dell’Assessore Paparelli che definisce l’accordo «propedeutico al rilancio di un’industria e di un marchio strategici»… Cittadini delusi da un PD che ha parlato di tutto tranne che di lavoro e da una sinistra che non si è voluta “sporcare le mani” con la vicenda Perugina. E, vista la mia nota imparzialità, delusi anche da una Giunta e da un Consiglio comunale che non si sono affacciati sulla questione Perugina, neppure con i consiglieri di opposizione. Sulla Perugina si è mosso di più il Cardinale Bassetti che i politici dall’anima comunista! Questo il quadro di una gestione “di sinistra” che in due anni ha visto il Sindacato prima svendere il lavoro-fatto di prodotti, reparti e posti- ed oggi svendere i lavoratori e la loro dignità!

Carla Spagnoli
Presidente Movimento per Perugia


giovedì 8 marzo 2018

Elezioni, l’Umbria “boccia” la sinistra…



I recenti risultati elettorali rappresentano in Umbria l’ennesimo “schiaffo” ad un sistema di potere che per 70 anni ha fatto il bello e il cattivo tempo in tutta la regione. La vittoria schiacciante del centro-destra in tutti i collegi umbri ha dato un “avviso di sfratto” al PD e ai compagni e alla loro politica disastrosa e arrogante che ha portato l’Umbria tra i fanalini di coda per sviluppo, occupazione, collegamenti e tra i primi posti in termini di cittadini depressi! I “compagni” di sinistra ormai da tempo hanno perso il contatto con la realtà, con il territorio, con la gente, la sinistra un tempo sapeva ancora parlare con le classi popolari ma oggi ha completamente smarrito la sua missione originaria e il suo “spirito operaio” per diventare sempre più snob e “radical-chic”! L’ultima campagna elettorale ne è stata la prova più lampante: niente proposte o argomenti da affrontare, se non quello di evocare presunti “fantasmi del fascismo” con tanto di caccia al “fascista” o presunto tale… Hanno “urlato” inesistenti pericoli di “dittature razziste” e di squadrismi violenti quando gli unici violenti, a parole e nei fatti, sono stati sempre loro!!! Nel frattempo, tra una manifestazione antifascista e l’altra, c’erano, e ci sono ancora, quasi un migliaio di posti di lavoro a rischio in tutta l’Umbria, nella Perugina ci sono ancora 364 famiglie a rischio lavoro e con poche speranze per il futuro, diventate da un giorno all’altro soltanto dei “numeri in esubero” grazie anche a sindacalisti colpevoli di aver messo le loro firme (e la loro faccia) su accordi “capestro”. I lavoratori non sono stati la priorità in campagna elettorale e la sinistra ne ha fatte le spese! L’augurio è che il messaggio lanciato dai cittadini diventi ancora più forte alle prossime elezioni amministrative: c’è voglia di cambiamento, questa sinistra è arrivata al capolinea e non “incanta” più nessuno! Il risultato del centro-destra, trainato da una Lega dirompente, è andato oltre le più rosee aspettative: ora ci aspettiamo che i nuovi deputati Virginio Caparvi, Riccardo Augusto Marchetti, Raffaele Nevi, Catia Polidori, Emanuele Prisco e i nuovi senatori Luca Briziarelli, Donatella Tesei, Franco Zaffini, Fiammetta Modena e soprattutto l’amico Simone Pillon, persona di grande valore eletto in Lombardia con la Lega, sul quale riponiamo grandi speranze, portino finalmente in Parlamento la nostra Regione e le sue gravi “precarietà”…

Carla Spagnoli
Presidente Movimento per Perugia