Movimento per Perugia

Movimento per Perugia

giovedì 29 settembre 2016

Perugina, altro che rilancio: “partite” anche le Strenne!


La questione Perugina, da mesi, è stata bandita da ogni dibattito pubblico, locale e nazionale… Da quando è stato presentato il Piano Industriale lo scorso marzo, quello dei famosi «60 milioni di euro in tre anni» è come se tutti i problemi siano stati risolti e l’azienda goda di ottima salute… Ma non è così! Del rilancio della Perugina e dei volumi produttivi non c’è traccia, prodotti storici come “Ore Liete” e “Rossana” sono stati ceduti già da qualche mese e i reparti biscotti, zuccheri, caramelle e colaggio sono stati dismessi… A testimonianza del grande “rilancio” che non c’è, adesso ci risulta che la Nestlè abbia smantellato un altro importante reparto: il canale dei regali aziendali, quello delle “Strenne” per intenderci. Stiamo parlando di un reparto strettamente legato alla storia dell’azienda, perché negli anni i regali aziendali hanno portato al top l’immagine del marchio “Perugina” nelle aziende, dandogli lustro. Le “Strenne” hanno contribuito molto a dare al marchio l’immagine di bellezza, raffinatezza e arte che da sempre rendono unici lo stile e la storia Perugina! Basti pensare al felice connubio che c’è stato tra i regali aziendali e la ceramica di Deruta… Ora si dice che Nestlè abbia già smantellato del tutto il canale, affidando i regali aziendali ad un unico “strennista”. E che ne è stato degli agenti che si sono sempre occupati di questo reparto? Semplice: o accettavano di lavorare per l’unico strennista o dovevano andare via… Si vocifera addirittura che agenti storici, pieni di capacità, esperienza e classe, la cui arte è stata ereditata in Perugina dai loro padri nella speranza di trasmetterla ai loro figli, stiano passando alla concorrenza. È tutto finito e a beneficiarne, come sempre, saranno i marchi concorrenti! Ovviamente la dismissione dell’ennesimo reparto allo stabilimento di San Sisto avrà delle ripercussioni, anche gravi, sull’occupazione: a pagarne più di tutti le conseguenze saranno i lavoratori stagionali, molti delle quali donne, che soprattutto nei periodi natalizi e pasquali venivano chiamati per la produzione delle “Strenne” e che adesso rimarranno a casa! Il problema riporta a un’altra pagina di storia recente, non certo proficua per il territorio: le Strenne si lavoravano nella Cooperativa Euroservice, nata a sua volta dallo smantellamento dello stabilimento Perugina di Castiglione del Lago, dove si producevano panettoni e colombe. Negli anni ’90 la Nestlè ha CHIUSO lo stabilimento, portando la produzione nella fabbrica del panettone Motta, a Verona! La Euroservice, specializzata nelle confezioni, era caratterizzata dalla manodopera femminile ma, ad inizio 2000, fu CHIUSA da Nestlè, che portò le produzioni a San Sisto, nel reparto “Strenne” appunto. Oggi Nestlè ha CHIUSO anche quel reparto, regalando tristi pagine di lavoro femminile… E pensare che Luisa Spagnoli è entrata nel cuore e nelle coscienze anche per l’audace difesa del lavoro delle donne, quando non c’erano né quote rosa né commissioni per le pari opportunità! Oggi solo storie di chiusure e di precarietà del lavoro sembrano raccontare la storia attuale della Perugina. Gli stagionali, padri e madri di famiglia, hanno sempre risposto alle chiamate con la consapevolezza di essere poi stabilizzati nel tempo; in questi anni, infatti, il percorso di lavoro nello stabilimento di San Sisto ha funzionato in questo modo… Ora, invece, di questi stagionali sembra non esserci traccia e ancora non si sa se verranno richiamati. Così, dopo diversi anni, in Perugina si è persa pure la speranza della stabilizzazione del lavoro! Tutto questo avviene nel silenzio generale e assoluto dei sindacalisti, gli stessi che a marzo “glorificavano” pomposamente il Piano Industriale della Nestlè di cui sono strenui difensori, molto più degli stessi manager. Ormai sembra che i sindacati, e la CGIL in testa, siano diventati “testimonial” ufficiale della Nestlè, i più realisti del re…

Carla Spagnoli

Presidente del Movimento per Perugia

mercoledì 21 settembre 2016

Perugia, l’ennesima figuraccia dei Consiglieri Comunali!


Lunedì scorso, per l’ennesima volta, la seduta del Consiglio Comunale di Perugia è stata chiusa in anticipo per mancanza del numero legale dei consiglieri, dopo la verifica chiesta dal socialista Nilo Arcudi. La chiusura anticipata ha impedito così la discussione e votazione di vari atti e ordini del giorno. Ancora una volta i cittadini perugini sono stati costretti ad assistere a questo «spettacolo indegno», come è stato giustamente definito dal Presidente Varasano! I consiglieri assenti al momento dell’appello, sia di maggioranza che di opposizione, dovrebbero semplicemente vergognarsi per il loro “oltraggio” al senso istituzionale: si ricordano, questi consiglieri, che sono stati eletti dal popolo? Si ricordano che devono rappresentare il popolo in ogni seduta consiliare fino alla fine delle votazioni? Perché invece molti consiglieri se la “svignano” dopo la discussione dei loro atti? Il “troppo” lavoro in Consiglio forse li distrugge…? Ancor più grave è stata l’assenza dei consiglieri di maggioranza: al momento della verifica, come riportato sul Corriere dell’Umbria di martedì, nella maggioranza erano presenti solo i consiglieri Mignini e Pastorelli, Pittola, Numerini, Vignaroli, Gabriele Romizi, Nucciarelli, Leonardi, Castori, Luciani e Sorcini. Dov’erano gli altri consiglieri di “centrodestra”? Non si rendono conto che così mettono in difficoltà anche il sindaco Romizi e la sua amministrazione? Questo è il modo di sostenere il percorso di cambiamento? Perché questo atteggiamento incomprensibile? Forse è un modo, per qualcuno, di esprimere malcontento per qualche posto non avuto…? Riteniamo infantile, invece, il comportamento dei consiglieri del PD i quali, esclusa la consigliera Mori, non hanno risposto all’appello pur essendo presenti in aula, dando così il loro “prezioso contributo” alla fine anticipata della seduta. C’era proprio motivo di far mancare il numero legale? Quale risultato politico hanno ottenuto con questo atteggiamento? Questo è il senso istituzionale dimostrato dalla sinistra perugina? I risultati di questi “capricci” e di questo ennesimo “teatrino” sono stati il rinvio della discussione di atti comunali, anche importanti, l’aumento del lavoro arretrato e una nuova figuraccia collezionata dai consiglieri e dal Consiglio Comunale, l’istituzione che più di tutte dovrebbe essere vicina alla gente e rappresentare gli interessi dei cittadini! A quanti altri “spettacoli indegni” dovremo assistere ancora…?

Carla Spagnoli

Presidente del Movimento per Perugia

martedì 13 settembre 2016

Rom a Perugia, un allarme sociale!


La presenza di vere e proprie famiglie rom a Perugia sta diventando un grosso problema sociale… Solo nelle ultime settimane sono state continue le segnalazioni di furti e altri reati da parte di cittadini residenti in diverse zone della città, da via Birago a via della Concordia, da via della Pescara al Bellocchio, passando per via Campo di Marte e via Fonti Coperte… Proprio in quest’ultima via ci risulta che le Forze dell’Ordine abbiano sorpreso minorenni rom intenti a spostare le telecamere di sicurezza verso l’alto, in modo da non riprendere eventuali reati o azioni criminose! Per non parlare, poi, del Parco Sant’Anna, diventato “proprietà privata” di decine di rom che vi bivaccano tutto il giorno… Persino al Percorso Verde, ormai, i furti d’auto sono all’ordine del giorno! Inoltre alle istituzioni risulta che nessuno degli appartenenti a queste famiglie rom abbia un lavoro. Eppure spesso arrivano notizie di rom “nullatenenti” che vengono sorpresi con auto e oggetti di lusso: com’è possibile senza un lavoro? Possibile che nessun politico né le istituzioni si facciano questa domanda elementare e si diano una risposta? Possibile che le segnalazioni di allarme e le denunce di comitati e cittadini debbano sempre rimanere inascoltate? Purtroppo le Forze dell’Ordine, nonostante l’impegno che mettono al di sopra delle loro forze, hanno le mani legate da uno Stato che non fornisce loro gli strumenti e i poteri utili per combattere questa delinquenza. Infatti quando un rom viene arrestato, viene subito rilasciato perché risulta residente e quindi, secondo la legge, viene meno il presupposto del pericolo di fuga. Le Forze dell’Ordine possono solo controllare il nominativo, fare le foto, prendere le loro impronte e rilasciarli per non rischiare l’accusa di sequestro di persona! Per questo i rom in Italia possono tranquillamente circolare senza documenti e aggredire le Forze dell’Ordine che fanno controlli nei campi nomadi e nelle loro abitazioni… È normale lasciare in giro gente che ha alle spalle decine di precedenti penali per gli stessi reati? A chi giova questo assurdo buonismo? Che credibilità ha questo Stato, impotente per sua scelta? Il problema deve essere risolto alla radice: se un rom non italiano non dimostra di avere un lavoro e una fissa dimora, deve essere rimpatriato, anche se comunitario! Anche i comuni e le regioni devono fare la loro parte e non devono dare la possibilità di restare a gente che non lavora, non ha fissa dimora, delinque e non vuole integrarsi! In Francia, prima con Sarkozy e poi con Hollande, è stata attuata una politica di rimpatrio incentivato, ma anche coatto, di rom rumeni e bulgari (quindi comunitari). Sono razzisti pure i francesi e Hollande? Se la Romania riprende i suoi rom dalla Francia, perché non dovrebbe riprenderli dall’Italia? Inoltre si deve dire basta ai campi rom, ormai diventati una “terra di nessuno” in mano a criminali che dettano la loro legge, minacciando la sicurezza delle città e dei cittadini italiani. I campi rom come noi li conosciamo non esistono altrove: nel Regno Unito esistono solo siti di sosta temporanea, non permanenti, e fermarsi fuori da questi siti è considerato reato; in Francia ci sono aree di permanenza temporanea fornite di acqua e luce per i rom, a condizione che abbiano le Carnets de voyage rilasciate dalla Prefettura. Quando in Italia lo Stato tornerà a essere uno Stato…?

Carla Spagnoli

Presidente Movimento per Perugia

martedì 6 settembre 2016

Terremoto, ma quale “modello umbro”!


In questi giorni, a proposito del tragico terremoto che ha colpito il Centro Italia, giornali, telegiornali, politici e social network stanno facendo a gara nell’indicare la ricostruzione operata in Umbria dopo il terremoto del 1997 come modello di efficienza e serietà. A supporto di tale tesi, il fatto che a Norcia e in Umbria non ci siano state vittime e che gli edifici hanno tenuto. Ma siamo davvero sicuri che il “modello umbro” sia quello giusto, da seguire ed “esportare” in tutta Italia? Innanzitutto non si capisce come mai, se gli edifici hanno tenuto, ci siano quasi 1200 sfollati umbri che sono stati sistemati nelle tendopoli… Se è vero che gli edifici hanno tenuto, come mai è crollato un pezzo del campanile di Castelluccio di Norcia e persino a Foligno e a Spoleto ci sono due scuole inagibili? Davvero in Umbria va tutto bene e non c’è nessuna emergenza, come vogliono farci credere? Non è la prima volta che il “modello umbro” di ricostruzione viene tirato fuori: già nel 2009, dopo il terremoto a L’Aquila, l’attuale ministro Franceschini affermava che «il modello attuato in Umbria ha funzionato e dovrebbe essere attuato anche in Abruzzo»: ma quale modello umbro! Nel 2009, ben 12 anni dopo il terremoto in Umbria, gli sfollati erano ancora migliaia, stipati in container di latta torridi d’estate e gelidi d’inverno, e i lavori di ricostruzione, in gran parte dei paesi, erano ancora in alto mare (persino Assisi era costellata di cantieri e transenne)! Oggi, a distanza di 19 anni dal sisma, ci sono ancora famiglie umbre che aspettano di tornare nelle loro case… Chi pensa a queste persone? Per non parlare poi delle enormi lacune nei controlli sulla ricostruzione post-sisma, con contributi dati “a pioggia” senza criterio, lavori eseguiti male e appalti assegnati a imprese fallite poco dopo aver preso i soldi: che dire, niente male per un “modello” da esportare… Infine, in pochi ricordano che la ricostruzione, costata complessivamente circa 8 miliardi di euro, aprì le porte dell’Umbria alle prime infiltrazioni della criminalità organizzata, attraverso il sistema dei subappalti edilizi; tale tesi è stata confermata qualche anno fa persino da Giuseppe Lumia, ex Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia… Di quale “modello umbro” si sta parlando? Noi non vogliamo creare allarmismi, né condannare nessuno, ma non vogliamo che si faccia retorica o propaganda su un tema tanto tragico quanto delicato! Se si vuole guardare a un modello di ricostruzione italiano, si deve guardare al Friuli Venezia Giulia dopo il sisma del 1976, non all’Umbria. Il vero problema, purtroppo, è che l’Italia non è più un paese moderno per quanto concerne i criteri antisismici per le nuove costruzioni: adottiamo dei sistemi che in altri paesi sono stati superati da decenni! Costruiamo ancora case ed edifici in calcestruzzo o cemento armato, mentre in stati come Giappone o California travi e pilastri sono tutti in acciaio o, se si tratta di piccole costruzioni, in legno… Perché non si ha il coraggio di prendere a modello questi paesi? Perché in Italia non c’è la volontà di modernizzarsi? Perché si continua a fabbricare in cemento armato, magari depotenziato con sabbia per risparmiare? Forse per non disturbare il potere dei soliti costruttori e palazzinari…? Poi non stupiamoci se in Italia ospedali o scuole inaugurati da pochi anni e costruiti secondo le “norme antisismiche” italiane, crollino giù alla prima scossa di terremoto…

Carla Spagnoli

Presidente Movimento per Perugia

venerdì 2 settembre 2016

Perugia, che fine ha fatto il “Choco bar” sotto le Logge di Braccio?


Sul restauro delle Logge di Braccio e sull’apertura del nuovo “Choco bar” di Guarducci da un po’ di tempo è calato il silenzio generale. Molti perugini si stanno chiedendo a che punto sono i lavori e quando potranno ammirare il nuovo locale e le Logge restaurate e restituite alla città dopo anni di vergognoso degrado… Arrivati a settembre ci aspettavamo di poter prendere un bel caffè o una cioccolata nella splendida cornice delle Logge di Braccio, vero e proprio gioiello del centro storico di Perugia. Invece nulla di tutto questo! Sullo stato dei lavori sembra che tutto taccia né si sa con certezza quando si potrà assistere all’apertura del locale… Ancora oggi la vista delle Logge viene deturpata dalle orrende barriere coperte da teli bianchi che delimitano il cantiere dei lavori. Che novità ci sono? I lavori stanno andando avanti? Eppure all’inizio la fine dei lavori di restauro riportata sul cartello del cantiere era prevista per il 30 giugno 2016… Quando potremo rivedere le Logge di Braccio ripulite e rinate? Quando verrà inaugurato il nuovo “Choco bar”? Come mai questi ritardi? Forse qualche grande partner è venuto a mancare…?

Carla Spagnoli

Presidente Movimento per Perugia