Movimento per Perugia

Movimento per Perugia

martedì 20 dicembre 2016

Negozio Perugina in centro, il “grande bluff”…


Che fine ha fatto il “choco-bar” con i prodotti Perugina sotto le Logge di Braccio? L’inaugurazione quest’anno è stata continuamente rinviata: all’inizio era prevista a febbraio, poi si parlò di giugno/luglio (in concomitanza con gli eventi “Perugia 1416” e “Umbriajazz”), in seguito Guarducci dichiarò di «tagliare il nastro con l’inizio di Eurochocolate» ad ottobre… Eppure, arrivati a Natale, del nuovo negozio non c’è traccia e sotto le Logge troviamo soltanto il tradizionale presepe, oltre ai “soliti noti” intenti tutto il giorno a bivaccare e sporcare le Logge appena restaurate! Un vero peccato, se si pensa alla grande opportunità di rilancio rappresentata da un negozio Perugina nella splendida cornice delle Logge di Braccio, a testimonianza permanente del legame tra il marchio e il centro di Perugia, dove la Perugina è nata! Temiamo che il progetto del negozio Perugina rimarrà solo sulla carta e che la Nestlè si sia defilata dal progetto, atteggiamento sconcertante se pensiamo che la concorrenza di Perugina sta sviluppando una rete prestigiosa di negozi di marca. E pensare che persino la Curia e le Istituzioni in prima persona avevano “benedetto” il progetto: la Curia, il 30 aprile 2016, dichiarava che «l’esercizio commerciale non sarà un generico “choco-bar” ma esporrà il marchio Perugina, vera e propria bandiera di Perugia nel mondo» e che «non è parso sconveniente al Capitolo, nell'anno in cui la fiction su Luisa Spagnoli ha ricordato alla città e al Paese la genialità imprenditoriale e l'attenzione sociale che hanno segnato la nascita della Perugina, che un angolo tanto in vista della Piazza Grande ospitasse una prestigiosa vetrina dell'azienda dei Baci. Sono in gioco non soltanto interessi privati, ma il tessuto sociale della città fatto di uomini e donne, famiglie che vivono di lavoro». Anche l’assessore Michele Fioroni, a nome dell’amministrazione comunale, aveva dato il suo beneplacito al progetto «che coinvolge anche il marchio Perugina, ritenendolo coerente con un più ampio progetto di riqualificazione del centro storico». Le dichiarazioni in pompa magna sul rilancio fatte dai sindacati vengono ancora una volta smentiti dalla realtà: dov’è questo piano di rilancio, di cui il negozio Perugina era la testimonianza più grande ed evidente? Se un progetto tanto banale per una multinazionale è stato disatteso, che ne sarà del resto? Se il progetto in centro piange, la periferia di certo non ride: a San Sisto non si vedono orizzonti sereni, con la Cassa Integrazione per i lavoratori e con Nestlè che, si dice, continua lo smantellamento dei siti produttivi, la dismissione dei marchi, la vendita di importanti brand e la cancellazione di prodotti storici! Quest’anno, purtroppo, per la Perugina sarà un Natale “amaro”, senza panettoni né torroni che non verranno più prodotti: eppure Natale è stata una delle prime feste cavalcate dalla Perugina e dai suoi negozi fin dagli anni ’20! Dov’è il rilancio dei Baci “alla conquista del mondo” se nei supermercati le confezioni Perugina sono “soffocate” dalla concorrenza? Che cosa bolle in pentola alla Perugina? Quando arriveranno i volumi export di Baci che avrebbero dovuto compensare la dismissione di caramelle e biscotti? Che cosa riserverà il nuovo anno ai lavoratori? Forse nuovi esuberi? A cosa sono finalizzati gli investimenti tanto sbandierati se c’è la Cassa Integrazione? La Cassa Integrazione è solo un “palliativo” temporaneo che, unita al Jobs Act, apre il varco a decisioni più drastiche e definitive sulla testa dei lavoratori… Speriamo che nel 2017 Nestlè possa giocare a carte scoperte dicendo chiaramente le sue intenzioni sulla Perugina, un’azienda che prima della multinazionale dava lavoro a quasi 4.000 persone mentre oggi, a malapena, si arriva ai mille lavoratori! I sindacati continueranno ad avallare ogni decisione della Nestlè? Basta illusioni! Ricordiamo ancora il “teatrino” fatto da Renzi in visita alla Perugina appena 3 mesi fa, con tanto di foto ricordo, a beffa dei reali scenari che attendevano i lavoratori…

Carla Spagnoli
Presidente Movimento per Perugia


mercoledì 7 dicembre 2016

Un referendum val più di un terremoto: la Valnerina è stata dimenticata!


La campagna elettorale per il referendum in questi mesi ha paralizzato l’Italia e ha “mandato in soffitta” i veri problemi e le emergenze del paese, come il terremoto in Valnerina! Matteo Renzi e le sue “truppe” piddine (a partire dai sottosegretari, onorevoli, consiglieri regionali e comunali umbri) si sono occupati esclusivamente si promuovere con ogni mezzo il si alla loro impresentabile riforma costituzionale, rottamata alle urne dal popolo italiano. Ma in tutta questa propaganda, che fine hanno fatto le popolazioni terremotate? Norcia e le altre zone colpite dal sisma sono state completamente dimenticate, per loro non c’è stato posto nella campagna “Basta un si” (a proposito, quanto è costata?)… Basti vedere il video di un volontario che ha lanciato l’allarme sulle scorte alimentari che stanno per finire e basta leggere quello che ha scritto il “Sole 24 Ore” riguardo le famiglie sfollate che sono state costrette a comprare a loro spese le roulotte o le casette di legno per non dormire all’addiaccio! Gli aiuti continuano a tardare: c’è ancora un premier? Dove sono i politici locali??? Cari Renzi e Marini, il problema dei terremotati non era e non è il si o il no al referendum, ma come tornare a vivere la loro vita! Non a caso l’affluenza alle urne, in città come Norcia e Cascia, è stata tra le più basse e non a caso ha vinto il NO, che ha dato uno “schiaffo” sonoro a Renzi e a tutto il Pd… Io sono stata a Norcia: mi sono trovata di fronte a un paese devastato come in un bombardamento, un paese fantasma dove tutto è andato distrutto e le case sono crollate e sprofondate. Norcia, ripeto, è una “città-fantasma”, con i militari che presidiano e le persone rimaste, unite da reciproca e indissolubile solidarietà. La gente rimane lì non per capriccio, ma perché non vogliono abbandonare quel che resta delle loro case, le attività, il bestiame, le coltivazioni. È gente forte quella della Valnerina, gente di montagna, abituata da sempre a lottare senza piangersi addosso, ma a tutto c’è un limite! Per quanto ancora dovranno sopportare i ritardi e l’assenza delle istituzioni? Quando sono arrivata a Norcia il governo e il Presidente Mattarella avevano già fatto la loro “passerella”; quel giorno, invece, hanno “sfilato” Alfano e D’Alema. A che è servito? Inoltre si sono sentiti solo proclami di benefattori che vogliono fare e che faranno: ma che cosa? Grande cosa sarebbe aiutare a ricostruire la basilica e le chiese come prima, ma la precedenza ce l’hanno gli abitanti e il tessuto economico del paese, con i suoi agricoltori e allevatori, con le sue attività commerciali e artigianali! Se i “mecenati” (veri o presunti) vogliono ricostruire solo le chiese facciano pure: avremo Norcia con le chiese ma senza “anime”! Le “anime” saranno costrette ad emigrare… Gli imprenditori pensino ad aiutare le piccole attività nursine: si farà del vero bene, anche se forse non si avrà un ritorno d’immagine internazionale, ma quanto conta l’immagine…? Guardiamoci dentro e muoviamoci tutti: la gente non piange ma vuole lavorare e rinascere, mettiamoli in condizioni di farlo!

Carla Spagnoli

Presidente Movimento per Perugia

lunedì 5 dicembre 2016

Regione Umbria, la maggioranza va in “vacanza”…


Lo scorso 28 novembre la seduta dell’assemblea regionale è stata rinviata per mancanza del numero legale. Molti consiglieri del PD, la Presidente Marini e gli assessori (a eccezione di Luca Barberini) si sono “presi una vacanza” e hanno disertato la seduta. Qual è la ragione? Vergogna! Dov’è finito il senso delle Istituzioni? Dov’è il rispetto della giunta e dei consiglieri verso i cittadini che li hanno eletti? Parliamo degli stessi consiglieri regionali che, se vincerà il si al referendum, sostituiranno i senatori con gli stessi poteri di questi e con l’immunità parlamentare…! Nella seduta, peraltro, dovevano essere discussi temi e atti importantissimi come la delibera N. 1310 della giunta che blocca la consegna delle case popolari per almeno sei mesi per far fronte all’emergenza sisma! Cosa ancor più grave è che la seduta era stata fissata di lunedì (e non di martedì, come avviene solitamente) proprio su richiesta della maggioranza, in funzione degli impegni istituzionali… Ma la giunta Marini e i consiglieri PD chi vogliono prendere in giro? Forse per loro è più importante occuparsi della campagna elettorale per il si al referendum...? Il “giovin” segretario del PD Leonelli ha detto che «il momento straordinario che la nostra terra sta attraversando, legato in particolare all’emergenza terremoto, porta i membri della giunta ad avere molti più impegni istituzionali». Queste parole, caro Leonelli, ci sembrano francamente un tentativo mal riuscito di “arrampicarsi sugli specchi” per giustificare una figuraccia colossale fatta dalla sua maggioranza e dal suo partito! La seduta del Consiglio, dulcis in fundo, è stata rinviata proprio mentre a Palazzo Cesaroni c’era una visita di studenti: che figuraccia! Che credibilità possono avere le parole della Marini e della sua giunta sul “senso di responsabilità” se poi si “scappa”, vanificando il lavoro delle opposizioni? Nel frattempo l’Usl Umbria 1, come denunciato dal consigliere Squarta, ha stanziato 123.000 euro per il Progetto Migrants. Si preferisce così tutelare i migranti piuttosto che destinare risorse per le cure dei disabili, delle persone autistiche e degli anziani non autosufficienti. Alla faccia delle famiglie italiane, lasciate al loro destino… Cari cittadini, chi sono oggi i veri discriminati?

Carla Spagnoli

Presidente Movimento per Perugia

martedì 15 novembre 2016

Perugina Nestlè: “va tutto bene, madama la marchesa”!




La Perugina di oggi viene descritta da tutti, sindacati in testa, come un “mondo dei sogni”. Ci hanno parlato di 60 milioni d’investimenti in tre anni, di maxicommesse di tavolette per rilanciare la produzione e il lavoro, di cialde per gelati da produrre alla Perugina, di impegni rispettati e di stagionali richiamati allo stabilimento di San Sisto… Ma davvero va tutto così bene? Nessuno, dopo il Piano Industriale del marzo scorso, ha speso una sola parola per i 200/300 lavoratori impiegati nei reparti zuccheri e biscotti, reparti oggi smantellati. Che ne è stato o che ne sarà di questi lavoratori? Ci risulta che il Gruppo Tedesco SRL, che nei mesi scorsi ha rilevato da Nestlè il marchio “Ore Liete”, non abbia assunto nemmeno un operaio della Perugina impiegato nella produzione dei biscotti… Ci risulta, inoltre, che siano stati ben pochi (per non dire nessuno) i dipendenti che hanno accettato le uscite volontarie anticipate proposte con il consenso dei sindacati, un modo “carino” e fuorviante di chiamare gli esuberi e giustificare così il calo occupazionale! Già lo scorso marzo, in un nostro articolo, avevamo posto il problema del futuro di questi 200/300 lavoratori, ma nessuno dei sindacalisti “nostrani” si è mai degnato di rispondere! Ci risulta anche che con la dismissione dei reparti zuccheri e biscotti tante professionalità qualificate siano state impiegate e “riciclate” con lavori di manovalanza nei restanti reparti: così, all’incomprensibile operazione dismissione, si aggiunge la mortificazione di tante professionalità che da sempre hanno costituito il valore più intimo di Perugina, la sua scuola! Per non parlare, poi, della storia dei 50 stagionali richiamati allo stabilimento di San Sisto, diffusa in pompa magna per dimostrare che alla Perugina c’è lavoro: in realtà è stata solo anticipata la produzione delle Uova di Pasqua! In questo modo l’azienda è riuscita a ridurre il calendario e a ottimizzare i costi di produzione… E gli altri lavoratori che costituiscono l’esercito storico degli stagionali della Perugina, nella quale sapevano di lavorare almeno tre mesi? Quando saranno richiamati? In quanti? Per quanto tempo e con quale prospettiva? I sindacati continuano a parlare di una Perugina in via di rilancio e di esuberi zero ma questa “farsa” che va avanti da tempo sta per finire, purtroppo a spese dei dipendenti. Il problema è sempre più vicino in tutta la sua gravità! Temiamo infatti che per quei 200/300 lavoratori dei reparti dismessi, dopo la Cassa Integrazione e gli ammortizzatori sociali, ci sarà il nulla! Che ne sarà di questi padri e madri di famiglia? Dopo la Cassa Integrazione, cosa li aspetterà? Noi non accusiamo la Nestlè, una multinazionale che persegue le sue strategie industriali, strategie che vanno oltre le questioni territoriali e la storia delle aziende, noi ACCUSIAMO I SINDACATI, il cui unico interesse è la tutela degli operai… O dovrebbe esserlo! Critichiamo i sindacati che subiscono passivamente tutte le scelte dell’azienda, infischiandosi dei lavoratori, e si atteggiano a manager con le loro dichiarazioni “imbonitrici”! Alla Perugina non va tutto bene… Purtroppo!
Carla Spagnoli
Presidente Movimento per Perugia

giovedì 10 novembre 2016

Le casette di legno vuote e l’arroganza della sinistra…


L’inchiesta delle Iene andata in onda domenica scorsa ha acceso i riflettori sulle 766 casette di legno utilizzate nel sisma del 1997 e quasi tutte, oggi, vuote. Queste casette sono ancora in ottime condizioni e oggetto di un’accurata manutenzione interna ed esterna che costa ogni anno circa 170.000 euro… Eppure la Regione Umbria non vuole saperne di metterle a disposizione dei terremotati! La presidente Marini ha affermato che «le casette del ’97 non sono trasferibili e i cittadini vengono assistiti in alberghi adeguati». Già, peccato però che gli alberghi si trovino a più di due ore di distanza da Norcia e che gli stessi sfollati si sentano “fuori dal mondo” e completamente abbandonati dalle Istituzioni! La Regione amministrata dalla Marini ha mai chiesto agli sfollati se erano disposti a trasferirsi nei prefabbricati in legno del 1997? No! Infatti alcuni di questi terremotati non erano nemmeno al corrente che ci fossero casette in legno vuote e a disposizione, molte delle quali distanti solo 20 km! Con quale diritto la Marini può affermare che «i cittadini ricevono un’assistenza maggiore negli alberghi invece che nelle casette»? Perché non va a sentire  l’opinione di tutti i terremotati, invece di “sparire”? Il sindaco di Foligno Mismetti ha addirittura “dato i numeri” dicendo che «smontare questi prefabbricati in legno per rimontarli nelle zone ora terremotate avrebbe un costo superiore all’acquisto di nuovi moduli»: ma cari “compagni” Marini e Mismetti, chi l’ha detto che queste casette debbano essere spostate? I terremotati in gran parte, pur di non dormire in macchina o in tenda, esposti al freddo gelido e alle piogge, sarebbero disposti ad andare in queste casette… Ma evidentemente alla sinistra umbra della volontà dei terremotati non importa nulla! Così si preferisce “scaricare” la gente negli hotel e preparare un appalto nazionale da oltre un miliardo di euro per 18.000 nuove casette, che potranno essere disponibili solo tra sei/sette mesi… Eppure i 766 prefabbricati in legno già esistenti e tenute in condizioni ottimali potrebbero benissimo accogliere quasi la metà dei circa 5000 sfollati, come ha ricordato nell’intervista alle Iene il consigliere regionale 5 Stelle Andrea Liberati. Che senso ha lasciare vuote queste strutture? Ci stupiamo, infine, che a sostenere la tesi delle “casette non spostabili” ci sia anche il consigliere Claudio Ricci, che dovrebbe essere il “portavoce” del centrodestra regionale che sta all’opposizione. Caro Ricci, compito di un consigliere di opposizione dovrebbe essere quello di vigilare, approfondire le inchieste e le segnalazioni che arrivano e ascoltare la gente, non dire le stesse cose del Presidente della Regione! Si ricorda, caro consigliere, dei cittadini che nel 2015 l’hanno votata come alternativa alla Marini…? Il consigliere Ricci ha detto anche che le casette in legno del 1997 «non sono riutilizzabili»: ma allora perché ci sono (poche) famiglie che ancora vi abitano? Perché una casetta è stata data in affitto a un’associazione di motociclisti? Perché il Comune di Foligno, soprattutto d’estate, dà le sue casette in affitto ai turisti? Le dichiarazioni del consigliere Ricci ci sembrano francamente incomprensibili! Ci auguriamo che i consiglieri di opposizione tengano alta la guardia e pungolino continuamente la Marini sull’argomento: meglio il modello di opposizione del consigliere Liberati piuttosto che quello del consigliere Ricci…

Carla Spagnoli

Presidente Movimento per Perugia

mercoledì 19 ottobre 2016

Sicurezza a Fontivegge: presidio fisso di Polizia o Esercito?


Lunedì in Comune è stato discusso l’ordine del giorno sull’utilizzo dell’esercito a Fontivegge, votato a maggioranza in Commissione Cultura e appoggiato dallo stesso sindaco Romizi. Ottima la decisione dell’amministrazione per garantire la sicurezza in un quartiere a rischio, tuttavia non sarebbe meglio il presidio fisso di Polizia al posto dell’esercito? Quest’ultimo, infatti, è esclusivamente un deterrente, in quanto i militari sulle strade non possono arrestare un criminale in flagranza di reato, possono solo fermarlo e fare intervenire in secondo tempo le Forze dell’Ordine, gli unici che possono procedere all’arresto. In questo modo però si crea un “doppio passaggio”... I criminali, che oggi sono molto più informati e preparati di quanto si creda, sanno benissimo quali sono i poteri dell’Esercito e quelli delle Forze dell’Ordine; il presidio fisso di Polizia avrebbe molta più efficacia per la sicurezza del quartiere rispetto alla presenza dei soldati… Non è un caso che, dall’inizio di ottobre, i residenti e i lavoratori di Fontivegge si siano attivati con una raccolta firme per chiedere proprio la presenza di un presidio fisso di Polizia h24. È un’ottima proposta e invitiamo tutti i cittadini a sottoscriverla. I nostri militari dell’Esercito non sono agenti giudiziari, come i poliziotti o i carabinieri, ma solo agenti di pubblica sicurezza e hanno quindi le “mani legate”! Ci auguriamo che il Comune e la Giunta Romizi portino avanti e raggiungano l’obiettivo di un presidio fisso di Polizia a Fontivegge, piuttosto che chiedere l’esercito a Fontivegge: se poi si riuscirà ad ottenere il presidio di Polizia e l’esercito insieme sarà solo un bene per Perugia e per i cittadini!

Carla Spagnoli

Presidente Movimento per Perugia

venerdì 14 ottobre 2016

Perugia: gli immigrati protestano, ma chi pensa agli italiani?


Mercoledì un gruppo di circa 50 persone è sceso in strada a Cenerente per protestare. Si trattava forse di famiglie italiane, messe in ginocchio dalla crisi? Erano forse agricoltori, commercianti o artigiani strozzati da un’assurda pressione fiscale? Niente affatto, cari cittadini. I “protestanti” erano immigrati di origine pakistana e africana accolti dalla Caritas che si sono arrabbiati perché da settembre non hanno la loro “paghetta”! Infatti questi “migranti” una volta accolti hanno diritto, oltre al vitto e all’alloggio, anche all’assistenza sanitaria, al vestiario, ai prodotti di prima necessità ma anche a un “pocket money” di 2,50 euro al giorno (circa 77 euro al mese), soldi la cui erogazione, come ha ammesso la Diocesi, è indietro di qualche settimana. È bastato questo piccolo ritardo per scatenare la protesta, per fortuna pacifica, di questi soggetti che sono riusciti persino a ottenere la promessa che si farà qualcosa nei prossimi giorni. Non è la prima volta che degli immigrati, definiti risorse dal Presidente della Camera Laura Boldrini, “fanno i capricci” e si ribellano, a volte per il cibo che non piace, a volte per i posti in cui stanno, altre volte per i soldi non ricevuti; molto spesso esprimono la loro rabbia aggredendo le Forze dell’Ordine, devastando i centri che li accolgono e dando vita a vere e proprie scene di “guerriglia” con tanto di insulti agli italiani… Ma stiamo scherzando? Questa gente pretende di avere tutto e subito quando in Italia sono trattati meglio degli italiani! Care risorse boldriniane, purtroppo gli italiani, a differenza vostra, non hanno cibo e alloggio sicuro e garantito, non hanno “paghette” o aiuti dallo Stato che, anzi, continua a spremerli per trovare risorse, molte delle quali da destinare alla vostra accoglienza… Cari “migranti”, gli italiani, per riscuotere crediti dalla Pubblica Amministrazione o per veder riconosciuto il diritto SACRO a una casa popolare, non aspettano qualche settimana ma anni, e spesso l’attesa è vana! Ci sono famiglie italiane sfrattate dalle case perché hanno perso il lavoro e non possono pagare l’affitto, mentre voi potete stare tranquilli nei vostri centri o hotel senza far nulla tutto il giorno… E mentre voi immigrati potete godere di cure mediche gratuite, ci sono italiani che hanno difficoltà a pagare le spese sanitarie che le Asl non rimborsano perché troppo costose! Chi sono i veri discriminati nel nostro paese? A tutte le note associazioni, sempre in prima fila nel “business dell’accoglienza”, vogliamo chiedere: per i nostri concittadini che cosa fanno? Che aiuto viene dato? È vero che il Vangelo e la Dottrina Cattolica affermano che tutti siamo uguali, ma allora perché i poveri italiani non hanno la stessa assistenza degli immigrati? Degli italiani disoccupati o pensionati che dormono persino sulle auto ed elemosinano un pasto perché hanno perso tutto nessuno se ne occupa: non i comuni, non le associazioni, non i vescovi… Forse perché non portano soldi pubblici? Basta, infine, con la retorica stucchevole che tutti gli immigrati vengono da paesi in guerra: nel 2016 l’asilo politico in Italia è stato concesso solo a circa 3.000 profughi, su oltre 70.000 richiedenti e 130.000 sbarcati. Scappa dalla guerra solo una piccola minoranza di chi arriva! D’altronde, basta vedere come si presentano spesso questi nuovi arrivati sui barconi: robusti, nutriti, ben vestiti e, a volte, pure con il cellulare. Da quale guerra scapperebbero questi soggetti…?

Carla Spagnoli

Presidente Movimento per Perugia

mercoledì 5 ottobre 2016

Polizia Penitenziaria: poliziotti di serie B?


Tre settimane fa un Sovrintendente e un Agente Scelto di Polizia Penitenziaria in servizio presso il carcere di “Capanne” a Perugia sono stati brutalmente aggrediti, a distanza di pochi giorni, da due detenuti extracomunitari, di cui uno attenzionato per fondamentalismo islamico. Questi vili episodi di violenza hanno riportato alla luce le condizioni precarie e assurde in cui è costretto a lavorare il personale della Polizia Penitenziaria. Oggi, in Italia, quando si parla di emergenza carceri, tutti i politici e le associazioni fanno a gara per  solidarizzare con i detenuti, a denunciare le loro condizioni disumane e a proporre amnistie, indulti e la mano clemente dello Stato… Nessuno si preoccupa di riconoscere il lavoro speciale che ogni giorno la Polizia Penitenziaria compie nel mantenere l’ordine e la disciplina all'interno degli istituti penitenziari, sventando tentativi di evasione, di suicidio o risse, né viene riconosciuto l’apporto, spesso determinante, dato dalla Polizia Penitenziaria in molte attività d’indagine giudiziaria. Se la Polizia Penitenziaria si impegna in attività sociali facendo donazioni, chi ne parla? Chi parla dei quotidiani tentativi di fuga sventati dai poliziotti penitenziari, che così contribuiscono a mantenere l’ordine pubblico? Chi da voce a questi fedeli servitori dello Stato? Nessuno! Da anni la Polizia Penitenziaria denuncia, inascoltata, una pesante carenza d’organico; ad esempio nel carcere di Perugia sono presenti circa 230 poliziotti quando, secondo le stime del Ministero, dovrebbero essere circa 300: abbiamo quindi una vacanza d’organico di circa 70 unità! Come si può lavorare in questo stato? È bene ricordare che la Polizia Penitenziaria, oltre ai compiti di custodia, deve anche gestire l’attività di polizia giudiziaria che  riscuote    consensi e stima dalle varie  Autorità Giudiziarie,  il movimento dei soggetti detenuti, le scorte e altre attività tecniche di non poca importanza come la formazione e gestione  della banca dati del DNA di tutti i soggetti che transitano negli istituti penitenziari nazionali. Tutti, in Italia, si “stracciano le vesti” per i casi di suicidio o autolesionismo in cella dei detenuti, ma chi parla dei suicidi tra gli agenti della  Polizia Penitenziaria? Sono più di 100 i poliziotti suicidi solo negli ultimi 10 anni, nel 2015 i casi di suicidio sono stati 10 e il dato, purtroppo, sembra non migliorare nel 2016! Cosa fa lo Stato per affrontare questa tragedia e venire incontro ai suoi poliziotti? È mai stata strutturata una direzione medica della Polizia Penitenziaria, composta da medici e psicologi per tutelare i dipendenti? Nonostante tutto, i poliziotti penitenziari continuano degnamente a fare il loro lavoro, anche oltre le loro forze. Oggi loro si trovano a gestire e rieducare, tra mille difficoltà, una popolazione carceraria composta da molti stranieri (a Perugia i detenuti stranieri sono il 40%), provenienti da etnie e culture diverse e spesso in contrasto tra loro: sono stati stanziati dallo Stato fondi per la formazione e l’aggiornamento dei poliziotti? La risposta, cari cittadini, potete immaginarla… Tutti, a parole, vogliono tutelare i carcerati, ma chi sono i primi ad ascoltare un detenuto in difficoltà? Chi sono i primi ad intervenire quando un carcerato sta male o ha problemi? Chi, in silenzio, ha salvato e continua a salvare vite di detenuti che vogliono suicidarsi? I poliziotti della Penitenziaria, abbandonati e dimenticati dallo Stato!

Carla Spagnoli  - Presidente Movimento per Perugia

lunedì 3 ottobre 2016

Sindacati Perugina, ma chi volete prendere in giro?


Siamo rimasti sbalorditi nel leggere le dichiarazioni del segretario regionale FLAI-CGIL  Michele Greco sulla Perugina. Il sindacalista, soddisfatto, ha annunciato infatti che la «Perugina ha da poco ricevuto un’importante commessa di tavolette da 380 tonnellate che va ad aumentare i volumi e il lavoro previsti». Dottor Greco, è proprio sicuro di quello che dice? Ci risulta che la commessa da 380 tonnellate risale a quest’estate ed è stata da tempo archiviata! Ci risulta anche che questa commessa, seppur importante, non ha generato nessun risultato in termini di incremento del lavoro e di rilancio della produzione… Ma di cosa stiamo parlando? Non è grave che un sindacalista, tra l’altro appartenente al più grande sindacato italiano, si “arrampichi sugli specchi” e tiri fuori una commessa passata e conclusa per dire che in Perugina va tutto bene? Cari sindacalisti, ma chi prendete in giro! Ci può stare che magari vogliate prendervi gioco di me (anche se sono molto più preparata di quanto crediate) ma con il vostro comportamento e le vostre dichiarazioni state prendendo in giro tutti i dipendenti Perugina, che è molto più grave… Il segretario Greco ha poi continuato con le sue “dichiarazioni” e ha replicato al nostro intervento sullo smantellamento del reparto “Strenne” (nostro articolo del 27 settembre 2016), affermando che «in realtà anche questa delocalizzazione era prevista nell’accordo». Ma quale accordo! Nell’intesa tra Nestlè e sindacati, siglata nei mesi scorsi, non ci risulta alcun accenno alla dismissione del reparto “Strenne”, si parla solo della dismissione dei reparti biscotti e zuccheri, con la conseguente vendita di prodotti storici come “Ore Liete” e, soprattutto, caramelle “Rossana” (da noi annunciata mesi prima!). Ammesso anche che l’esternalizzazione delle “Strenne” fosse stata prevista nell’accordo, perché i sindacati non ne hanno mai parlato? Perché la notizia viene data solo ORA, dopo il nostro articolo? Se le cose vanno così bene, come dichiara il sindacalista, nei prossimi mesi non possiamo che aspettarci notizie confortanti, ovvero volumi ed occupazione in crescita! Sarebbe grave, infatti, trovarci di fronte a cali occupazionali, ovvero “esuberi”, magari chiamati come “uscite incentivate”, “mobilità”, “cassa integrazione”, outsourcing, eccetera… Cambierebbe il nome ma non la sostanza! Le bugie hanno le gambe corte e rimandare il problema non solo ha poco senso, ma sarebbe grave per i lavoratori, per il territorio e per lo stesso sindacato che, anziché denunciare i problemi, sembrerebbe nasconderli… Ormai è certo quello che noi avevamo ipotizzato: sono i sindacati, CGIL in testa, i veri “testimonial” della Nestlè in Perugina, i veri sponsor, attivi e convinti, della multinazionale! Ma non erano questi della CGIL a dire che la Perugina era «un’azienda dolciaria, non una fabbrica di solo cioccolato» e che tale doveva rimanere? Si è accorto, il sindacalista, che la Perugina è stata “spremuta” e privata di prodotti storici, che ne hanno fatto la storia? Tutto passato, tutto dimenticato, “compagni” lavoratori! I sindacalisti CGIL sembrano i manager della Nestlè alla Perugina e le dichiarazioni del segretario FLAI Michele Greco potrebbero benissimo essere le parole dette da un manager o, addirittura, dall’Amministratore Delegato di Nestlè Italia! D’altronde i sindacati in Perugina hanno da sempre fatto il bello e il cattivo tempo e sono LORO che hanno portato l’azienda in questo stato! Vogliamo chiudere con alcune domande poste nel nostro intervento sulle “Strenne” alle quali il sindacalista Greco non ha risposto: che fine faranno i lavoratori stagionali, soprattutto donne, che producevano le “Strenne”? Verranno richiamati? Che ne è stato degli agenti storici che si occupavano del reparto?  È vero che alcuni di essi stanno passando alla concorrenza? Gradiremmo una risposta, gentile Dottor Greco…

Carla Spagnoli

Presidente Movimento per Perugia

giovedì 29 settembre 2016

Perugina, altro che rilancio: “partite” anche le Strenne!


La questione Perugina, da mesi, è stata bandita da ogni dibattito pubblico, locale e nazionale… Da quando è stato presentato il Piano Industriale lo scorso marzo, quello dei famosi «60 milioni di euro in tre anni» è come se tutti i problemi siano stati risolti e l’azienda goda di ottima salute… Ma non è così! Del rilancio della Perugina e dei volumi produttivi non c’è traccia, prodotti storici come “Ore Liete” e “Rossana” sono stati ceduti già da qualche mese e i reparti biscotti, zuccheri, caramelle e colaggio sono stati dismessi… A testimonianza del grande “rilancio” che non c’è, adesso ci risulta che la Nestlè abbia smantellato un altro importante reparto: il canale dei regali aziendali, quello delle “Strenne” per intenderci. Stiamo parlando di un reparto strettamente legato alla storia dell’azienda, perché negli anni i regali aziendali hanno portato al top l’immagine del marchio “Perugina” nelle aziende, dandogli lustro. Le “Strenne” hanno contribuito molto a dare al marchio l’immagine di bellezza, raffinatezza e arte che da sempre rendono unici lo stile e la storia Perugina! Basti pensare al felice connubio che c’è stato tra i regali aziendali e la ceramica di Deruta… Ora si dice che Nestlè abbia già smantellato del tutto il canale, affidando i regali aziendali ad un unico “strennista”. E che ne è stato degli agenti che si sono sempre occupati di questo reparto? Semplice: o accettavano di lavorare per l’unico strennista o dovevano andare via… Si vocifera addirittura che agenti storici, pieni di capacità, esperienza e classe, la cui arte è stata ereditata in Perugina dai loro padri nella speranza di trasmetterla ai loro figli, stiano passando alla concorrenza. È tutto finito e a beneficiarne, come sempre, saranno i marchi concorrenti! Ovviamente la dismissione dell’ennesimo reparto allo stabilimento di San Sisto avrà delle ripercussioni, anche gravi, sull’occupazione: a pagarne più di tutti le conseguenze saranno i lavoratori stagionali, molti delle quali donne, che soprattutto nei periodi natalizi e pasquali venivano chiamati per la produzione delle “Strenne” e che adesso rimarranno a casa! Il problema riporta a un’altra pagina di storia recente, non certo proficua per il territorio: le Strenne si lavoravano nella Cooperativa Euroservice, nata a sua volta dallo smantellamento dello stabilimento Perugina di Castiglione del Lago, dove si producevano panettoni e colombe. Negli anni ’90 la Nestlè ha CHIUSO lo stabilimento, portando la produzione nella fabbrica del panettone Motta, a Verona! La Euroservice, specializzata nelle confezioni, era caratterizzata dalla manodopera femminile ma, ad inizio 2000, fu CHIUSA da Nestlè, che portò le produzioni a San Sisto, nel reparto “Strenne” appunto. Oggi Nestlè ha CHIUSO anche quel reparto, regalando tristi pagine di lavoro femminile… E pensare che Luisa Spagnoli è entrata nel cuore e nelle coscienze anche per l’audace difesa del lavoro delle donne, quando non c’erano né quote rosa né commissioni per le pari opportunità! Oggi solo storie di chiusure e di precarietà del lavoro sembrano raccontare la storia attuale della Perugina. Gli stagionali, padri e madri di famiglia, hanno sempre risposto alle chiamate con la consapevolezza di essere poi stabilizzati nel tempo; in questi anni, infatti, il percorso di lavoro nello stabilimento di San Sisto ha funzionato in questo modo… Ora, invece, di questi stagionali sembra non esserci traccia e ancora non si sa se verranno richiamati. Così, dopo diversi anni, in Perugina si è persa pure la speranza della stabilizzazione del lavoro! Tutto questo avviene nel silenzio generale e assoluto dei sindacalisti, gli stessi che a marzo “glorificavano” pomposamente il Piano Industriale della Nestlè di cui sono strenui difensori, molto più degli stessi manager. Ormai sembra che i sindacati, e la CGIL in testa, siano diventati “testimonial” ufficiale della Nestlè, i più realisti del re…

Carla Spagnoli

Presidente del Movimento per Perugia

mercoledì 21 settembre 2016

Perugia, l’ennesima figuraccia dei Consiglieri Comunali!


Lunedì scorso, per l’ennesima volta, la seduta del Consiglio Comunale di Perugia è stata chiusa in anticipo per mancanza del numero legale dei consiglieri, dopo la verifica chiesta dal socialista Nilo Arcudi. La chiusura anticipata ha impedito così la discussione e votazione di vari atti e ordini del giorno. Ancora una volta i cittadini perugini sono stati costretti ad assistere a questo «spettacolo indegno», come è stato giustamente definito dal Presidente Varasano! I consiglieri assenti al momento dell’appello, sia di maggioranza che di opposizione, dovrebbero semplicemente vergognarsi per il loro “oltraggio” al senso istituzionale: si ricordano, questi consiglieri, che sono stati eletti dal popolo? Si ricordano che devono rappresentare il popolo in ogni seduta consiliare fino alla fine delle votazioni? Perché invece molti consiglieri se la “svignano” dopo la discussione dei loro atti? Il “troppo” lavoro in Consiglio forse li distrugge…? Ancor più grave è stata l’assenza dei consiglieri di maggioranza: al momento della verifica, come riportato sul Corriere dell’Umbria di martedì, nella maggioranza erano presenti solo i consiglieri Mignini e Pastorelli, Pittola, Numerini, Vignaroli, Gabriele Romizi, Nucciarelli, Leonardi, Castori, Luciani e Sorcini. Dov’erano gli altri consiglieri di “centrodestra”? Non si rendono conto che così mettono in difficoltà anche il sindaco Romizi e la sua amministrazione? Questo è il modo di sostenere il percorso di cambiamento? Perché questo atteggiamento incomprensibile? Forse è un modo, per qualcuno, di esprimere malcontento per qualche posto non avuto…? Riteniamo infantile, invece, il comportamento dei consiglieri del PD i quali, esclusa la consigliera Mori, non hanno risposto all’appello pur essendo presenti in aula, dando così il loro “prezioso contributo” alla fine anticipata della seduta. C’era proprio motivo di far mancare il numero legale? Quale risultato politico hanno ottenuto con questo atteggiamento? Questo è il senso istituzionale dimostrato dalla sinistra perugina? I risultati di questi “capricci” e di questo ennesimo “teatrino” sono stati il rinvio della discussione di atti comunali, anche importanti, l’aumento del lavoro arretrato e una nuova figuraccia collezionata dai consiglieri e dal Consiglio Comunale, l’istituzione che più di tutte dovrebbe essere vicina alla gente e rappresentare gli interessi dei cittadini! A quanti altri “spettacoli indegni” dovremo assistere ancora…?

Carla Spagnoli

Presidente del Movimento per Perugia

martedì 13 settembre 2016

Rom a Perugia, un allarme sociale!


La presenza di vere e proprie famiglie rom a Perugia sta diventando un grosso problema sociale… Solo nelle ultime settimane sono state continue le segnalazioni di furti e altri reati da parte di cittadini residenti in diverse zone della città, da via Birago a via della Concordia, da via della Pescara al Bellocchio, passando per via Campo di Marte e via Fonti Coperte… Proprio in quest’ultima via ci risulta che le Forze dell’Ordine abbiano sorpreso minorenni rom intenti a spostare le telecamere di sicurezza verso l’alto, in modo da non riprendere eventuali reati o azioni criminose! Per non parlare, poi, del Parco Sant’Anna, diventato “proprietà privata” di decine di rom che vi bivaccano tutto il giorno… Persino al Percorso Verde, ormai, i furti d’auto sono all’ordine del giorno! Inoltre alle istituzioni risulta che nessuno degli appartenenti a queste famiglie rom abbia un lavoro. Eppure spesso arrivano notizie di rom “nullatenenti” che vengono sorpresi con auto e oggetti di lusso: com’è possibile senza un lavoro? Possibile che nessun politico né le istituzioni si facciano questa domanda elementare e si diano una risposta? Possibile che le segnalazioni di allarme e le denunce di comitati e cittadini debbano sempre rimanere inascoltate? Purtroppo le Forze dell’Ordine, nonostante l’impegno che mettono al di sopra delle loro forze, hanno le mani legate da uno Stato che non fornisce loro gli strumenti e i poteri utili per combattere questa delinquenza. Infatti quando un rom viene arrestato, viene subito rilasciato perché risulta residente e quindi, secondo la legge, viene meno il presupposto del pericolo di fuga. Le Forze dell’Ordine possono solo controllare il nominativo, fare le foto, prendere le loro impronte e rilasciarli per non rischiare l’accusa di sequestro di persona! Per questo i rom in Italia possono tranquillamente circolare senza documenti e aggredire le Forze dell’Ordine che fanno controlli nei campi nomadi e nelle loro abitazioni… È normale lasciare in giro gente che ha alle spalle decine di precedenti penali per gli stessi reati? A chi giova questo assurdo buonismo? Che credibilità ha questo Stato, impotente per sua scelta? Il problema deve essere risolto alla radice: se un rom non italiano non dimostra di avere un lavoro e una fissa dimora, deve essere rimpatriato, anche se comunitario! Anche i comuni e le regioni devono fare la loro parte e non devono dare la possibilità di restare a gente che non lavora, non ha fissa dimora, delinque e non vuole integrarsi! In Francia, prima con Sarkozy e poi con Hollande, è stata attuata una politica di rimpatrio incentivato, ma anche coatto, di rom rumeni e bulgari (quindi comunitari). Sono razzisti pure i francesi e Hollande? Se la Romania riprende i suoi rom dalla Francia, perché non dovrebbe riprenderli dall’Italia? Inoltre si deve dire basta ai campi rom, ormai diventati una “terra di nessuno” in mano a criminali che dettano la loro legge, minacciando la sicurezza delle città e dei cittadini italiani. I campi rom come noi li conosciamo non esistono altrove: nel Regno Unito esistono solo siti di sosta temporanea, non permanenti, e fermarsi fuori da questi siti è considerato reato; in Francia ci sono aree di permanenza temporanea fornite di acqua e luce per i rom, a condizione che abbiano le Carnets de voyage rilasciate dalla Prefettura. Quando in Italia lo Stato tornerà a essere uno Stato…?

Carla Spagnoli

Presidente Movimento per Perugia

martedì 6 settembre 2016

Terremoto, ma quale “modello umbro”!


In questi giorni, a proposito del tragico terremoto che ha colpito il Centro Italia, giornali, telegiornali, politici e social network stanno facendo a gara nell’indicare la ricostruzione operata in Umbria dopo il terremoto del 1997 come modello di efficienza e serietà. A supporto di tale tesi, il fatto che a Norcia e in Umbria non ci siano state vittime e che gli edifici hanno tenuto. Ma siamo davvero sicuri che il “modello umbro” sia quello giusto, da seguire ed “esportare” in tutta Italia? Innanzitutto non si capisce come mai, se gli edifici hanno tenuto, ci siano quasi 1200 sfollati umbri che sono stati sistemati nelle tendopoli… Se è vero che gli edifici hanno tenuto, come mai è crollato un pezzo del campanile di Castelluccio di Norcia e persino a Foligno e a Spoleto ci sono due scuole inagibili? Davvero in Umbria va tutto bene e non c’è nessuna emergenza, come vogliono farci credere? Non è la prima volta che il “modello umbro” di ricostruzione viene tirato fuori: già nel 2009, dopo il terremoto a L’Aquila, l’attuale ministro Franceschini affermava che «il modello attuato in Umbria ha funzionato e dovrebbe essere attuato anche in Abruzzo»: ma quale modello umbro! Nel 2009, ben 12 anni dopo il terremoto in Umbria, gli sfollati erano ancora migliaia, stipati in container di latta torridi d’estate e gelidi d’inverno, e i lavori di ricostruzione, in gran parte dei paesi, erano ancora in alto mare (persino Assisi era costellata di cantieri e transenne)! Oggi, a distanza di 19 anni dal sisma, ci sono ancora famiglie umbre che aspettano di tornare nelle loro case… Chi pensa a queste persone? Per non parlare poi delle enormi lacune nei controlli sulla ricostruzione post-sisma, con contributi dati “a pioggia” senza criterio, lavori eseguiti male e appalti assegnati a imprese fallite poco dopo aver preso i soldi: che dire, niente male per un “modello” da esportare… Infine, in pochi ricordano che la ricostruzione, costata complessivamente circa 8 miliardi di euro, aprì le porte dell’Umbria alle prime infiltrazioni della criminalità organizzata, attraverso il sistema dei subappalti edilizi; tale tesi è stata confermata qualche anno fa persino da Giuseppe Lumia, ex Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia… Di quale “modello umbro” si sta parlando? Noi non vogliamo creare allarmismi, né condannare nessuno, ma non vogliamo che si faccia retorica o propaganda su un tema tanto tragico quanto delicato! Se si vuole guardare a un modello di ricostruzione italiano, si deve guardare al Friuli Venezia Giulia dopo il sisma del 1976, non all’Umbria. Il vero problema, purtroppo, è che l’Italia non è più un paese moderno per quanto concerne i criteri antisismici per le nuove costruzioni: adottiamo dei sistemi che in altri paesi sono stati superati da decenni! Costruiamo ancora case ed edifici in calcestruzzo o cemento armato, mentre in stati come Giappone o California travi e pilastri sono tutti in acciaio o, se si tratta di piccole costruzioni, in legno… Perché non si ha il coraggio di prendere a modello questi paesi? Perché in Italia non c’è la volontà di modernizzarsi? Perché si continua a fabbricare in cemento armato, magari depotenziato con sabbia per risparmiare? Forse per non disturbare il potere dei soliti costruttori e palazzinari…? Poi non stupiamoci se in Italia ospedali o scuole inaugurati da pochi anni e costruiti secondo le “norme antisismiche” italiane, crollino giù alla prima scossa di terremoto…

Carla Spagnoli

Presidente Movimento per Perugia

venerdì 2 settembre 2016

Perugia, che fine ha fatto il “Choco bar” sotto le Logge di Braccio?


Sul restauro delle Logge di Braccio e sull’apertura del nuovo “Choco bar” di Guarducci da un po’ di tempo è calato il silenzio generale. Molti perugini si stanno chiedendo a che punto sono i lavori e quando potranno ammirare il nuovo locale e le Logge restaurate e restituite alla città dopo anni di vergognoso degrado… Arrivati a settembre ci aspettavamo di poter prendere un bel caffè o una cioccolata nella splendida cornice delle Logge di Braccio, vero e proprio gioiello del centro storico di Perugia. Invece nulla di tutto questo! Sullo stato dei lavori sembra che tutto taccia né si sa con certezza quando si potrà assistere all’apertura del locale… Ancora oggi la vista delle Logge viene deturpata dalle orrende barriere coperte da teli bianchi che delimitano il cantiere dei lavori. Che novità ci sono? I lavori stanno andando avanti? Eppure all’inizio la fine dei lavori di restauro riportata sul cartello del cantiere era prevista per il 30 giugno 2016… Quando potremo rivedere le Logge di Braccio ripulite e rinate? Quando verrà inaugurato il nuovo “Choco bar”? Come mai questi ritardi? Forse qualche grande partner è venuto a mancare…?

Carla Spagnoli

Presidente Movimento per Perugia

mercoledì 27 luglio 2016

Umbria, quali politiche per gli anziani?


Nel 2015 all’ospedale “Santa Maria della Misericordia” di Perugia sono stati ricoverati più di 7.500 anziani ultraottantenni. Questo dato ci porta a riflettere su quali siano le politiche messe in atto dalla Regione in materia di assistenza e cura degli anziani… Purtroppo i nostri anziani sembrano essere stati dimenticati dalla sinistra! Persino negli ospedali umbri sembra che non si pensi a loro: perché gli anziani ricoverati in reparti come geriatria non mangiano più in salette mensa come una volta, in cui potevano stare insieme e comunicare tra loro? Perché i corridoi degli ospedali non hanno nemmeno dei maniglioni d’appoggio sui muri per aiutare gli anziani che hanno difficoltà a muoversi? Spesso gli anziani vengono dimessi troppo presto per il problema dei posti letto e così, dopo poco tempo, sono costretti a tornare in ospedale… Il problema, per questi pazienti ma non solo, è che non ci sono abbastanza posti letto per la lunga degenza! Allora perché non trasformare in Umbria i piccoli ospedali in strutture riabilitative per la lunga degenza, con personale altamente specializzato? Sarebbe il modo migliore per valorizzare sul serio, e non a parole, i piccoli ospedali umbri... Il problema però, prima ancora che sanitario, è sociale e riguarda il dramma dei nostri anziani che sono sempre più soli ed emarginati. Sarebbe bene che la Regione Umbria, così come le altre istituzioni, intervenissero in tal senso, magari promuovendo dei “tavoli di lavoro” per trovare le giuste soluzioni insieme a medici, personale sanitario e associazioni sociali. Anche le famiglie di questi anziani sono state lasciate sole: nel 2009 la Regione Umbria, allora governata dalla Lorenzetti, decise di abolire la Legge Regionale n. 24 del 2004 che prevedeva un assegno di cura alle famiglie per l’assistenza a domicilio di disabili o anziani non autosufficienti! L’abolizione dell’assegno di cura, che ammontava in origine a circa 418 euro mensili, è stata una scelta scellerata che ha messo con le spalle al muro circa 24.000 famiglie umbre, molte delle quali sono state costrette a mandare i loro cari anziani in case di riposo e altre strutture ricettive! Ma non era meglio e più economico dare dei soldi direttamente alle famiglie attraverso l’assegno di cura? Perché la sinistra non ripristina questo importante assegno? Non è meglio favorire la permanenza degli anziani nelle loro case, con i loro cari? Ci si rende conto di quanto sia dannoso sradicare completamente un anziano dalla sua casa? Nei centri per anziani e case di riposo, qual è il livello di aggregazione degli anziani e di attività sociali? Gli anziani in Umbria sono davvero al centro della politica sociale della Regione? Cari umbri, vi invitiamo a riflettere…

Carla Spagnoli

Presidente Movimento per Perugia

giovedì 14 luglio 2016

Ferrovia Centrale Umbra, dov’è la manutenzione?




La tragedia dell’incidente ferroviario in Puglia ha portato alla ribalta lo stato delle linee ferroviarie locali e la loro sicurezza. L’Umbria, fortunatamente, da tempo ha superato il sistema del “via libero telefonico” e la FCU ha un sistema di sicurezza basato sul Dirigente Centrale Operativa (DCO) che controlla tutto il traffico dei treni evitando la possibilità di qualsiasi contatto tra i convogli. Tuttavia ciò non deve farci abbassare la guardia sullo stato della nostra ferrovia, inaugurata più di cent’anni fa ma lasciata, oggi, completamente al suo destino! Da tempo denunciamo la necessità di fare la manutenzione di tutta la linea FCU, da Terni fino a San Sepolcro. Servono urgentemente interventi come la messa della breccia sui binari e la risistemazione di tutte le massicciate; ma soprattutto serve al più presto il riallineamento dei binari per prevenire il pericolo di deragliamenti dei treni, soprattutto ora che con la stagione estiva il ferro, allungandosi, rischia di deformare il binario. Questi lavori di manutenzione dovrebbero essere frequenti ma non vengono fatti da anni, se non nei casi di estrema urgenza! Da quanti anni non viene noleggiato il macchinario per riallineare il binario? Questa mancanza di manutenzione spiega tutti i disagi accaduti in questi anni, non ultimo la riduzione della velocità massima a 50 km orari sulla linea Umbertide-Città di Castello… La Regione attualmente non ha i 70 milioni di euro che all’incirca servono per mettere in sicurezza tutta la linea FCU, eppure in questi anni, tra raddoppio ferroviario (a proposito, che fine ha fatto…?) e altri interventi sono stati spesi centinaia di milioni di euro! Come sono stati usati questi soldi? A che sono serviti tutti gli ammodernamenti fatti, se la ferrovia si trova in questo stato di agonia? A che è servito eliminare i passaggi a livello per fare andare i treni a 110 km orari, se poi questi viaggiano a 90 km orari? Forse devono ridurre la velocità per lo stato dei binari…? A proposito di treni, ci chiediamo ancora una volta: che fine hanno fatto i 4 “Minuetto” elettrici, costati circa 18 milioni? Ci risulta che solo uno è in funzione, sulla tratta Umbertide-Ponte San Giovanni, gli altri sono in deposito perché non hanno i pezzi di ricambio… Allora a che è servito elettrificare la rete FCU da San Sepolcro a Terni (ma non da Sant’Anna a Ponte San Giovanni)? A che servono le sottostazioni elettriche se mancano i treni…? Persino le stazioni sono abbandonate a se stesse: non ci sono neanche i soldi per le tubature dei bagni pubblici! Questo è il rilancio della linea ferroviaria, di cui tanto si vanta la Marini? La verità è che i problemi della FCU sono iniziati proprio nel momento in cui la sua gestione è passata dallo Stato alla Regione tramite Umbria Mobilità: da quel momento la FCU è stata messa in secondo, se non terzo piano e sminuita dalla sinistra, nonostante le “belle parole” contenute nel Piano Regionale dei Trasporti. È impensabile che della FCU si parli solo quando succedono i disastri: una volta passato il clamore della tragedia pugliese, resterà tutto come prima…?


Carla Spagnoli

Presidente Movimento per Perugia


Gian Battista Mannone




martedì 5 luglio 2016

Stazione di Sant'Anna, chiusa la sala d'attesa!


"Stazione di Sant'Anna senza sala d'aspetto, tutta colpa di ubriaconi e balordi"

Da alcuni giorni la sala d’attesa della stazione di Sant’Anna a Perugia è stata chiusa al pubblico. Perché? Ci è stato segnalato da alcuni perugini che da tempo la sala era diventata una “casa sicura” per persone ubriache che andavano a dormire sulle panchine all’interno, lasciando come segni della loro presenza rifiuti, cattivi odori, sporcizie di ogni genere e persino vomito! Per queste ragioni Umbria Mobilità avrebbe deciso di chiudere, non si sa per quanti giorni, la sala d’attesa. Comprendiamo benissimo il disagio del personale che lavora alla stazione e che quotidianamente deve assistere a scene disgustose di ubriachi e balordi che sporcano e imbrattano la stazione: a questi onesti lavoratori va tutta la nostra solidarietà. Questa decisione, però, va a colpire tutti quei cittadini, umbri e non solo, che per lavoro o per studio devono prendere quotidianamente il treno per venire a Perugia e tornare a casa! Queste persone, oggi, sono costrette ad aspettare l’arrivo del treno sotto il sole cocente, sottoposti ad ogni intemperia… Chi ci pensa a questi cittadini? Perché tutti i pendolari debbono pagare per alcuni incivili? Invece di chiudere la sala d’attesa sarebbe necessario fare più controlli, attraverso telecamere di sorveglianza, e intervenire subito se c’è qualcosa che non va, rivolgendosi alle Forze dell’Ordine. I problemi si risolvono individuando i responsabili, non punendo indistintamente tutti! Purtroppo la questione degli ubriachi che si aggirano per la zona non è stata affatto risolta: ci è stato segnalato, infatti, che adesso questa gente si è “trasferita” nella stazione degli autobus a Piazza Partigiani, poco distante dalla stazione ferroviaria di Sant’Anna: il problema, in pratica, è stato solamente spostato! I pendolari che prendono i treni ex-FCU già sono costretti ad affrontare ogni giorno mille disagi tra biglietti carissimi, ritardi, disservizi, stazioni fatiscenti e viaggi su treni diesel vecchi e obsoleti:  è possibile che ora non possono più aspettare neanche in una sala d’attesa…?

Carla Spagnoli
Presidente Movimento per Perugia