Movimento per Perugia

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giovedì 31 maggio 2018

Precisazione in merito al nostro ultimo intervento sulla Colussi


In merito al nostro intervento intitolato «Colussi, gli operai bocciano i sindacalisti», pubblicato nel primissimo pomeriggio di ieri, ci preme fare una precisazione che rettifica un passo dell’articolo: nella serata del 30 maggio 2018, ci è giunta la notizia che alle votazioni sull’ipotesi di accordo integrativo Colussi hanno partecipato, in un momento diverso dal voto degli operai dei tre stabilimenti produttivi, anche gli impiegati degli Uffici di Milano, i quali si sono espressi per il SI all’accordo firmato da azienda e sindacati. Quindi il risultato finale complessivo del voto, che fino alla giornata del 30 maggio aveva visto il NO prevalere sul Si in base ai risultati degli stabilimenti di Petrignano d’Assisi, Tavarnelle e Fossano, dopo gli Uffici di Milano è stato ribaltato e ha visto la vittoria definitiva del SI con circa 17 voti di scarto. L’accordo integrativo pertanto è passato. Ne prendiamo atto e rispettiamo pienamente l’esito delle consultazioni e soprattutto il parere di tutti i dipendenti Colussi: non a caso, in un altro nostro intervento, avevamo scritto che sospendevamo il nostro giudizio sull’accordo in attesa del voto, perché il parere dei lavoratori conta più di tutto e di tutti! Ci chiediamo solo perché gli Uffici di Milano hanno votato il 30 maggio mentre negli altri stabilimenti il 28-29 maggio, forse sarebbe stato meglio far votare tutti nello stesso momento per avere da subito un quadro definitivo più chiaro… Comunque accettiamo gli aggiornamenti del voto e non esitiamo a farli nostri, tuttavia confermiamo quanto abbiamo scritto nel resto dell’intervento, rimangono intatte le nostre critiche ai sindacati e ribadiamo ancora una volta la questione che abbiamo posto: c’è un problema SERIO di rappresentanza della classe operaia e di una distanza sempre più marcata tra sindacati e mondo del lavoro e degli operai in particolare!!! Anche se il SI all’Accordo Integrativo ha prevalso, resta il dato INOPPUGNABILE e grave che a Petrignano d’Assisi, principale stabilimento e cuore storico della Colussi, il NO ha vinto con 128 voti in più rispetto al SI e quindi gli operai hanno bocciato sonoramente la linea di quei sindacati che hanno firmato l’accordo e si sono subito affrettati ad elogiarlo. Resta il fatto che il SI ha prevalso ma non di molto e ciò è indicativo di come ci sia tra gli operai un certo malcontento e delle dolorose tra dipendenti di cui nessuno sente il bisogno. I sindacati non possono non tenerne conto!!! La classe operaia e le sue istanze dovrebbero essere la ragione profonda d’esistenza di un sindacato, la missione principale della sua azione: da tempo, in Perugina e nello stabilimento Colussi di Petrignano, non è più così… La questione della rappresentanza degli operai è, soprattutto in Umbria, più attuale che mai ed è arrivato il momento per il Sindacato di riflettere su questo e prendersi le sue responsabilità: certi sindacalisti umbri, da tempo, hanno perso la loro credibilità di portavoce degli operai!!!

Carla Spagnoli
Presidente Movimento per Perugia

mercoledì 30 maggio 2018

Colussi, gli operai bocciano i sindacati!!!



Sindacati sconfessati pubblicamente dagli stessi operai e bocciati su tutta la linea! Questa è la sentenza inappellabile, e per certi aspetti storica, che è uscita dallo stabilimento Colussi di Petrignano d’Assisi, dove il 28 e 29 maggio si sono tenute le votazioni delle assemblee dei lavoratori a proposito dell’accordo integrativo firmato dall’azienda e da CGIL, CISL e UIL…. Questo voto è stata una doccia gelata per i sindacalisti, che “incensavano” l’accordo e parlavano di «rinnovo positivo» senza nemmeno aver prima consultato i lavoratori: il risultato è stato che a Petrignano, su 341 votanti, i NO all’accordo integrativo sono stati 229, i SI 101, il No ha prevalso con ben 128 voti di scarto!!! È vero che negli altri stabilimenti di Tavarnelle e Fossano ha prevalso il SI, tuttavia l’esito delle votazioni non cambia, dal momento che Petrignano è di gran lunga il primo stabilimento Colussi per numero di lavoratori, nonché cuore ed anima dell’azienda! Complessivamente il NO all’accordo ha prevalso per circa 12 voti… Un’autentica batosta per i sindacalisti di casa nostra e per la loro credibilità, ormai prossima allo zero agli occhi degli operai! Un’eccezione è rappresentata dall’UGL Agroalimentare che fin dal primo momento si è schierata con i lavoratori, ha ascoltato le loro preoccupazioni (a differenza degli altri…) e ha avanzato critiche verso un accordo che prevedeva gli ennesimi sacrifici sulla pelle dei lavoratori in materia di flessibilità oraria e premi di produzione! Al Segretario Provinciale dell’UGL agroalimentare Massimo Morelli va il nostro plauso. Fin da subito avevamo denunciato il clima di malcontento diffuso tra i lavoratori Colussi e avevamo espresso dei dubbi su un accordo integrativo che i sindacalisti esaltavano «con soddisfazione» e definivano “positivo”, “significativo”, “importante”, quasi fosse “il migliore dei mondi possibili”: neanche i manager dell’azienda, forse, si sono spinti a tanto negli elogi!!! Questa è la prova lampante della distanza abissale tra i sindacalisti di oggi e la realtà del mondo del lavoro, la dimostrazione che i sindacati, che dovrebbero essere portavoce delle istanze dei lavoratori, oggi sono più “amici” e “testimonial” delle multinazionali e dei “padroni” piuttosto che degli operai… Non è bastato nemmeno cambiare all’ultimo minuto le modalità di voto e venir meno a precedenti accordi tra le sigle per evitare l’ennesima figuraccia!!! Con quale credibilità questi sindacalisti pensano ancora di rappresentare i lavoratori nelle trattative? Non sono ancora “sazi” di prendere batoste in Perugina e in Colussi? Il Dottor Michele Greco, segretario FLAI-CGIL Umbria, è soddisfatto dell’ennesima “figura”…? C’è qualcuno che in questo paese trae le conseguenze dei propri fallimenti e bocciature e se ne prende le responsabilità…?

Carla Spagnoli
Presidente Movimento per Perugia

Sagre, perché no?



L’Umbria da sempre è, per la sua storia, i suoi splendidi borghi e le sue caratteristiche, una regione che vive dei suoi monumenti, del suo paesaggio ma anche dei suoi eventi (pochi), delle sue feste religiose e soprattutto di sagre. Tuttavia la burocrazia e le Istituzioni stanno lentamente ma inesorabilmente uccidendo queste tradizioni con continue restrizioni, imposizioni, “lacci e lacciuoli”! L’ultimo duro colpo a questi eventi è arrivato lo scorso anno da una circolare del Capo della Polizia che obbliga addirittura ad avere un «adeguato numero di steward professionali inseriti in apposite liste delle Prefetture», costi che ricadono interamente sugli organizzatori!!! Questa circolare mette dei paletti francamente insostenibili per tutti quei cittadini e Pro loco che VOLONTARIAMENTE e senza chiedere nulla in cambio offrono il proprio tempo e il proprio servizio per sagre e feste che sono l’anima di un territorio, soprattutto in Umbria dove spesso rappresentano l’unico mezzo per tenere unite intere comunità e dare vita a moltissimi paesi e piccoli comuni, oggi sempre più deserti!!! Questo è il modo di tutelare e valorizzare certe realtà, con la loro storia e le loro tradizioni millenarie? Certe misure vanno bene, ma solo per grandi eventi come concerti, cortei, eventi speciali e particolari, non certo per sagre paesane o feste patronali!! Purtroppo la circolare del Capo della Polizia non fa distinzioni e così in molte parti d’Italia numerosi eventi sono stati cancellati e anche in Umbria si rischia grosso, dal momento che i piccoli comuni, i cittadini dei vari borghi, le associazioni e le Pro loco territoriali non sono in grado di sostenere gli aspetti organizzativi e i costi non indifferenti per adeguarsi agli standard… Già una festa agricola millenaria come quella di Sant’Eurosia e San Faustino a Narni quest’anno non si farà per colpa di questi paletti, come denunciato dal Corriere dell’Umbria… Quante altre sagre e feste umbre rischiano di fare la stessa fine e di morire? Mi chiedo dove sono i parlamentari umbri e soprattutto dove fossero quei parlamentari del PD che fino a pochi mesi fa stavano nella maggioranza di Governo: che cosa hanno fatto per tutelare i territori e le loro sagre? Dov’erano mentre venivano imposti certi vincoli assurdi? Perché non hanno detto una parola e parlano solo oggi, a ridosso delle sagre previste? Eppure una volta per il vecchio Partito Comunista Italiano queste erano il “fiore all’occhiello” dei paesi e anche una fonte di sostentamento per i circoli… Il PD di oggi, erede del PCI, è sempre più lontano dalla gente, dai lavoratori, dai territori e strizza l’occhio a Confindustria, all’alta finanza, ai poteri forti, e per questo perde sempre più voti!

Carla Spagnoli
Presidente Movimento per Perugia

domenica 27 maggio 2018

Colussi, quali strategie a difesa dei lavoratori?



Ritorniamo a parlare della Colussi. Lo scorso 18 maggio i rappresentanti dell’azienda hanno incontrato le segreterie nazionali e regionali di FAI CISL, FLAI CGIL e UILA UIL e, insieme alle RSU della Colussi, hanno trovato un’ipotesi di accordo integrativo per il 2018-2021 che riguarda i lavoratori degli stabilimenti di Petrignano d’Assisi, Tavarnelle e Fossano. Subito i sindacalisti si sono affrettati ad elogiare il rinnovo dell’accordo e si sono vantati delle loro firme, dimenticando però che l’ultima parola su qualsiasi accordo spetta sempre ai lavoratori attraverso una regolare assemblea, come ha giustamente osservato Massimo Morelli, segretario provinciale dell’Ugl agroalimentare. I lavoratori e le maestranze, infatti, sono i principali soggetti interessati da qualsiasi trattativa tra azienda e sindacati, sono i primi a subire le conseguenze, positive o negative, di qualsiasi accordo tra le parti. I sindacati parlano di «rinnovo positivo» prima ancora di sentire il parere degli operai, dei quali dovrebbero essere “portavoce”: siamo sicuri, signori sindacalisti, che quest’accordo integrativo va bene ai lavoratori? Francamente nutriamo dei dubbi, dal momento che quest’intesa, sempre secondo l’Ugl agroalimentare, porterà un ulteriore innalzamento del limite massimo di ore utilizzabili per la flessibilità oraria, a discapito dell’orario settimanale, e aggiungerà altre 24 ore di flessibilità rispetto alle 88 ore già previste, ore da recuperare anche nei sabati e nelle domeniche! Siamo così certi che gli operai saranno disposti a questi ennesimi sacrifici? Ci risulta che nello stabilimento di Petrignano di Assisi ci sia un malessere diffuso e siano sorte forti perplessità in merito ai contenuti dell’accordo integrativo, nonostante i sindacalisti firmatari vogliano convincere i dipendenti del contrario… Ci risulta anche che in seno ai sindacati attivi nell’azienda ci siano divisioni di non poco conto: sembra infatti che in un primo momento si fosse raggiunto un accordo votato a maggioranza dalle sigle sindacali per indire l’assemblea dei lavoratori lunedì e per far votare l’accordo in un'unica giornata, chiudendo le votazioni alle 22,00. Sembra però che un potente sindacato, in maniera unilaterale, abbia affisso poco dopo nella bacheca sindacale della Colussi un foglio dove indicava nuove modalità di voto che prolungavano a due giorni il tempo delle votazioni sull’accordo, in barba a quanto stabilito precedentemente dalle altre sigle. Perché questa scelta, che rischia di creare divisioni tra lavoratori di cui nessuno sente il bisogno? Perché i sindacati non marciano compatti a difesa degli operai? Non dovrebbe essere questa la loro missione principale? Da chi è partito l’input che ha portato al nuovo metodo di voto, rompendo il patto con le altre sigle…? Per quanto riguarda l’Accordo integrativo, abbiamo sollevato i nostri dubbi ma sospendiamo il nostro giudizio, in attesa del voto all’Assemblea dei lavoratori: agli operai, alle maestranze e agli impiegati l’ultima parola, il loro giudizio conta più di tutto, anche più delle “belle parole” di certi sindacalisti…

Carla Spagnoli
Presidente Movimento per Perugia

venerdì 25 maggio 2018

Chi ha paura di un manifesto…?



Da giorni nella nostra Regione non si fa altro che parlare dei maxi-manifesti fatti affiggere regolarmente dall’Associazione Pro Vita per denunciare le conseguenze terribili di un aborto… È bastato semplicemente annunciare l’arrivo di questi manifesti a Perugia per scatenare da subito un “putiferio”: immediatamente i soliti “compagni” si sono stracciati le vesti e hanno iniziato a pressare la giunta Romizi, consigliandogli (si fa per dire…) la rimozione istantanea dei manifesti con i consiglieri PD Bistocchi e Bori e con continue mail di protesta alla posta del Sindaco. Pure l’immancabile CGIL, invece di pensare ai risultati disastrosi in termini di difesa dei posti di lavoro, ha immediatamente preso posizione contro la presenza dei manifesti: chissà perché quando c’è da alzare la voce per gli operai e le operaie i “solerti” sindacalisti non mostrano MAI lo stesso “furore”… Non contenti, i “democratici” compagni pro-aborto hanno pensato bene di imbrattare questi manifesti e di “oscurarli” con della vernice, a Perugia e a Marsciano: ecco i nuovi Inquisitori!!! Ancora una volta questa gente dà sfoggio della loro arroganza, della loro presunzione, del “rispetto” che hanno verso chi la pensa diversamente, e dei loro concetti di “dialogo” e di “democrazia”: è democrazia solo se hanno ragione loro, come avviene nei paesi comunisti da loro tanto amati! Contro i manifesti di Pro Vita è stato detto di tutto: “urtanti”, “cruenti”, “odiosi”, “beceri”, “frutto d’ignoranza e intolleranza”, “frutto di tempi malati” e chi più ne ha più ne metta. Si è arrivati ad urlare una «propaganda sulla pelle delle donne per criminalizzarle», manca solo l’accusa di “crimini di guerra” e il patibolo contro l’Associazione Pro Vita e il cerchio è chiuso!!! Il sindaco di Magione ha già deciso di far rimuovere una delle icone dal suo Comune, con buona pace della libertà di opinione e del diritto ad esprimere liberamente il proprio pensiero, espressamente riconosciuto e tutelato dalla nostra Costituzione! La stessa Costituzione tanto evocata dalla sinistra quando gli fa comodo… Persino il sindaco di Marsciano, che vorrebbe imitare il suo “compagno” di Magione, ha detto di non credere che «ricorrano i presupposti né costituzionali né normativi per un intervento di censura»… Qui casca l’asino: la sinistra vuole la censura, alla faccia della democrazia!!! Ma perché dei manifesti fanno così paura? Perché hanno scatenato tali reazioni di fuoco (queste sì violente)? Forse perché l’Associazione Pro Vita ha avuto il coraggio di mettere sotto gli occhi di tutti la cruda realtà? Forse perché si ribadisce il sacrosanto principio che una vita è vita fin dal grembo materno? Forse perché si descrive l’aborto per quello che è, insieme ai suoi effetti devastanti? In questo paese non si può più nemmeno fare un appello a non abortire e ad accogliere una nuova vita? Gli abortisti scandalizzati si appellano al “dogma” della Legge 194 che ha legalizzato l’aborto, ma dimenticano il principio supremo della «tutela alla vita» che persino questa Legge riconosce, come ha ricordato il consigliere Sergio De Vincenzi in Consiglio Regionale… Io, come donna e mamma di tre figli, non mi sento affatto offesa da questi manifesti né ritengo lesa la mia dignità. Gli unici ad offendere semmai sono i “soliti” compagni, capaci solo di rispondere con slogan, insulti, sabotaggi e censure!

Carla Spagnoli
Presidente Movimento per Perugia

lunedì 7 maggio 2018

Sergio Ramelli, anche Perugia non dimentica!



Venerdì scorso abbiamo partecipato al convegno nella Sala Sant’Anna di Perugia in ricordo di Sergio Ramelli, la cui tragica storia è stata ricostruita dai relatori Umberto Maiorca, Marco Carucci (autore di un albo a fumetti su Sergio) e dal Professor Gianfranco Binazzi. Chi era Sergio Ramelli? Era un ragazzo milanese, studente dell’ITIS “Molinari”, un diciottenne di destra che professava con coraggio e pacificamente i suoi ideali negli anni Settanta, un’epoca di odio politico, dove l’avversario era il nemico da abbattere dopo averlo spogliato persino della sua dignità di uomo, una pagina triste di storia italiana in cui l’odio comunista portava alla “caccia al fascista” al grido di «uccidere un fascista non è reato»! Il 13 marzo 1975 Sergio Ramelli veniva brutalmente aggredito da due studenti universitari di Medicina, legati ad Avanguardia Operaia e accompagnati da altri “compagni”, pestato in maniera infame a colpi di chiave inglese e lasciato a terra esanime… Sergio non era un gerarca del ventennio né un reduce del Fascismo, non era un leader del Movimento Sociale Italiano né, tantomeno, un picchiatore o uno squadrista, era solo un ragazzo di Destra, fiduciario del Fronte della Gioventù che peraltro quei vigliacchi assassini neppure conoscevano! Qual’era stata la sua “colpa”? Aver scritto a scuola un tema in cui condannava la violenza delle Brigate Rosse e ne ricordava le prime due vittime, i militanti missini Graziano Giralucci e Giuseppe Mazzola… Dopo quel tema, che venne esposto sulla bacheca della scuola, ci fu un “processo politico” studentesco che bollò Ramelli come “fascista” e da lì la sua vita e quella della sua famiglia divennero un inferno, con insulti, intimidazioni, aggressioni, minacce continue, chiamate anonime anche notturne, pedinamenti e schedature, a scuola gli fu fatta terra bruciata intorno tanto che fu costretto a cambiare istituto e ad iscriversi al serale, fino ad arrivare al barbaro agguato sotto casa, sotto gli occhi della madre!!! Giunto il corpo privo di sensi al Policlinico l’anestesista arrivò a dire alla madre, mamma Anita, che «non aveva visto nulla di così spaventoso» per come era ridotto… I 47 giorni di agonia che precedettero la morte di Sergio furono drammatici: gli amici non potevano andare a trovarlo, ripresero le vili minacce alla famiglia Ramelli perché Sergio sembrava reagire e riprendersi,una sede del Msi arrivò persino a rivolgere un appello a medici disposti a vegliare a turno su Sergio «perché gli infermieri di notte aprono le finestre della stanza per fargli venire la polmonite»! Anche se questo episodio verrà in parte ridimensionato da mamma Anita, Sergio morirà proprio di polmonite il 29 aprile 1975…  Persino i funerali si svolsero in un clima allucinante: si cercò in tutti i modi di impedire la cerimonia, con pressioni sulla famiglia affinché portasse via di nascosto e alla svelta il corpo dall’obitorio e con la minaccia di cariche in caso di corteo funebre, visto come “corteo non autorizzato” e “adunanza sediziosa”!!! Nel clima di “caccia al fascista” di quegli anni, neppure i morti avevano pari dignità… Gli assassini e i loro complici, ben protetti dai loro “compagni”, rimasero impuniti per molti anni e verranno identificati quasi per caso e processati circa 10 anni dopo il delitto: riceveranno “condanne” lievi per omicidio preterintenzionale e non volontario, nonostante la spietata esecuzione, programmata e progettata in ogni dettaglio!!! Oggi i balordi sono tutti a piede libero e c’è pure chi, tra di loro, ha fatto carriera nella sanità ed è diventato persino primario… La storia di Sergio Ramelli meriterebbe di essere raccontata ogni anno in tutte le scuole, per far conoscere ai giovani di oggi cosa significava allora professare delle idee, vivere in un clima di terrore e di odio, dove uccidere un fascista diventava quasi una “cosa normale”, garanzia di impunità!!! Bene, quindi, che ci sia stato questo convegno (un plauso va agli organizzatori e ai relatori) e che anche a Perugia sia stata intitolata una rotatoria a Sergio, un martire politico dell’odio comunista. Speriamo che la memoria di Sergio continui a vivere nella nostra città anche nei prossimi anni, con altri convegni e altre iniziative in suo onore…

Carla Spagnoli
Presidente Movimento per Perugia