Movimento per Perugia

Movimento per Perugia

lunedì 29 maggio 2017

Sindacati Perugina in agitazione: troppo tardi!



I sindacati sulla Perugina hanno perso ogni residua credibilità e la loro faccia, se mai ne avessero avuta una! Ora “minacciano” Nestlè e paventano lo stato di agitazione, quando fino all’altro ieri “incensavano” la multinazionale e il suo Piano Industriale! Non ce le scordiamo le loro dichiarazioni: parlavano di «un nuovo percorso di sviluppo, in grado di rilanciare la Perugina come eccellenza in Italia e nel mondo», sbandieravano i 60 milioni d’investimenti come vessillo delle loro vittorie e c’è stato persino chi, nominando mia nonna Luisa, blaterava che il Piano Industriale «realizzava il sogno di Luisa Spagnoli»: quel sindacalista, prima di parlare, farebbe bene a pulirsi la bocca… In mezzo a questo “squillar di trombe” la Perugina veniva smantellata pezzo per pezzo: prima è toccato al comparto biscotti “Ore Liete”, ceduti al gruppo Tedesco Srl; poi è stata la volta del comparto caramelle, cedute alla piemontese FIDA S.p.A proprio nell’anniversario dei 90 anni delle “Rossana”! Nestlè ha anche ceduto tutto il comparto delle “Strenne”, impoverito la Confiserie, portato via macchinari da San Sisto sotto gli occhi dei sindacati e delle maestranze, disatteso le promesse sugli aumenti dei volumi produttivi e ha promosso l’uscita volontaria incentivata degli operai dall’azienda. Eppure non c’è mai stata una minaccia di sciopero o stato di agitazione, i  sindacati non hanno “fiatato” e anzi hanno appoggiato in maniera acritica e incosciente questa politica di smobilitazione, attaccando me e il Movimento per Perugia che fin dal primo giorno abbiamo espresso seri dubbi e riserve sul Piano Industriale! Mi hanno chiamata allarmista, disfattista, mi hanno accusato persino di divulgare “bufale”, offendendomi. Un tal Vincenzo Sgalla, sindacalista “figlio d’arte”, mi accusava addirittura di «sputare sentenze sul piano industriale degli operai della Perugina» e mi invitava a rivitalizzare Città della Domenica, dimostrando una completa ignoranza sulla storia di Perugia e sulla realtà imprenditoriale, non sapendo che il bellissimo parco non è mai stato di mia proprietà… Ricordo che un certo Michele Greco della Flai-CGIL dichiarò in un articolo: «Se la Spagnoli ha la sfera magica, ci dica lei il futuro della fabbrica. Basta con i continui interventi a scapito del futuro dei lavoratori e dello stabilimento». Signor Greco, le sue parole, pronunciate nel novembre 2016, oggi si commentano da sole: eccolo il “futuro” della fabbrica! È quello che denuncio da più di tre anni con articoli e interviste, con dolore e disperazione per non essere stata ascoltata: “signori” sindacalisti, la “mia” Perugina, quella che crearono i miei bisnonni con lavoro e amore, oggi è ridotta a fabbrica non più dolciaria ma di solo cioccolato, impoverita nello stile e nella qualità e con la sola prospettiva di circa 350 esuberi che sembra l’ultima cifra di tale devastante passaggio storico! Temiamo, purtroppo, che non sarà l’ultimo… Non era difficile da capire, signor Greco, ma voi forse eravate troppo galvanizzati dal far parte di una commissione bilaterale che avrebbe dovuto monitorare il rilancio del marchio e della fabbrica! Forse giocavate a fare i manager? Non sarebbe stato meglio, signori Greco e Turcheria, limitarvi a fare i sindacalisti, fedeli alla missione originaria di difendere i lavoratori e il lavoro? Quali erano gli interventi a discapito dei lavoratori e dello stabilimento? I miei o quelli dei sindacati, farneticanti e fuori dalla realtà? Andate a rileggere i miei articoli dal 2014 ad oggi, signori Greco, Sgalla e Turcheria… Indire lo stato di agitazione oggi è troppo tardi e di certo non salverà né l’azienda né i posti di lavoro né tantomeno salverà la vostra reputazione! Si può solo fare un tentativo di recupero, ma non può essere fatto sotto la fallimentare direzione dei sindacati! Ci vuole uno sforzo congiunto di TUTTE LE FORZE POLITICHE, locali e nazionali, senza distinzione di colore per portare questa vicenda a una soluzione: la soluzione è INDIVIDUARE IMPRENDITORI VERI del settore alimentare che sappiano e vogliano davvero rilanciare il patrimonio Perugina! Cari operai, la verità è che siete stati presi in giro dai sindacati che voi stessi pagate… Reagite, strappate le tessere, ritirate le deleghe, non permettete che continuino a prendersi gioco di voi! Quanto a voi sindacalisti, dovreste essere i primi a firmare per l’uscita volontaria dalla Perugina, dopo aver scritto la peggior pagina sulla storia del lavoro, della Perugina e dello stesso sindacato!!!

Carla Spagnoli
Presidente Movimento per Perugia


giovedì 18 maggio 2017

Perugina, buongiorno sindacati…


Se non fosse per la situazione drammatica, ci sarebbe da “sbellicarsi dal ridere” leggendo il comunicato stampa diffuso dai sindacati sulla Perugina… Una vera “pantomima”, che trasforma la tragedia in farsa!!! Replichiamo, punto per punto, a tutte le “favole” contenute nel comunicato… I sindacalisti nostrani parlano di ipotetici e misteriosi «nuovi codici» per rendere competitivo il settore della Confiserie. Ma nuovi codici equivalgono a nuovi prodotti? Ci pare strano, visto che a San Sisto gira voce che l’azienda stia “semplificando” e diminuendo il numero dei codici! I “prodi” sindacalisti si sono spinti a chiedere una nuova «rete vendita»: peccato che a noi risulta che l’azienda abbia recentemente “accompagnato all’uscita” alcuni venditori… Dov’erano i sindacati? Che rete vendita propongono se si tagliano i venditori? Sulla qualità delle produzioni e della confiserie sarebbe meglio stendere un velo pietoso… Ma quale qualità??? I sindacati sostengono che la nuova confiserie dovrà rappresentare un’ennesima vetrina del marchio Perugina: parliamo della vetrina “spogliata” e impoverita dalla dismissione dei reparti biscotti e caramelle (la vendita delle “Rossana” è ancora una ferita aperta…)? O dalla cancellazione di prodotti storici e dall’abbandono delle mitiche “Strenne”? Quello che segue nel comunicato dei sindacati ha un qualcosa di incredibile: i sindacalisti sembrano “cadere dal pero” quando notano che «l’aumento del 44% sull’export» non genera aumento produttivo e, di conseguenza, non genera lavoro: si sono mai chiesti perché? Forse dipende dal fatto che il Bacio esportato in Cina se lo confezionano i cinesi, dopo averlo importato sfuso!!! Ottima strategia, non c’è che dire: facile presagire il prossimo passo… Inoltre, dopo anni di assoluto “letargo”, i sindacalisti si sono accorti che Nestlè ha intenzione di progettare un «riassetto organizzativo degli organici, entrando nel merito dei numeri». Tradotto, Nestlè vuole parlare di esuberi! Buongiorno sindacati… Che cosa abbiamo denunciato in questi anni? Voi dove eravate? Che cosa facevate??? La scelta di Nestlè di presentare il «progetto di riassetto» all’incontro del 9 maggio è stata giudicata frettolosa e controproducente. Ma se è passato quasi un anno e mezzo dalla presentazione del Piano Industriale sulla Perugina, con conseguenze intuibili per i lavoratori! Dov’è finita la coerenza e la lungimiranza del sindacato, in particolare della CGIL, “paladina” accanto all’azienda di questa fase? Credevano forse che i famosi 60 milioni di euro sarebbero stati investiti da Nestlè per mantenere i livelli occupazionali? Che grande acume… In realtà i sindacati hanno “tradito” i lavoratori della Perugina con promesse campate per aria, senza che ci fosse una strategia di reale rilancio! I lavoratori sono stati presi in giro e tenuti all’oscuro della realtà interna alla fabbrica, complice l’assoluto silenzio dei sindacati! Basti pensare che nel comunicato i sindacalisti hanno avuto l’ardire di scrivere che da 5 anni fanno ricorso agli ammortizzatori sociali. Cari sindacalisti, siete sicuri che sono “solo” cinque anni? O molti, molti di più…? Infine chiudiamo il nostro intervento rivolgendoci alla giunta regionale di Catiuscia Marini: lo scorso 26 aprile in Consiglio Regionale il consigliere Sergio De Vincenzi, dopo un lungo e assordante silenzio della politica sulla Perugina, aveva presentato un’interrogazione all’assessore Paparelli per conoscere le «prospettive nel breve-medio periodo sui livelli occupazionali presso lo stabilimento di San Sisto» e quali sarebbero state le iniziative della giunta in un eventuale confronto con Nestlè. L’assessore rispose ricordando i «60 milioni di investimenti» e dando rassicurazioni sul rispetto dell’accordo… Ora, di fronte alla prospettiva di 200/300 esuberi, magari già nel 2018, la Regione continuerà a dare rassicurazioni….? Che se ne assumano la responsabilità di fronte ai lavoratori della Perugina!
Carla Spagnoli

Presidente Movimento per Perugia

mercoledì 17 maggio 2017

In risposta alla Minimetrò S.p.A…


Prendiamo atto della risposta della Minimetrò S.p.A. al nostro intervento e controreplichiamo punto per punto, con estrema chiarezza. La società dichiara di aver ricevuto dal Comune di Perugia un «corrispettivo annuo» di 7.900.000 euro più IVA. Ma questa cifra, comunque alta, corrisponde al solo Contratto di servizio! La Minimetrò dimentica di citare i «Corrispettivi Riallineamenti UP». Di che cosa si tratta, cari perugini? In pratica ogni anno la Minimetrò fa una previsione degli introiti che si aspetta dalla vendita dei biglietti UP (Unico Perugia), come le altre società di trasporto in Umbria. Se alla fine dell’anno gli introiti risultano minori di quelli previsti dalla stessa società, interviene il Comune che rimborsa, almeno in parte, la cifra mancante! Guarda caso, in questi anni la Minimetrò S.p.A ha sempre “toppato” con le previsioni: nel bilancio 2015, l’ultimo depositato alla Camera di Commercio, risulta che i «Corrispettivi Riallineamenti UP» ammontavano a 490.909 euro! Se si va a guardare il bilancio 2013 risulta addirittura che la cifra rimborsata dal Comune per i biglietti invenduti è stata di ben 1.802.383 euro… Per carità, tutto questo è previsto dal Contratto di servizio e dagli accordi commerciali, ma perché i perugini dovrebbero mettere altri soldi per il minimetrò, oltre a quelli che già pagano? Perché devono rimborsare i biglietti invenduti? Ma soprattutto perché le stime previste vengono fatte dalla stessa società che poi ottiene i rimborsi? Facile chiudere così i bilanci in attivo…! Quanto poi al numero degli utenti che usufruiscono del “brucomela”, la Minimetrò non ha risposto, ma ci pensiamo noi a dare qualche dato: nel 2015, sempre secondo l’ultimo bilancio depositato, sono stati convalidati circa 2,6 milioni di ingressi, con un incremento del 3% rispetto al 2014. Peccato però che il primo Piano Economico e Finanziario della Minimetrò S.p.A., approvato dal Comune nel lontano 2007, dava una previsione di ben 5.615.000 passeggeri. Quindi, nel 2015, si sono registrati tre milioni di accessi in meno rispetto alle previsioni originarie! Inoltre la società insiste nel ribadire la virtuosità della sua gestione, «distinta da altre società di trasporto pubblico locale che, nonostante i corrispettivi, generano in molti casi perdite». A parte il fatto che non abbiamo parlato di qualità della gestione né fatto paragoni con altri, ci sembra doveroso fare alcune domande: la realizzazione del Minimetrò è costata la bellezza di oltre 100 milioni di euro, pagati in parte dal Comune di Perugia ed il resto con finanziamenti pubblici dello Stato! I soci privati della Minimetrò Scarl, in base agli accordi, dovevano mettere 43 milioni di euro: questi soldi li hanno mai messi? I cittadini hanno pagato di tasca loro la costruzione del minimetrò, e continuano tuttora a pagare per mantenerlo: ma quanti perugini ne usufruiscono abitualmente? Quanti non l’hanno mai preso, o l’hanno preso solo una volta per curiosità (io)? Altra domanda: chi pagherà i mutui accesi per il minimetrò fino al 2037? Non certo i privati né Umbria Mobilità, ma sempre il Comune di Perugia, quindi ancora una volta tutti noi! Infine la Minimetrò S.p.A. «esclude ogni rapporto diretto con la Regione Umbria»: ne prendiamo atto, anche se negli anni fondi regionali per il minimetrò ne sono stati stanziati eccome; basta leggere articoli di giornale mai smentiti. Resta però la domanda di fondo: se la Regione non vuole più garantire i due milioni al Comune per il minimetrò, e il Comune non ne vuole sapere di stanziarli di tasca propria, che cosa succederà? Se, ipoteticamente, non arriveranno due milioni di euro, come potrà il bilancio 2017 della Minimetrò S.p.A. chiudere in attivo…?

Carla Spagnoli

Presidente Movimento per Perugia

lunedì 15 maggio 2017

Bilanci in attivo del Minimetrò, facile con i soldi pubblici!


Con grande enfasi, la Minimetrò S.p.A ha diffuso in questi giorni i dati relativi al bilancio 2016, chiuso con un utile di 418.339 euro. Ottimi numeri, non c’è che dire, ma è troppo facile chiudere i bilanci in attivo quando Comune e Regione foraggiano il Minimetrò con fior di soldi pubblici! Ricordiamo infatti che ogni anno il Comune di Perugia stanzia circa 10 milioni di euro, cui si aggiungono altri 2 milioni annui fin qui garantiti dalla Regione Umbria… C’è ben poco da vantarsi quindi, dal momento che il numero degli utenti del “brucomela” è ben al di sotto delle stime previste dalla società! Se il bilancio dipendesse dal trasporto delle persone e dai relativi incassi, quanto potrebbe durare il Minimetrò? Inutile prendere in giro i cittadini con numeri e “utili” che, senza i nostri soldi, sarebbero impossibili da raggiungere! Basti pensare che quest’anno sta sorgendo un “contenzioso” tra le istituzioni, con la Regione intenzionata a tagliare i due milioni per il “brucomela”, a causa del calo delle risorse statali e anche dei famosi sei milioni di euro di Umbria Mobilità bloccati dalla Procura. Il Comune, da parte sua, non ne vuole sapere di stanziare altre risorse oltre ai già troppi 10 milioni. Se entro la fine dell’anno i due milioni non arriveranno, come si chiuderà il bilancio 2017 della Minimetrò S.p.A? Come sarà possibile portare il bilancio in attivo? E se questi milioni non arriveranno neanche negli anni successivi, come sarà possibile salvarsi dal fallimento? La realtà del “brucomela”, purtroppo per gli umbri, non è quella che vogliono far credere: il Minimetrò è un’opera già fallita in partenza, nata morta e inutile poiché collega solo una parte piccolissima di Perugia, tenendo fuori tutte le frazioni più importanti della città e persino l’ospedale!!! Opera che paghiamo cara in termini di tasse e di tagli ai servizi… In questi anni abbiamo letteralmente buttato milioni di euro pubblici che potevano benissimo essere investiti per sistemare e mettere in sicurezza le strade, per potenziare le corse degli autobus e per la manutenzione del parco bus, dei treni e della linea ferroviaria! Ovunque sia stato sperimentato, il Minimetrò ha prodotto solo disastri: in Francia è stato smantellato senza tanti problemi. Quando si farà la stessa cosa a Perugia…?

Carla Spagnoli

Presidente Movimento per Perugia

venerdì 12 maggio 2017

La Polizia Penitenziaria deve essere tutelata!


Massima solidarietà e vicinanza del Movimento per Perugia ai poliziotti della Penitenziaria che al carcere di Capanne hanno proclamato lo stato di agitazione. Ancora una volta siamo costretti ad assistere ad un silenzio vergognoso dello Stato verso i suoi leali servitori, trattati quasi come “Poliziotti di serie B”! Basti pensare alle aggressioni contro gli agenti in servizio a Capanne, ormai sempre più frequenti: soltanto lo scorso aprile tre agenti sono rimasti intossicati da un incendio in una cella appiccato da un carcerato e un ispettore è stato colpito da un violento pugno al volto, scagliato da un detenuto straniero. Sono anni che le sigle sindacali della Polizia Penitenziaria a Perugia denunciano una situazione al limite per i funzionari, dovuta alle aggressioni da parte dei detenuti e all’indecente carenza di organico che comporta carichi di lavoro assurdi per i poliziotti in servizio, con tutte le conseguenze in termini di sicurezza nel carcere e persino di salute dei nostri poliziotti! Fino al 2016, nel carcere di Perugia, erano in servizio circa 230 poliziotti, quando per lo stesso Ministero della Giustizia dovevano essere 300: una carenza di organico di ben 70 unità! Com’è la situazione oggi? A giudicare dallo stato d’agitazione, non sembra essere migliorata… Eppure lo Stato continua a far finta di niente e a non ascoltare questi gridi di allarme!!! In Italia politici, istituzioni e associazioni, quando si parla di emergenza carceri, pensano sempre e solo ai detenuti e alle loro “condizioni disumane”, invocando spesso “colpi di spugna” dello Stato attraverso indulti e condoni vari… Ma chi pensa alla Polizia Penitenziaria? Chi parla del numero dei suicidi tra i poliziotti penitenziari? Dal 2000 ad oggi i suicidi sono stati oltre cento, ma chi parla di tutelare la Polizia Penitenziaria che ogni giorno garantisce la nostra sicurezza? È mai stata strutturate una direzione medica della Polizia Penitenziaria composta da medici e psicologi, a supporto dei funzionari? Quando si farà fronte alle carenze d’organico del Corpo, divenute ormai una vera e propria emergenza? Quanto investe lo Stato per la formazione e l’aggiornamento dei poliziotti? Eppure, nonostante tutto, con grande dignità e senso del dovere, i poliziotti penitenziari continuano a svolgere il proprio lavoro in maniera impeccabile: ricordiamo i numerosi interventi per sedare risse tra carcerati e mantenere l’ordine, per sventare tentativi di fuga o per salvare la vita  a detenuti che si feriscono o tentano il suicidio… È bene ricordare anche gli straordinari risultati compiuti dalla Penitenziaria nell’attività di polizia giudiziaria e le altre attività tecniche di notevole importanza, come il movimento dei soggetti detenuti, le scorte e la gestione della banca dati dei DNA di tutti i soggetti che transitano negli istituti penitenziari. Ricordiamo infine che quotidianamente questi servitori dello Stato si trovano a gestire e rieducare, tra mille difficoltà, una popolazione carceraria composta da molti stranieri (a Perugia i detenuti stranieri sono il 40%), provenienti da etnie e culture diverse e spesso in contrasto tra loro… Cari politici e benpensanti, quando parlate di emergenza carceri e di tutela dei carcerati fatevi queste domande: chi sono i primi ad assistere e ad ascoltare un detenuto in difficoltà? Chi sono i primi a tutelare i carcerati? I poliziotti penitenziari, che lo Stato ha dimenticato…
Carla Spagnoli

Presidente Movimento per Perugia

giovedì 11 maggio 2017

LA PAROLA VERGOGNA, QUESTA SCONOSCIUTA!!!


Alla fine il coperchio è saltato. Con il sindaco Leopoldo Di Girolamo e l'assessore Stefano Bucari sotto inchiesta, l'amministrazione comunale ternana mostra il suo vero volto, semmai ce ne fosse ancora bisogno, all'intera collettività. Una figuraccia nei confronti della cittadinanza intera ma anche la giusta “punizione” per chi ha creduto per la seconda volta a questi signori. Terni è la città fondata su cooperative e società partecipate, dove regna sovrano un sistema marcio basato su collusioni poco chiare, un "mare magnum" di appalti concessi "non si sa per quali ragioni", un sistema che da tempo immemore si autoalimenta con favoritismi in cambio di voti. Una "torta" da sempre spartita tra i soliti noti. Le parole pronunciate dal Procuratore Capo Alberto Liguori in merito alle indagini in corso rendono bene l'idea: «Il meccanismo fraudolento ha trovato completamento criminale nel senso che l’amministrazione comunale ha favorito sempre le medesime cooperative facendo ricorso, alternativamente ed ingiustificatamente, dapprima alla proroga degli appalti di servizio scaduti, così come poi alle procedura in economia e dell’affidamento diretto, anziché bandire una gara nuova». Per chiarire meglio il tutto il Procuratore ha portato poi un esempio: «Per il verde pubblico urbano l’appalto è stato gestito senza gara aperta dal 2008 al 2015 per un totale di costi per il Comune di Terni superiore ai 2 milioni e 700 mila euro». Soldi di tutti i cittadini!!! Per il verde pubblico? Tutta la popolazione ricorda bene la "mattanza" dell'assessore Bucari, responsabile di aver autorizzato il taglio di oltre 600 alberi in un anno, tra cui specie rare, solo perché "d'intralcio" e "pericolosi". Povera Terni, una città già carente di verde, con tassi d'inquinamento elevatissimi e malattie conseguenti in continuo aumento. Va riconosciuto il fallimento di questa amministrazione, capace solo di salvaguardare gli interessi personali delle loro cooperative o dell'amico di turno, a discapito della collettività. Ma l'aspetto più nauseante di tutta la faccenda è il morboso attaccamento alle poltrone di Palazzo Spada da parte dei soggetti che sono coinvolti! Nonostante quanto accaduto, questa gente non conosce la parola vergogna… E' ora di rompere questi “equilibri”, Terni sta inesorabilmente morendo! Ora ci aspettiamo le dimissioni del sindaco Di Girolamo, nel rispetto di tutti i ternani!

Carla Spagnoli
Presidente Movimento per Perugia

Simone Ascani

Corrispondente Terni Movimento per Perugia