Movimento per Perugia

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venerdì 28 settembre 2018

Lettera aperta a Maurizio Landini, segretario CGIL



Gentile Maurizio Landini,
ho seguito con interesse la sua visita allo stabilimento Perugina e ho letto sui giornali il suo discorso ai lavoratori, o per meglio dire a quelli che sono “eroicamente” rimasti. Mi permetta innanzitutto di presentarmi: sono la pronipote di quella Luisa Spagnoli che della Perugina è stata cofondatrice nel 1907 e che alla Perugina ha legato tutta sua breve vita. Dalle mani geniali della mia bisnonna sono nati i due prodotti simbolo per eccellenza del marchio Perugina, quel “Bacio” invidiato da tutto il mondo e quella caramella “Rossana” che, credo, anche lei almeno una volta nella vita ha ricevuto da piccolo da una sua nonna o zia. Parlare della Perugina per me è una questione innanzitutto di cuore, di ricordi d’infanzia, una storia di famiglia, anche se le strade dell’azienda e della mia famiglia si divisero nel 1972, con la Perugina rimasta in mano ai Buitoni… Premetto, signor Landini, che questa mia lettera non vuole essere un attacco né, tantomeno, fare una questione politica: so benissimo che Lei non ha alcuna responsabilità in merito agli ultimi eventi dell’azienda, tuttavia vorrei fare qualche “obiezione” a proposito di alcuni passaggi del suo intervento. Innanzitutto, signor Landini, non è affatto vero che l’accordo del 2016 tra sindacati e Nestlè fosse il «massimo che si poteva ottenere in quella situazione»: no, signor Landini, questa affermazione non posso accettarla! Probabilmente i due signori Michele Greco e Luca Turcheria che stavano ai suoi lati durante il suo intervento l’hanno informata male sulla Perugina e le hanno detto ciò che a loro faceva più comodo: in realtà quello è stato un accordo capestro, disastroso, che ha portato solo esuberi, costretto maestranze a lasciare l’azienda (anche se lo hanno fatto passare per uscita volontaria incentivata!!!) e ha “ucciso” la storia e la natura stessa della Perugina, che prima di allora non era mai stata un’azienda di solo cioccolato, ma un immenso mondo dolciario, fatto di “Bacio”, cioccolato ma anche di dragèes, caramelle, torroni, panettoni e molto altro! Un mondo dolciario che i suoi “compagni” della CGIL Sgalla, Greco e Turcheria, a parole, dicevano di voler difendere e salvaguardare insieme ai posti di lavoro: quel mondo, gentile Landini, oggi non c’è più! Lo stabilimento di San Sisto è stato in parte svuotato, sono stati portati via macchinari, sono stati esternalizzati i reparti dei biscotti, delle caramelle e delle “Strenne” e prodotti storici sono stati cancellati (penso alle caramelle “Cinzia”) senza essere sostituiti da nuovi prodotti o nuovi volumi produttivi. Tutto questo, signor Landini, grazie a quell’accordo firmato in primis proprio dai suoi “compagni” della FLAI-CGIL! Lo chieda ai lavoratori rimasti e a quelli che son dovuti andare via se quello era il miglior accordo possibile in quella situazione… Fin dalla presentazione del Piano Industriale e dalla firma dell’accordo solamente io e pochissimi altri (penso alla compianta Concetta Spitale, ex storica dipendente Perugina, ex CGIL poi espulsa, o a un altro uomo di sinistra, Stefano Vinti) lanciavamo l’allarme sui possibili rischi di quel Piano Industriale che smantellava due reparti e di quell’accordo che già prevedeva ricollocazioni interne ed esterne, ma i sindacati erano “galvanizzati” e, invece di riflettere su ciò che denunciavo, difendevano a spada tratta la multinazionale e tra i lavoratori diffondevano la “favola” degli esuberi zero, dei 60 milioni d’investimenti (che non si sa come sono stati investiti), dei maggiori volumi produttivi e pubblicità: anzi ero io ad essere attaccata come “visionaria” e “catastrofista”… In questo modo Nestlè ha potuto cedere senza colpo ferire le “Ore Liete” e le caramelle, due reparti che occupavano centinaia di operai. Così, dopo 90 anni, la “Rossana” usciva dalla Perugina senza nemmeno un minuto di sciopero, senza una parola dei sindacati e oggi vive una “seconda giovinezza” grazie alla piemontese FIDA, che crede realmente nel valore di questa caramella e della sua storia. Eppure ai tempi di mio padre Lino la CGIL, per molto meno, organizzò le barricate, con tanto di scioperi feroci e ad oltranza: facevano il loro mestiere, difendere gli interessi dei lavoratori! Su quelli di oggi, meglio stendere un velo pietoso: non penso sia un caso se nel 1988, all’arrivo di Nestlè, i dipendenti erano tra i 3000 e i 4000, mentre oggi sono poco più di 600… Landini, lei ha insistito sull’unità dei lavoratori e ha detto che «se qualcuno pensa di risolvere i propri problemi da solo, allora il sindacato finisce e siamo tutti più deboli»: concetto condivisibile, al 100%, ma che dovrebbe rivolgere ai compagni umbri della FLAI! Fin dal 2014 ho criticato anche duramente la multinazionale per certe decisioni e invitavo i sindacati a tenere alta la guardia, a battere i pugni e incalzare Nestlè: sono stata lasciata sola!!! Sgalla, Greco e Turcheria non si sa cosa pensavano, non lo sapevano nemmeno gli operai... Se ne ha voglia, gentile Landini, la invito a leggere i miei articoli dal 2014 ad oggi, li trova online… Lei infine dice che «non siamo mai stati tanto divisi e frantumati come adesso» e da la colpa «alle politiche liberiste e all’austerità»: ci può stare, ma è innegabile che una buona dose di colpa va anche a certi sindacalisti, ormai sempre più distaccati dal mondo operaio: non può essere un caso se molti lavoratori stracciano la tessera sindacale e che si registra un calo netto delle iscrizioni (nel 2015/2017 -5,2% secondo DEMOSKOPIKA). Basti vedere anche gli ultimi risultati politici: l’Umbria rossa sembra sempre più un lontano ricordo… Ripeto, gentile Landini, questa mia lettera non vuole essere un attacco, anzi: è un invito a riflettere, a valutare bene le informazioni che riceve, specie sulla Perugina. Meglio ascoltare direttamente le maestranze!
Con stima
Carla Spagnoli

venerdì 21 settembre 2018

Acqua Sangemini, che sta succedendo?



Cosa sta succedendo alla Sangemini? Da qualche settimana, ormai, si rincorrono una serie di notizie e voci a proposito del futuro della Sangemini e delle altre acque umbre del Gruppo Acque Minerali d’Italia, di proprietà della famiglia Pessina. Venerdì scorso i lavoratori della Sangemini-Amerino hanno fatto un’ora di sciopero alla fine di ogni turno. Mercoledì doveva esserci un confronto in Confindustria a Terni tra azienda e sindacati ma i manager non si sono presentati, anche se hanno dato la loro disponibilità per un incontro prima del summit previsto in Regione il 24 settembre. Le sigle sindacali denunciano (ma non c’è ancora nulla di ufficiale scritto) la volontà dell’azienda di ricorrere alla Cassa Integrazione Straordinaria per 30 dei 92 lavoratori delle acque a rotazione (30 dipendenti a giro), l’intenzione di investire solo sulle acque “Sangemini” e “Grazia” (l’acqua effervescente naturale) e limitare la produzione di “Fabia”, “Amerino” e “Aura”… Tutto questo, affermano i  sindacati, senza che l’azienda abbia presentato un Piano Industriale e soprattutto senza tavoli di trattativa e di confronto tra le parti! Le sigle sindacali hanno anche puntato il dito contro la convocazione di alcuni lavoratori per un colloquio, senza prima una comunicazione preventiva alle RSU, come riportato in un articolo del sito ternitoday.it del 29 agosto 2018! Perché questa convocazione? Di cosa si è parlato e che cosa è stato proposto ai lavoratori? Perché le Rsu non sono state messe al corrente? Tutte queste notizie apparse sui giornali pongono serie riflessioni sullo stato attuale dell’azienda, che con le sue acque rappresenta un vero e proprio simbolo del Made in Umbria. La famiglia Pessina ha sicuramente il merito di aver rilevato nel 2014 una Sangemini in profonda crisi e di averla risollevata e di aver salvato oltre 90 posti di lavoro, tutti a tempo indeterminato. In questi anni ci sono stati importanti investimenti commerciali e pubblicitari, tanto che Sangemini è stata pure tra gli sponsor ufficiali del Giro d’Italia 2018, e un rilancio del marchio indubbiamente c’è stato. Tuttavia i lavoratori attendono un nuovo piano di sviluppo che continui quanto è stato fatto finora, e il ricorso alla Cassa Integrazione non sembra presagire nulla di buono: il timore di esuberi, tagli e sacrifici, purtroppo, è sempre dietro l’angolo! Ricordiamo che l’acqua è un bene pubblico demaniale e la Regione ha dato le concessioni dei pozzi alla Sangemini fino al 2024, a patto che l’azienda mantenga intatti i posti di lavoro. Il prossimo Piano Industriale sicuramente servirà per capire le prospettive future dell’acqua e dei lavoratori. Ci auguriamo che la proprietà faccia tesoro delle proposte dei lavoratori (ad esempio la richiesta di investire sulla linea vetro, fondamentale nel mercato della ristorazione) e che continui a puntare sulle altre acque, molto apprezzate: penso, ad esempio, alla storica acqua “Amerino”, definita l’«acqua nobile dell’Umbria» e bevuta dal poeta Gabriele d’Annunzio. Ci auguriamo, però, che anche i sindacati facciano la loro parte in maniera responsabile e pensino soprattutto al bene dei lavoratori: ci risulta infatti che in un passato anche recente ci siano stati atteggiamenti di totale chiusura e di scontro con la proprietà, soprattutto da parte della FLAI-CGIL che invece di cercare il dialogo ha preferito le barricate a tutti i costi. Un atteggiamento sterile che non fa bene né alla Sangemini né tanto meno ai lavoratori, gli unici che, come sempre, pagano sulla loro pelle errori di strategia sindacale e non solo!

Carla Spagnoli
Presidente Movimento per Perugia