Movimento per Perugia

Movimento per Perugia

mercoledì 25 ottobre 2017

Polo Logistico Perugina, ormai siamo a “La sai l’ultima?”


Un polo logistico allo stabilimento Perugina di San Sisto: ecco l’ultima “perla” di un sindacato che ormai non sa più cosa dire e che “pesci pigliare” per la Perugina. Un’idea assurda, irreale, che non sta né in cielo né in terra e, secondo noi, morta ancor prima di nascere, dal momento che Gianluigi Toia, Capo delle Relazioni Industriali di Nestlè Italia, ha detto che «il polo logistico della Nestlè oggi non ha senso, perché non abbiamo produzioni da portare»! Eppure, imperterriti, i sindacalisti di “casa nostra” continuano ad andare avanti con questa proposta e pensano di portare a casa chissà quale risultato… Ma, signori sindacalisti, vi rendete conto  di cosa state proponendo? Ma riuscite a contare fino a 100 prima di rendere pubbliche certe “proposte”? Basti pensare allo stato disastroso dei nostri collegamenti per capire che parliamo del nulla: abbiamo un aeroporto abbandonato a sé stesso, una ferrovia locale chiusa, collegamenti ferroviari con altre città italiane quasi inesistenti e vere e proprie “strade groviera”, a partire dalla E45: come arriverebbero le merci al polo logistico, per poi essere distribuite? Come si può anche solo pensare che Nestlè possa accettare una simile idea, inconveniente sotto tutti i punti di vista? Ma si, l’importante è apparire e dire qualcosa, per far vedere che loro “lavorano” per i lavoratori… Chi se ne frega se Toia ha detto che non ci sono nuove produzioni da portare! Ma sulle produzioni i sindacati non hanno nulla da dire? Li hanno letti i dati 2016 dell’AIDEPI (Associazione Industriale del Dolce e delle Paste)? Mentre le produzioni di cioccolato e confetteria vanno a gonfie vele e crescono rispettivamente del 3,9% e dell’1,8% in rapporto al 2015, in Perugina si smantellano reparti e si cancellano prodotti! Perché i sindacati non insistono su questi dati con Nestlè? Forse perché, con le loro firme, hanno avallato questa situazione in Perugina…? I sindacati dicono di tutto, propongono tutto, ma dove si può attaccare Nestlè, dati alla mano, se ne tengono alla larga… Ma poi, un polo logistico della Perugina che senso avrebbe? Dov’è in Umbria quel tessuto industriale solido e radicato da richiedere un polo della logistica? Siamo forse nel Nord-est dell’Italia o nelle città del triangolo industriale? Senza collegamenti decenti e senza un tessuto industriale, dove pensano di andare i sindacati con la loro “idea”? Tale proposta dimostra tutto lo spessore e la preparazione di questo sindacato. La verità è che da Perugia non ci sono merci da spedire: solo pacchi vuoti e 364 lettere di Cassa Integrazione!!! Ancora una volta, si vive nel mondo dei sogni… La tragedia ha abbondantemente lasciato il posto alla farsa: sembra di essere al programma tv “La sai l’ultima?”: sul tema Perugina, i sindacalisti continuano ad essere vincitori imbattibili con le loro “barzellette”…

Carla Spagnoli

Presidente Movimento per Perugia

Conferenza stampa 26 ottobre 2017 ore 11:00 Sala della Partecipazione (Palazzo Cesaroni)

Giovedì 26 ottobre 2017 alle ore 11:00, presso la “Sala della Partecipazione” di Palazzo Cesaroni, storica sede del Consiglio Regionale, un gruppo di residenti della frazione di Collestrada terrà una conferenza stampa per presentare cittadinanza la petizione popolare indetta per chiedere al Comune di Perugia di riconoscere come strada privata ad uso pubblico il Viale che porta a Villa Pucci-Boncambi (parte della Strada Centrale Umbra abbandonata fino al 2015), in quanto considerato e da decenni utilizzato pubblicamente come parco aperto e vissuto da tutta la popolazione di Collestrada.
Alla conferenza stampa sarà presente il Movimento per Perugia con il Presidente Carla Spagnoli che aderisce alla petizione.
I Signori giornalisti e tutta la cittadinanza sono invitati a partecipare.




sabato 21 ottobre 2017

Perugina, le "grandi" proposte dei sindacati

L'INTERVENT - Carla Spagnoli: "Sulla Perugina le proposte del sindacato non reggono: ecco perchè..."

Giovedì è andato in scena l’ennesimo incontro tra Nestlè e i sindacati sulla Perugina: ancora una volta, i sindacalisti hanno dato l’idea di vivere su un altro pianeta, senza capire le vere intenzioni della multinazionale! Basta ascoltare le videointerviste a Luca Turcheria e Gianluigi Toia (Direttore Relazioni Industriali di Nestlè Italia): Turcheria propone l’idea di «un polo della logistica, un centro distributivo a San Sisto, con valenza territoriale», nello stesso momento Toia dichiara che «oggi il polo logistico della Nestlè non ha senso, perché NON ABBIAMO PRODUZIONI DA PORTARE»!!! Capito signor Turcheria?
Nestlè non ha produzioni da portare a San Sisto… Nulla da dire a riguardo? Ma le figure “barbine” di Turcheria non finiscono qui: la sua intervista continua tirando in ballo ancora una volta gli ammortizzatori sociali e parla di aperture da parte del Governo. Signor Turcheria, lo volete capire che Nestlè non è più interessata agli ammortizzatori sociali?? Toia lo ha detto e ridetto in tutti i modi possibili ma niente, i sindacalisti continuano a non capire! Chissà quando capiranno, forse quando lo smantellamento della Perugina sarà ultimato… E poi un nuovo ricorso agli ammortizzatori a che servirebbe in concreto? A prolungare l’agonia della fabbrica e dei lavoratori e a rinviare il problema? Questa ipotesi serve solo ai sindacati, per poter dire che lottano per i posti di lavoro quando in realtà nascondono la polvere sotto al tappeto! Ma è sulla proposta di “internalizzazione” dei servizi che Turcheria dà il “meglio” di sé come sindacalista: è
comprensibile che una multinazionale ragioni su questa proposta per far vedere che è disposta a dialogare, ma come può un sindacalista mostrarsi possibilista su questa opzione? Come può Turcheria dire che l’internalizzazione dei servizi «possono essere ore di lavoro recuperate»?

Si, lo possono essere per qualche decina di lavoratori Perugina (nulla comunque rispetto ai 364 esuberi annunciati), ma sono ore preziosissime di lavoro perse per tutti quei lavoratori dell’indotto, dipendenti da cooperative che operano a San Sisto! Che fine farebbero questi lavoratori, signor Turcheria? Sono forse dei lavoratori di serie B? Vogliamo forse una “guerra tra poveri”? Ma sì, in fondo chi se ne frega di questi padri e madri di famiglia che non hanno “visibilità” e che se fossero licenziati non si saprebbe in giro: questa è la nuova etica sindacale??? Salvare la propria faccia prima di tutto…? E poi, che cosa risolverebbe un’eventuale internalizzazione dei servizi? Lo stesso Toia ha detto che «si parla di attività che non vanno a risolvere molto il problema occupazionale». C’è bisogno di aggiungere altro? Nel frattempo, Eurochocolate 2017 si avvia verso la conclusione: poteva essere un’occasione unica per lottare in difesa della Perugina, rimettere al centro e far conoscere la vertenza alla gente e ai turisti, invece i sindacati hanno preferito “congelare” la questione e hanno ammainato le bandiere, proprio mentre tutta Perugia sa di cioccolato! Che pagina deprimente di storia sindacale: una volta i sindacalisti avrebbero fatto a dir poco le barricate per i lavoratori, oggi al massimo fanno interviste da attori conclamati, sui giornali e sulle tv…




mercoledì 11 ottobre 2017

Perugina, sindacati patetici!!!


Sulla Perugina i sindacati, dopo tutti i disastri commessi, hanno un nuovo leitmotiv: “All’incontro del 13 ottobre con Nestlè si dovrà parlare di lavoro e investimenti, non di esuberi, licenziamenti o ricollocazione”. Bello slogan, non c’è dubbio, frase degna di un politico in campagna elettorale o di un abile venditore di pentole… Peccato che sulla parola “ricollocazione” proprio loro avevano apposto le loro firme, a pagina  3 e 4 dell’Accordo firmato con Nestlè il 07 aprile 2016! Se Nestlè oggi può permettersi di portare avanti lo smantellamento della Perugina, riducendola a “fabbrichetta” periferica di cioccolato da circa 600 lavoratori, è proprio grazie a questi sindacalisti che oggi “urlano”, fanno manifestazioni e scioperi di facciata e fanno finta di battere i pugni sul tavolo, quando fino a ieri elogiavano il Piano Industriale Nestlè e tacciavano con arroganza chi sollevava dei dubbi! Non a caso, Nestlè continua a dire che rispetta il Piano Industriale e non ha mai parlato di “licenziamenti” ma appunto di «ricollocazioni in altre aziende del gruppo Nestlè in Italia o in altre aziende del territorio umbro», parla di “esodi volontari” e di “percorsi formativi”, tutte opzioni previste esplicitamente nell’Accordo del 07 aprile 2016!!! È vero che è prevista la volontà del lavoratore nella ricollocazione esterna, ma se già i Sindacati fin da subito prevedono questa possibilità di ricollocazione, che è chiaramente in contrasto con le promesse di rilancio, e ci mettono pure le loro firme, perché poi si lamentano se una multinazionale come Nestlè la mette in pratica??? È a dir poco patetico il loro “arrampicarsi sugli specchi” quando affermano che di ricollocazioni si parla solo nell’ultima pagina dell’Accordo e che questa opzione era solo l’ultima ipotesi… Che razza di giustificazione è questa? Un accordo deve essere preso nella sua interezza, l’ultima pagina è importante tanto quanto la prima! Troppo facile prendere ciò che più vi fa comodo, signori sindacalisti… Le ricollocazioni sono un’ipotesi prevista nell’Accordo e voi lo avete permesso con le vostre firme, punto e basta! Ancora una volta, signori sindacalisti, fate la figura “barbina” di quelli che non hanno capito l’Accordo firmato, un accordo che non prevedeva solo 60 milioni di investimenti ma anche, e soprattutto, le ricollocazioni, frutto degli esuberi… Ora è inutile “stracciarsi le vesti” e fare i “duri”, organizzando scioperi e manifestazioni di facciata o facendo finta di dettare voi gli argomenti dei prossimi incontri con Nestlè. Sulla manifestazione di sabato meglio stendere un velo pietoso: solamente un migliaio circa i partecipanti, nessuna proposta da parte dei sindacati, solo vuote parole, slogan e un gran “tripudio” di bandiere del PD e compagnia cantante di sinistra e bandiere rosse inneggianti a Che Guevara: chissà cosa penserebbe il Che di questi sindacalisti che sulla Perugina hanno scritto una delle pagine peggiori di storia del lavoro…. E meno male che i sindacati con l’evento volevano coinvolgere tutta la città: ma chi vi crede più!!! Avete chiuso la stalla quando i buoi sono scappati da un pezzo, e sotto i vostri occhi! Adesso aspettiamo “fiduciosi” (si fa per dire) l’incontro di venerdì tra Nestlè e sindacati, i cui incontri somigliano sempre più ad una partita di ping-pong o ad un dialogo tra sordi: che faranno i sindacati? Mostreranno le loro carte oppure, ancora una volta, la “butteranno in caciara” per far vedere che “lottano”…?

Carla Spagnoli

Presidente Movimento per Perugia

martedì 3 ottobre 2017

FCU, i lavori e il danno d’immagine…


Ritorniamo a parlare della FCU. Prendiamo atto che la giunta Marini ha assicurato la riapertura della linea San Sepolcro-Ponte San Giovanni entro i primi mesi del 2018. Fino a questo momento sono partiti solo i cantieri per la tratta Umbertide-Città di Castello (chiusa da due anni…) grazie a Rete Ferroviaria Italiana (RFI) che in questo modo si dimostra un’azienda “diversa” da Umbria Mobilità, la principale responsabile del disastro FCU! Tuttavia i 63 milioni stanziati non possono bastare per tutta la linea e ci chiediamo: quanto costerà a km la manutenzione della ferrovia (153 km)? Questo si saprà con certezza solo dopo l’analisi approfondita di tutta la FCU che verrà effettuata con un treno speciale messo a disposizione da RFI.  Fatta l’analisi, invitiamo la giunta a  richiedere da subito le risorse necessarie, senza aspettare che ci si “riduca all’osso” come è successo finora… Ora la giunta dovrebbe chiedere i fondi europei per l’acquisto del materiale elettrico, dal momento che la linea è elettrificata da San Sepolcro a Terni (ma non ancora nel tratto Sant’Anna-Ponte San Giovanni): che senso ha avere una linea elettrificata se poi sui binari viaggiano i vecchi, obsoleti e inquinanti treni diesel? A proposito, come pensa Umbria Mobilità di risolvere la questione legata ai 4 treni elettrici “Minuetto”? Sono costati circa 18 milioni di euro, ma di questi 4 “Minuetto” solo uno circolava, gli altri 3 sono in deposito senza pezzi di ricambio! Per sistemare i “Minuetto” forse si devono ancora pagare i fornitori? E nel caso, come pensa Umbria  di saldare questi debiti…? Tornando ai lavori, ci permettiamo di suggerire due proposte: visto che si interverrà su tutta la linea, non sarebbe opportuno in futuro aumentare la velocità dei treni rispetto ai 90 km orari massimi consentiti prima dei problemi a tutti noti? E visto che la FCU passerà ad RFI, perché la linea non viene prolungata da San Sepolcro fino ad Arezzo? In questo modo, oltre a vantaggi in termini di utenza, l’Umbria si aggancerebbe alla linea Altà Velocità già esistente ad Arezzo! Purtroppo, al di là dei lavori e dei tempi di riapertura, il danno d’immagine per l’Umbria rimane ed è enorme, con conseguenze che si protrarranno sia a livello turistico sia di utenza… Questo grazie ad una gestione miope della FCU da parte di un’amministrazione “dilettante” di sinistra! Già si è visto come molti utenti siano “scappati” da tempo, mentre altri non prendono i bus sostitutivi e si sono già organizzati con i mezzi privati: verranno mai recuperati questi utenti? Quanti anni ci vorranno prima che la FCU ritorni (se ritorna…) efficiente nel rapporto costi/ricavi? Il danno ai cittadini con la chiusura totale della FCU dopo oltre 100 anni rimane una macchia indelebile per questa giunta nella storia umbra. Qualcuno pagherà mai per le sue responsabilità…? In uno Stato “normale”, qualcuno avrebbe già pagato da tempo…
Carla Spagnoli

Presidente Movimento per Perugia