Per circa 40 operai della Colussi
si attendono giorni difficilissimi e drammatici… L’azienda infatti, in seguito
all’accordo sottoscritto con i sindacati e votato dai lavoratori, ha annunciato
59 uscite, delle quali 19 saranno prepensionamenti ed esodi volontari. Gli
effetti sociali di questi licenziamenti rischiano di essere devastanti: stiamo
parlando di padri e madri spesso a capo di famiglie monoreddito, lavoratori con
problemi di salute, impossibilitati a fare i turni notturni, persone con
disabili a carico e dipendenti con più di 50 anni che lavorano allo
stabilimento di Petrignano d’Assisi da oltre 20 anni, lontani dalla pensione e
che difficilmente potranno trovare un nuovo impiego! Quale sarà la loro “fine”?
Qualcuno, nel sindacato o nelle istituzioni, ha pensato a loro? Dal momento che
ci sono ancora sei mesi di ammortizzatori sociali garantiti, non sarebbe stato
più opportuno aspettare invece di procedere subito ai licenziamenti? Il
rischio, adesso, è che possa esserci una “macelleria sociale”! Per settimane ci è stato detto da politici e
sindacalisti che l’Accordo firmato con l’azienda era il migliore degli accordi
possibili, il massimo che si poteva ottenere dalla trattativa e si è parlato
persino di «approccio responsabile e costruttivo messo in campo da entrambe le
parti». La Colussi prima ha annunciato la cifra dei 125 esuberi poi, con le
“trattative”, ha ridotto il numero ad una sessantina di licenziamenti, senza
alzare fastidiosi “polveroni” mediatici! È vero che l’accordo è stato votato anche
dagli operai, per carità, ma con il timore di perdere il lavoro è comprensibile
un voto favorevole…. La cosa più paradossale è che qui vengono licenziati
lavoratori di un’azienda assolutamente sana, che si espande sul mercato
italiano e non solo, che annuncia investimenti per 80 milioni di euro e lancia
nuovi prodotti, molto apprezzati dal pubblico…. Che cosa hanno ottenuto i
lavoratori da questa vertenza? L’offerta di 20.000 EURO LORDI per accettare l’uscita volontaria e perdere il
posto di lavoro? Garanzie di percorsi di formazione per la ricollocazione in
altre aziende? Questo è il massimo che i sindacati hanno saputo ottenere…? È
stato firmato un accordo che si basa sui criteri delle esigenze
tecnico-produttive, sulle uscite volontarie e sui prepensionamenti: perché i
sindacati non hanno scelto di tutelare i criteri dell’anzianità, dell’esperienza
e dei carichi familiari? Perché i lavoratori più deboli non sono stati protetti
e risparmiati dalla mannaia dei tagli decisi dall’azienda? Eppure proprio la
difesa di questi lavoratori dovrebbe essere la missione principale di un
sindacato! Infine nell’accordo è
prevista la possibilità per ogni singolo lavoratore di scegliere
volontariamente la riduzione dell’orario di lavoro e il passaggio da un
contratto full-time ad un part-time: perché allora l’azienda ha scelto di
licenziare una sessantina di lavoratori, senza neanche aver visto prima quanti
potevano accettare la riduzione dell’orario di lavoro? Perché questa opzione
non è stata maggiormente incentivata e caldeggiata dai sindacati? Magari il
numero degli esuberi poteva calare ulteriormente…. Intanto l’Umbria continua a
perdere posti di lavoro e vive sempre più di ammortizzatori sociali,una lenta
agonia!
Carla Spagnoli
Presidente Movimento per Perugia