Rabbia, dolore, costernazione:
sono queste le sensazioni che ho provato, e provo tuttora, dinanzi a quei
lavoratori impiegati della Perugina-Nestlè licenziati con effetto immediato:
gente che ha dato la vita per l’azienda e il marchio e che in fretta e furia ha
dovuto riempire gli scatoloni con i loro effetti personali e liberare le
scrivanie e gli uffici! Posso solo immaginare come si sentano e cosa stiano
provando questi lavoratori… «Cartoni, gente in lacrime, gente che urla, gente
che si nasconde nei bagni e gente che prova a ridere e consolare», bastano
queste poche ma dure parole, tratte dal sito umbriajournal.com, per descrivere
la cruda realtà della Perugina di oggi, la sua lenta agonia risoltasi in tragedia!
Una tragedia annunciata da troppo
tempo, iniziata con lo spostamento del Centro Direzionale a Milano nel 1999,
con la cancellazione di prodotti storici (Cinzia,
Pomona, Torrone “Nigro”, eccetera), con l’assoluta mancanza di nuovi
prodotti, di pubblicità e di una seria strategia di rilancio sul mercato, e
proseguita con quel Piano Industriale sciagurato e quegli Accordi “capestro”
tra Nestlè ed RSU del 2016, che hanno permesso di portare via da San Sisto due
grandi reparti (“Ore Liete” e
“Caramelle”) e i loro macchinari, di esternalizzare il reparto dei regali
aziendali (le “Strenne”), una tragedia che ora sta prefigurando i
peggiori scenari possibili!!! Io però oggi non piango tanto per l’azienda: la
Perugina, anima e cuore della mia bisnonna Luisa, è morta quando è stata
venduta a Nestlè e quando è stata trasformata da azienda dolciaria, fatta di un
mondo di prodotti, a fabbrica del cioccolato e di soli Baci e Tavolette, con il
placet dei sindacalisti… Io piango
per tutti gli operai che hanno lavorato per anni in Perugina e per gli effetti
sociali devastanti per centinaia di famiglie sul territorio, che si ritrovano
senza certezze e speranze nel futuro! Fa male vedere tutta questa disperazione
e pensare che non c’è al momento una soluzione, che non si vede la luce in
fondo a questo tunnel maledetto… Le prime “vittime sacrificali” di questo
scempio sono gli impiegati in ufficio, i cui licenziamenti hanno effetto
immediato: impiegati dimenticati per lungo tempo dai sindacati (sono stata io
la prima, ahimè, a ricordare gli impiegati Perugina sui giornali), costretti ad
“emigrare” in altre aziende dopo la chiusura di storici uffici, decisa da
Nestlè senza alcuna resistenza, oppure ad “insegnare il mestiere” a giovani
venuti a Perugia per sfilare loro il lavoro! I sindacati dovevano tutelare
impiegati e maestranze dall’inizio alla fine: non c’erano e non ci sono stati!
Hanno sempre e solo pensato alla “strategia” dell’assistenzialismo di Stato…
Sulle Istituzioni, meglio stendere un velo pietoso: assenti, impotenti, lontane
dai lavoratori, capaci solo di andare nei tavoli di “trattativa”, dire frasi di
circostanza e fare sorrisini e strette di mano: ora che siamo alla fine qualche
politico si muove, tanto esporsi a cose fatte non costa niente… Chi si è mosso
a tempo debito contro Nestlè e la sua potenza? Quali Deputati e Senatori umbri
hanno seriamente “pungolato” la multinazionale e chiesto che fine hanno fatto
quei famosi 60 milioni d’investimenti? Nessuno ha messo al centro questa
domanda, per ignoranza e per paura!!! Adesso che fine faranno questi lavoratori
e le loro famiglie? Come si manterranno? Chi penserà a loro? I sindacati? La
Presidente Marini e la sua giunta? Il Viceministro Bellanova, il cui “operato”
è sotto gli occhi di tutti? Oppure Matteo Renzi, che da Premier andava in
visita a San Sisto a complimentarsi con i vertici Nestlè per «questa storia di successo» e per i «PROGETTI FUTURI DI SVILUPPO» e poi
prometteva agli operai di “stare con il fiato sul collo della Nestlè”: si è
visto quanto fiato hanno sprecato… Ripetiamo: questa era una tragedia
annunciata e ora qualcuno dovrà prendersi le responsabilità del proprio
“operato” e pagare di fronte ai lavoratori!!!
Carla Spagnoli
Presidente Movimento per Perugia
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