Cosa sta succedendo alla Sangemini? Da qualche settimana, ormai, si rincorrono una serie di notizie e voci
a proposito del futuro della Sangemini e delle altre acque umbre del Gruppo
Acque Minerali d’Italia, di proprietà della famiglia Pessina. Venerdì scorso i
lavoratori della Sangemini-Amerino hanno fatto un’ora di sciopero alla fine di
ogni turno. Mercoledì doveva esserci un confronto in Confindustria a Terni tra
azienda e sindacati ma i manager non si sono presentati, anche se hanno dato la
loro disponibilità per un incontro prima del summit previsto in Regione il 24
settembre. Le sigle sindacali denunciano (ma non c’è ancora nulla di ufficiale
scritto) la volontà dell’azienda di ricorrere alla Cassa Integrazione
Straordinaria per 30 dei 92 lavoratori delle acque a rotazione (30 dipendenti a
giro), l’intenzione di investire solo sulle acque “Sangemini” e “Grazia”
(l’acqua effervescente naturale) e limitare la produzione di “Fabia”, “Amerino”
e “Aura”… Tutto questo, affermano i
sindacati, senza che l’azienda abbia presentato un Piano Industriale e
soprattutto senza tavoli di trattativa e di confronto tra le parti! Le sigle
sindacali hanno anche puntato il dito contro la convocazione di alcuni
lavoratori per un colloquio, senza prima una comunicazione preventiva alle RSU,
come riportato in un articolo del sito ternitoday.it del 29 agosto 2018! Perché
questa convocazione? Di cosa si è parlato e che cosa è stato proposto ai
lavoratori? Perché le Rsu non sono state messe al corrente? Tutte queste
notizie apparse sui giornali pongono serie riflessioni sullo stato attuale
dell’azienda, che con le sue acque rappresenta un vero e proprio simbolo del
Made in Umbria. La famiglia Pessina ha sicuramente il merito di aver rilevato
nel 2014 una Sangemini in profonda crisi e di averla risollevata e di aver
salvato oltre 90 posti di lavoro, tutti a tempo indeterminato. In questi anni
ci sono stati importanti investimenti commerciali e pubblicitari, tanto che Sangemini è stata pure tra gli sponsor ufficiali del Giro d’Italia 2018, e un
rilancio del marchio indubbiamente c’è stato. Tuttavia i lavoratori attendono
un nuovo piano di sviluppo che continui quanto è stato fatto finora, e il
ricorso alla Cassa Integrazione non sembra presagire nulla di buono: il timore
di esuberi, tagli e sacrifici, purtroppo, è sempre dietro l’angolo! Ricordiamo
che l’acqua è un bene pubblico demaniale e la Regione ha dato le concessioni
dei pozzi alla Sangemini fino al 2024, a patto che l’azienda mantenga intatti
i posti di lavoro. Il prossimo Piano Industriale sicuramente servirà per capire
le prospettive future dell’acqua e dei lavoratori. Ci auguriamo che la
proprietà faccia tesoro delle proposte dei lavoratori (ad esempio la richiesta
di investire sulla linea vetro, fondamentale nel mercato della ristorazione) e
che continui a puntare sulle altre acque, molto apprezzate: penso, ad esempio,
alla storica acqua “Amerino”, definita l’«acqua nobile dell’Umbria» e bevuta
dal poeta Gabriele d’Annunzio. Ci auguriamo, però, che anche i sindacati facciano
la loro parte in maniera responsabile e pensino soprattutto al bene dei
lavoratori: ci risulta infatti che in un passato anche recente ci siano stati
atteggiamenti di totale chiusura e di scontro con la proprietà, soprattutto da
parte della FLAI-CGIL che invece di cercare il dialogo ha preferito le
barricate a tutti i costi. Un atteggiamento sterile che non fa bene né alla Sangemini né tanto meno ai lavoratori, gli unici che, come sempre, pagano sulla
loro pelle errori di strategia sindacale e non solo!
Carla
Spagnoli
Presidente
Movimento per Perugia
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