Gentile Maurizio
Landini,
ho seguito con
interesse la sua visita allo stabilimento Perugina
e ho letto sui giornali il suo discorso ai lavoratori, o per meglio dire a
quelli che sono “eroicamente” rimasti. Mi permetta innanzitutto di presentarmi:
sono la pronipote di quella Luisa
Spagnoli che della Perugina è stata cofondatrice nel 1907 e che alla
Perugina ha legato tutta sua breve vita. Dalle mani geniali della mia bisnonna
sono nati i due prodotti simbolo per eccellenza del marchio Perugina, quel “Bacio” invidiato da tutto il mondo e
quella caramella “Rossana” che,
credo, anche lei almeno una volta nella vita ha ricevuto da piccolo da una sua
nonna o zia. Parlare della Perugina per me è una questione innanzitutto di
cuore, di ricordi d’infanzia, una storia di famiglia, anche se le strade
dell’azienda e della mia famiglia si divisero nel 1972, con la Perugina rimasta
in mano ai Buitoni… Premetto, signor Landini, che questa mia lettera non vuole
essere un attacco né, tantomeno, fare una questione politica: so benissimo che
Lei non ha alcuna responsabilità in merito agli ultimi eventi dell’azienda, tuttavia
vorrei fare qualche “obiezione” a proposito di alcuni passaggi del suo
intervento. Innanzitutto, signor Landini, non
è affatto vero che l’accordo del
2016 tra sindacati e Nestlè fosse il «massimo che si poteva ottenere in
quella situazione»: no, signor Landini, questa affermazione non posso
accettarla! Probabilmente i due signori Michele
Greco e Luca Turcheria che
stavano ai suoi lati durante il suo intervento l’hanno informata male sulla
Perugina e le hanno detto ciò che a loro faceva più comodo: in realtà quello è
stato un accordo capestro,
disastroso, che ha portato solo esuberi, costretto maestranze a lasciare
l’azienda (anche se lo hanno fatto passare per uscita volontaria
incentivata!!!) e ha “ucciso” la storia e la natura stessa della Perugina, che
prima di allora non era mai stata un’azienda di solo cioccolato, ma un immenso mondo dolciario, fatto di “Bacio”,
cioccolato ma anche di dragèes, caramelle, torroni, panettoni e molto altro! Un
mondo dolciario che i suoi “compagni” della CGIL Sgalla, Greco e Turcheria, a
parole, dicevano di voler difendere e salvaguardare insieme ai posti di lavoro:
quel mondo, gentile Landini, oggi non c’è più! Lo stabilimento di San Sisto è
stato in parte svuotato, sono stati portati via macchinari, sono stati esternalizzati
i reparti dei biscotti, delle caramelle e delle “Strenne” e prodotti storici
sono stati cancellati (penso alle caramelle “Cinzia”) senza essere sostituiti
da nuovi prodotti o nuovi volumi produttivi. Tutto questo, signor Landini,
grazie a quell’accordo firmato in primis proprio dai suoi “compagni” della
FLAI-CGIL! Lo chieda ai lavoratori rimasti e a quelli che son dovuti andare via
se quello era il miglior accordo possibile in quella situazione… Fin dalla
presentazione del Piano Industriale e dalla firma dell’accordo solamente io e
pochissimi altri (penso alla compianta Concetta Spitale, ex storica dipendente
Perugina, ex CGIL poi espulsa, o a un altro uomo di sinistra, Stefano Vinti)
lanciavamo l’allarme sui possibili rischi di quel Piano Industriale che
smantellava due reparti e di quell’accordo che già prevedeva ricollocazioni
interne ed esterne, ma i sindacati erano “galvanizzati” e, invece di riflettere
su ciò che denunciavo, difendevano a spada tratta la multinazionale e tra i
lavoratori diffondevano la “favola” degli esuberi zero, dei 60 milioni
d’investimenti (che non si sa come sono stati investiti), dei maggiori volumi
produttivi e pubblicità: anzi ero io ad essere attaccata come “visionaria” e
“catastrofista”… In questo modo Nestlè ha potuto cedere senza colpo ferire le
“Ore Liete” e le caramelle, due reparti che occupavano centinaia di operai.
Così, dopo 90 anni, la “Rossana”
usciva dalla Perugina senza nemmeno un minuto di sciopero, senza una parola dei
sindacati e oggi vive una “seconda giovinezza” grazie alla piemontese FIDA, che
crede realmente nel valore di questa caramella e della sua storia. Eppure ai
tempi di mio padre Lino la CGIL, per
molto meno, organizzò le barricate, con tanto di scioperi feroci e ad oltranza:
facevano il loro mestiere, difendere gli interessi dei lavoratori! Su quelli di
oggi, meglio stendere un velo pietoso: non penso sia un caso se nel 1988,
all’arrivo di Nestlè, i dipendenti erano tra i 3000 e i 4000, mentre oggi sono
poco più di 600… Landini, lei ha insistito sull’unità
dei lavoratori e ha detto che «se qualcuno pensa di risolvere i propri
problemi da solo, allora il sindacato finisce e siamo tutti più deboli»:
concetto condivisibile, al 100%, ma che dovrebbe rivolgere ai compagni umbri
della FLAI! Fin dal 2014 ho criticato anche duramente la multinazionale per
certe decisioni e invitavo i sindacati a tenere alta la guardia, a battere i
pugni e incalzare Nestlè: sono stata lasciata sola!!! Sgalla, Greco e Turcheria
non si sa cosa pensavano, non lo sapevano nemmeno gli operai... Se ne ha
voglia, gentile Landini, la invito a leggere i miei articoli dal 2014 ad oggi,
li trova online… Lei infine dice che «non siamo mai stati tanto divisi e
frantumati come adesso» e da la colpa «alle politiche liberiste e
all’austerità»: ci può stare, ma è innegabile che una buona dose di colpa va
anche a certi sindacalisti, ormai sempre più distaccati dal mondo operaio: non
può essere un caso se molti lavoratori stracciano la tessera sindacale e che si
registra un calo netto delle iscrizioni (nel 2015/2017 -5,2% secondo
DEMOSKOPIKA). Basti vedere anche gli ultimi risultati politici: l’Umbria rossa
sembra sempre più un lontano ricordo… Ripeto, gentile Landini, questa mia
lettera non vuole essere un attacco, anzi: è un invito a riflettere, a valutare
bene le informazioni che riceve, specie sulla Perugina. Meglio ascoltare
direttamente le maestranze!
Con stima
Carla Spagnoli
Nessun commento:
Posta un commento