Movimento per Perugia

Movimento per Perugia

martedì 12 dicembre 2017

Perugia, i soliti “democratici” attaccano CasaPound!


Per l’ennesima volta i rappresentanti dell’ANPI e della CGIL Umbria hanno dato sfoggio della loro “democrazia” a senso unico… CasaPound Perugia ha annunciato per sabato 16 alle 16:00 una manifestazione a Ponte San Giovanni, del tutto legittima. Contro l’iniziativa si sono scatenati subito i “sedicenti” partigiani, sostenuti dai sindacalisti CGIL, questi ultimi noti per i loro “successi” in Umbria a difesa degli operai Perugina e Colussi! I “democratici” dell’ANPI e della CGIL si sono stracciati le vesti, hanno chiesto alle autorità competenti «di non autorizzare la sfilata neofascista» e sono addirittura passati alle minacce: «in caso contrario saremo pronti a difendere i nostri quartieri da chi vuole sporcarli»! Bel concetto di democrazia! Possibile che in questo paese “democratico” per alcuni cittadini non deve valere il diritto di professare le proprie idee? Possibile che CasaPound non può essere libera neppure di organizzare un corteo libero, legale, pura espressione di un legittimo pensiero, condivisibile o meno? Ricordiamo ai “signori” di ANPI e CGIL che CasaPound è un partito che da alcuni anni si presenta alle elezioni, ed è quindi assolutamente legittimo e con le carte in regola per esprimere il proprio pensiero e partecipare al dibattito politico… Signori di ANPI e CGIL, se contestate persino le leggi e i principi del sistema democratico, che razza di democratici siete??? In vari Comuni d’Italia CasaPound ha eletto propri rappresentanti, eppure non ci risultano “colpi di Stato” o dittature in atto, tutt’altro! Nella nostra Todi, ad esempio, l’ottimo Andrea Nulli, consigliere comunale di CasaPound, sta svolgendo più che dignitosamente il proprio mandato per il territorio… E voi, signori dell’ANPI e della CGIL, che cosa fate per i territori e i cittadini? Siete presenti, state affianco alla gente oppure vi limitate alle vostre “scomuniche antifasciste” sui media? Sindacalisti CGIL, vogliamo parlare delle vostre “strategie” a difesa dei posti di lavoro, che stanno portando centinaia di esuberi e licenziamenti in tutta l’Umbria? Io ho conosciuto personalmente alcuni militanti di CasaPound e quello che fanno per gli italiani è sotto gli occhi di tutti: fanno banchetti dove distribuiscono cibo e generi di prima necessità agli italiani bisognosi, sono in prima linea affianco alle popolazioni colpite dal terremoto, organizzano raccolte di giocattoli e vestiti da destinare alle famiglie più in difficoltà e sono attivi nei quartieri delle città, pronti ad ascoltare le segnalazioni della gente. Qual è la pericolosità di questi ragazzi, definiti da ANPI E CGIL  fomentatori di «odio e intolleranza»? Qui l’unico odio che si vede è quello di una certa sinistra, “democratica” solo a parole, che non tollera nessuna idea non conforme al suo pensiero!!! Una vera democrazia, per sua natura, non può fare processi alle intenzioni o  perseguitare le idee, giuste o sbagliate che siano… Sono le azioni illegali e la violenza che devono essere perseguitate, non il pensiero, anche se non condiviso! Ma questo pilastro del pensiero democratico non sembra interessare ai “democratici” di ANPI e CGIL!
Carla Spagnoli

Presidente Movimento per Perugia

giovedì 23 novembre 2017

Minimetrò in vendita (finalmente)!


La giunta Romizi ha deciso di mettere in vendita le quote del Comune di Perugia nella Minimetrò Spa ereditate dalla passata amministrazione, vista la difficile situazione delle casse comunali. Bene, una decisione che condividiamo in pieno e che, se si realizzasse, porterebbe concreti risparmi di soldi pubblici che in questi anni sono stati “buttati” per l’inutile “Brucomela”. Il problema, ora, è trovare qualcuno disposto a prendersi le quote di una società che in questi anni ha chiuso i bilanci in utile solo grazie alle cospicue risorse pubbliche, senza le quali da tempo la Minimetrò avrebbe portato i libri in Tribunale. La decisione della giunta Romizi porta alla luce la vera realtà del Minimetrò, che si rivela per quello che è: un’opera nata morta, fallita già in partenza ma che ci costa ogni anno fior fiore di milioni di euro pubblici, tra mutui da pagare alle banche fino al 2038, manutenzioni, costi di energia elettrica, compensazione dei biglietti invenduti e chi più ne ha più ne metta!! La stessa Minimetrò Spa,  replicando lo scorso maggio ad un nostro articolo, ha dichiarato di aver ricevuto dal Comune di Perugia «un corrispettivo annuo di 7.900.000 euro» che con l’IVA arriva a circa 9 milioni di euro complessivi! Tale cifra, però, riguardava il solo Contratto di Servizio ed escludeva il rimborso pagato dal Comune alla società per i biglietti rimasti invenduti!!! Si, cari perugini, voi pagate anche i biglietti che la Minimetrò non vende, perché ogni anno la stessa società fa una stima degli introiti derivanti dall’incasso dei biglietti, e se queste stime non vengono raggiunte, ci pensa il Comune a pagare!!! Guarda caso, ogni anno il Comune è chiamato a sborsare: nel 2015 il rimborso ammontava a 490.909 euro, nel 2013 addirittura si sono sfiorati i 2 milioni (1.802.383 euro per la precisione)!!! Purtroppo questa è la realtà e la dice lunga sull’ “(in)utilità” del “Brucomela”: con i soli incassi dei biglietti venduti, quanto potrebbe durare il Minimetrò? Questa è la nuda verità, altro che le parole dell’ex amministratore delegato Nello Spinelli e di tutta la sinistra, che si vantava del “bruco mela” e la spacciava come opera d’avanguardia! Tra le cifre sopra scritte non abbiamo poi contato i 2 milioni di euro che la Regione ha sempre garantito ma che da quest’anno non vuole stanziare: su questo è ancora in corso un “contenzioso” tra la stessa Regione e il Comune di Perugia… Il Minimetrò che, ripetiamo, ci è stato lasciato dalle precedenti amministrazioni, è un’opera costata per la realizzazione oltre 100 milioni, i cui mutui e  derivati continueranno ad essere pagati interamente dal Comune anche nel caso si realizzasse la vendita delle quote della società… Una “ferraglia” fatta male, antiestetica, che nulla c’entra con il territorio perugino che è stato “violentato” e snaturato da quest’opera tutt’altro che innovativa! Altro che le scale mobili della Rocca Paolina, opera lungimirante e innovativa che ha valorizzato un grande patrimonio storico della città in un perfetto connubio e sintesi tra passato e presente… Il Minimetrò ha danneggiato i cittadini con il taglio di  kilometri di corse autobus, che hanno portato grandi disagi soprattutto in tutte le aree non collegate dal “Brucomela”, con il rumore insopportabile delle sue carrozze per chi abita nei pressi della linea e con il valore degli appartamenti vicini  che si è a dir poco deprezzato! E non dimentichiamoci delle non rare volte in cui le carrozze si bloccano per guasti tecnici anche per decine e decine di minuti lasciando i passeggeri “sospesi per aria”, senza alcuna assistenza né giustificazione da parte dell’azienda! È ancora il caso di continuare ad investire su questo “scempio”…?

Carla Spagnoli

Presidente Movimento per Perugia

venerdì 17 novembre 2017

Colle della Trinità, perché non installare le telecamere?


Circa un mese fa l’Associazione Colle della Trinità aveva segnalato alle amministrazioni di Perugia e Corciano la scarsa sicurezza nella zona. In particolare l’Associazione aveva denunciato numerosi furti e tentativi di furto, avvenuti soprattutto nell’ultimo periodo estivo, e persino l’azione criminale di uno o più piromani che lo scorso agosto avevano innescato ben nove focolai nel Colle della Trinità, un autentico “paradiso verde” e gioiellino paesaggistico del nostro territorio! Per risolvere la questione, che ogni giorno che passa diventa sempre più urgente, i residenti non si sono limitati alla protesta e alla denuncia, ma hanno anche avanzato una proposta semplice e concreta alle Istituzioni: installare tre telecamere nelle tre principali strade d’accesso a Colle della Trinità, in modo da identificare tempestivamente criminali o malintenzionati. L’Associazione si è mostrata aperta ad una collaborazione attiva con le amministrazioni e si è resa disponibile a fornire a sue spese le telecamere: i comuni di Perugia e Corciano dovrebbero solamente installare le telecamere sulle tre strade d’accesso e gestirle… Una proposta di buon senso che noi del Movimento per Perugia condividiamo e sosteniamo in pieno, primo perché comporta delle spese minime, gestibili dai comuni senza problemi, secondo perché è ormai noto che le telecamere sulle strade siano un ottimo deterrente contro balordi e criminali e aumentano di gran lunga la sicurezza, reale e percepita, dei cittadini! Questa proposta, lanciata dall’Associazione anche attraverso i media, non ha ancora ricevuto una risposta da parte delle Istituzioni… Ci auguriamo che quanto prima i comuni di Perugia e Corciano raccolgano l’appello e il “grido di allarme” di Colle della Trinità, intervengano immediatamente e facciano loro questa idea, installino le telecamere e riportino ordine e sicurezza nel territorio!

Carla Spagnoli

Presidente Movimento per Perugia

lunedì 6 novembre 2017

Colussi, perché licenziare 125 lavoratori?


Com’è noto, la Colussi ha deciso di avviare la procedura di licenziamento collettivo per 125 dipendenti dello stabilimento di Petrignano d’Assisi su 450 lavoratori totali. Una vera e propria “doccia gelata”, visto anche che solo a Petrignano l’azienda ha deciso tagli così pesanti… Una decisione ancor più “paradossale”, se si pensa che la Colussi è in espansione, ha annunciato per il triennio 2017-2019 investimenti per 80 milioni di euro, ha lanciato nuovi prodotti e nel 2016 è stato il primo gruppo alimentare in Italia per crescita (⁺21,5%): ad esempio il marchio “Misura” è cresciuto del 34%! Perché allora la proprietà ha deciso di intervenire così radicalmente su Petrignano d’Assisi, che è lo stabilimento principale oltre che il cuore storico della Colussi? I primi “sintomi  di smobilitazione”ci sono stati nei mesi scorsi, con la decisione di delocalizzare a Fossano, in Piemonte, la produzione delle fette biscottate: un duro colpo per i lavoratori che hanno visto mancare ben 11 tonnellate di volumi produttivi rispetto al passato! L’azienda ha giustificato la delocalizzazione dicendo che a Petrignano non hanno i macchinari adatti: ma i macchinari presenti non avrebbero potuto essere modificati e adattati? Perché si è scelto di portare via la produzione? Ci chiediamo anche perché l’azienda annuncia 125 esuberi (il 25% di tutto il personale) e nello stesso tempo propone ad una parte del personale di estendere l’orario di lavoro dal lunedì alla domenica, oltre che gli straordinari: se si chiede ai dipendenti di lavorare di più vuol dire che il lavoro non manca, ma allora perché ricorrere ai licenziamenti collettivi? Se si parla di 80 milioni d’investimenti, perché questi esuberi? L’azienda stessa ha ammesso che «la situazione occupazionale non è legata a difficoltà aziendali o di business, ma conseguenza di un’attività di ricerca e innovazione tecnologica»… Cosa vuol dire…? I posti di lavoro si potrebbero ancora salvare riportando a Petrignano le fette biscottate e altre produzioni che si possono fare qui! Gli operai chiedono solo di lavorare e alla Colussi il lavoro di certo non mancherebbe! Questa vertenza è l’ennesima in una regione come l’Umbria sempre più in crisi, che vede a rischio oltre 700 posti di lavoro, tra Perugina, Colussi, eccetera: le istituzioni locali e nazionali si rendono conto che senza lavoro l’Umbria diventerà un deserto? Lo capiscono, loro e i sindacati, che una Regione non può vivere solo di assistenzialismo di Stato e di ammortizzatori sociali? È il lavoro la linfa vitale che dà vita ad un territorio e dignità agli uomini! A proposito di sindacati, ringrazio l’UGL Umbria Agroalimentare per avermi gentilmente invitata al loro incontro di venerdì a Bastia Umbra proprio sulla Colussi, incontro molto interessante e propositivo. Ci risulta che le sigle più “influenti” del sindacato (CGIL, CISL e UIL) giochino da sole (come al solito): perché non marciano compatte a difesa degli operai? Non è questo il loro compito? Si vogliono ripetere gli stessi errori fatti con la Perugina? D’altronde molti attori (come Michele Greco della FLAI-CGIL) sono gli stessi! Il ritardo delle loro azioni è lo stesso di quello della Perugina: tante chiacchiere, assemblee, tavoli e bandiere, ma si son mai chiesti qual è il vero futuro del sito, al di là delle promesse d’investimenti? Che cosa hanno fatto per impedire che l’azienda delocalizzasse la produzione delle fette biscottate? Dov’erano allora gli stati di agitazione e gli scioperi a difesa della produzione in loco? A differenza della Perugina-Nestlè, che non ha un “padrone fisico” ma manager non attaccati al territorio perché oggi ci sono e domani no, alla Colussi c’è un “padrone” ed è Angelo Colussi che è cresciuto e ha studiato a Perugia. Io, per quello che ho conosciuto di Angelo Colussi, per la sua serietà e attaccamento al territorio, mi auguro che non abbandoni il sito di Petrignano per una scelta puramente “logistica” ed economica e ci metta il cuore, come facevano i “padroni” di una volta… Ci affidiamo ai suoi ricordi e alla sua storia per invitarlo a non lasciare che i suoi operai, che hanno reso grande la Colussi e la sentono come loro, si trovino un domani “in mezzo alla strada”…

Carla Spagnoli

Presidente Movimento per Perugia

mercoledì 25 ottobre 2017

Polo Logistico Perugina, ormai siamo a “La sai l’ultima?”


Un polo logistico allo stabilimento Perugina di San Sisto: ecco l’ultima “perla” di un sindacato che ormai non sa più cosa dire e che “pesci pigliare” per la Perugina. Un’idea assurda, irreale, che non sta né in cielo né in terra e, secondo noi, morta ancor prima di nascere, dal momento che Gianluigi Toia, Capo delle Relazioni Industriali di Nestlè Italia, ha detto che «il polo logistico della Nestlè oggi non ha senso, perché non abbiamo produzioni da portare»! Eppure, imperterriti, i sindacalisti di “casa nostra” continuano ad andare avanti con questa proposta e pensano di portare a casa chissà quale risultato… Ma, signori sindacalisti, vi rendete conto  di cosa state proponendo? Ma riuscite a contare fino a 100 prima di rendere pubbliche certe “proposte”? Basti pensare allo stato disastroso dei nostri collegamenti per capire che parliamo del nulla: abbiamo un aeroporto abbandonato a sé stesso, una ferrovia locale chiusa, collegamenti ferroviari con altre città italiane quasi inesistenti e vere e proprie “strade groviera”, a partire dalla E45: come arriverebbero le merci al polo logistico, per poi essere distribuite? Come si può anche solo pensare che Nestlè possa accettare una simile idea, inconveniente sotto tutti i punti di vista? Ma si, l’importante è apparire e dire qualcosa, per far vedere che loro “lavorano” per i lavoratori… Chi se ne frega se Toia ha detto che non ci sono nuove produzioni da portare! Ma sulle produzioni i sindacati non hanno nulla da dire? Li hanno letti i dati 2016 dell’AIDEPI (Associazione Industriale del Dolce e delle Paste)? Mentre le produzioni di cioccolato e confetteria vanno a gonfie vele e crescono rispettivamente del 3,9% e dell’1,8% in rapporto al 2015, in Perugina si smantellano reparti e si cancellano prodotti! Perché i sindacati non insistono su questi dati con Nestlè? Forse perché, con le loro firme, hanno avallato questa situazione in Perugina…? I sindacati dicono di tutto, propongono tutto, ma dove si può attaccare Nestlè, dati alla mano, se ne tengono alla larga… Ma poi, un polo logistico della Perugina che senso avrebbe? Dov’è in Umbria quel tessuto industriale solido e radicato da richiedere un polo della logistica? Siamo forse nel Nord-est dell’Italia o nelle città del triangolo industriale? Senza collegamenti decenti e senza un tessuto industriale, dove pensano di andare i sindacati con la loro “idea”? Tale proposta dimostra tutto lo spessore e la preparazione di questo sindacato. La verità è che da Perugia non ci sono merci da spedire: solo pacchi vuoti e 364 lettere di Cassa Integrazione!!! Ancora una volta, si vive nel mondo dei sogni… La tragedia ha abbondantemente lasciato il posto alla farsa: sembra di essere al programma tv “La sai l’ultima?”: sul tema Perugina, i sindacalisti continuano ad essere vincitori imbattibili con le loro “barzellette”…

Carla Spagnoli

Presidente Movimento per Perugia

Conferenza stampa 26 ottobre 2017 ore 11:00 Sala della Partecipazione (Palazzo Cesaroni)

Giovedì 26 ottobre 2017 alle ore 11:00, presso la “Sala della Partecipazione” di Palazzo Cesaroni, storica sede del Consiglio Regionale, un gruppo di residenti della frazione di Collestrada terrà una conferenza stampa per presentare cittadinanza la petizione popolare indetta per chiedere al Comune di Perugia di riconoscere come strada privata ad uso pubblico il Viale che porta a Villa Pucci-Boncambi (parte della Strada Centrale Umbra abbandonata fino al 2015), in quanto considerato e da decenni utilizzato pubblicamente come parco aperto e vissuto da tutta la popolazione di Collestrada.
Alla conferenza stampa sarà presente il Movimento per Perugia con il Presidente Carla Spagnoli che aderisce alla petizione.
I Signori giornalisti e tutta la cittadinanza sono invitati a partecipare.




sabato 21 ottobre 2017

Perugina, le "grandi" proposte dei sindacati

L'INTERVENT - Carla Spagnoli: "Sulla Perugina le proposte del sindacato non reggono: ecco perchè..."

Giovedì è andato in scena l’ennesimo incontro tra Nestlè e i sindacati sulla Perugina: ancora una volta, i sindacalisti hanno dato l’idea di vivere su un altro pianeta, senza capire le vere intenzioni della multinazionale! Basta ascoltare le videointerviste a Luca Turcheria e Gianluigi Toia (Direttore Relazioni Industriali di Nestlè Italia): Turcheria propone l’idea di «un polo della logistica, un centro distributivo a San Sisto, con valenza territoriale», nello stesso momento Toia dichiara che «oggi il polo logistico della Nestlè non ha senso, perché NON ABBIAMO PRODUZIONI DA PORTARE»!!! Capito signor Turcheria?
Nestlè non ha produzioni da portare a San Sisto… Nulla da dire a riguardo? Ma le figure “barbine” di Turcheria non finiscono qui: la sua intervista continua tirando in ballo ancora una volta gli ammortizzatori sociali e parla di aperture da parte del Governo. Signor Turcheria, lo volete capire che Nestlè non è più interessata agli ammortizzatori sociali?? Toia lo ha detto e ridetto in tutti i modi possibili ma niente, i sindacalisti continuano a non capire! Chissà quando capiranno, forse quando lo smantellamento della Perugina sarà ultimato… E poi un nuovo ricorso agli ammortizzatori a che servirebbe in concreto? A prolungare l’agonia della fabbrica e dei lavoratori e a rinviare il problema? Questa ipotesi serve solo ai sindacati, per poter dire che lottano per i posti di lavoro quando in realtà nascondono la polvere sotto al tappeto! Ma è sulla proposta di “internalizzazione” dei servizi che Turcheria dà il “meglio” di sé come sindacalista: è
comprensibile che una multinazionale ragioni su questa proposta per far vedere che è disposta a dialogare, ma come può un sindacalista mostrarsi possibilista su questa opzione? Come può Turcheria dire che l’internalizzazione dei servizi «possono essere ore di lavoro recuperate»?

Si, lo possono essere per qualche decina di lavoratori Perugina (nulla comunque rispetto ai 364 esuberi annunciati), ma sono ore preziosissime di lavoro perse per tutti quei lavoratori dell’indotto, dipendenti da cooperative che operano a San Sisto! Che fine farebbero questi lavoratori, signor Turcheria? Sono forse dei lavoratori di serie B? Vogliamo forse una “guerra tra poveri”? Ma sì, in fondo chi se ne frega di questi padri e madri di famiglia che non hanno “visibilità” e che se fossero licenziati non si saprebbe in giro: questa è la nuova etica sindacale??? Salvare la propria faccia prima di tutto…? E poi, che cosa risolverebbe un’eventuale internalizzazione dei servizi? Lo stesso Toia ha detto che «si parla di attività che non vanno a risolvere molto il problema occupazionale». C’è bisogno di aggiungere altro? Nel frattempo, Eurochocolate 2017 si avvia verso la conclusione: poteva essere un’occasione unica per lottare in difesa della Perugina, rimettere al centro e far conoscere la vertenza alla gente e ai turisti, invece i sindacati hanno preferito “congelare” la questione e hanno ammainato le bandiere, proprio mentre tutta Perugia sa di cioccolato! Che pagina deprimente di storia sindacale: una volta i sindacalisti avrebbero fatto a dir poco le barricate per i lavoratori, oggi al massimo fanno interviste da attori conclamati, sui giornali e sulle tv…




mercoledì 11 ottobre 2017

Perugina, sindacati patetici!!!


Sulla Perugina i sindacati, dopo tutti i disastri commessi, hanno un nuovo leitmotiv: “All’incontro del 13 ottobre con Nestlè si dovrà parlare di lavoro e investimenti, non di esuberi, licenziamenti o ricollocazione”. Bello slogan, non c’è dubbio, frase degna di un politico in campagna elettorale o di un abile venditore di pentole… Peccato che sulla parola “ricollocazione” proprio loro avevano apposto le loro firme, a pagina  3 e 4 dell’Accordo firmato con Nestlè il 07 aprile 2016! Se Nestlè oggi può permettersi di portare avanti lo smantellamento della Perugina, riducendola a “fabbrichetta” periferica di cioccolato da circa 600 lavoratori, è proprio grazie a questi sindacalisti che oggi “urlano”, fanno manifestazioni e scioperi di facciata e fanno finta di battere i pugni sul tavolo, quando fino a ieri elogiavano il Piano Industriale Nestlè e tacciavano con arroganza chi sollevava dei dubbi! Non a caso, Nestlè continua a dire che rispetta il Piano Industriale e non ha mai parlato di “licenziamenti” ma appunto di «ricollocazioni in altre aziende del gruppo Nestlè in Italia o in altre aziende del territorio umbro», parla di “esodi volontari” e di “percorsi formativi”, tutte opzioni previste esplicitamente nell’Accordo del 07 aprile 2016!!! È vero che è prevista la volontà del lavoratore nella ricollocazione esterna, ma se già i Sindacati fin da subito prevedono questa possibilità di ricollocazione, che è chiaramente in contrasto con le promesse di rilancio, e ci mettono pure le loro firme, perché poi si lamentano se una multinazionale come Nestlè la mette in pratica??? È a dir poco patetico il loro “arrampicarsi sugli specchi” quando affermano che di ricollocazioni si parla solo nell’ultima pagina dell’Accordo e che questa opzione era solo l’ultima ipotesi… Che razza di giustificazione è questa? Un accordo deve essere preso nella sua interezza, l’ultima pagina è importante tanto quanto la prima! Troppo facile prendere ciò che più vi fa comodo, signori sindacalisti… Le ricollocazioni sono un’ipotesi prevista nell’Accordo e voi lo avete permesso con le vostre firme, punto e basta! Ancora una volta, signori sindacalisti, fate la figura “barbina” di quelli che non hanno capito l’Accordo firmato, un accordo che non prevedeva solo 60 milioni di investimenti ma anche, e soprattutto, le ricollocazioni, frutto degli esuberi… Ora è inutile “stracciarsi le vesti” e fare i “duri”, organizzando scioperi e manifestazioni di facciata o facendo finta di dettare voi gli argomenti dei prossimi incontri con Nestlè. Sulla manifestazione di sabato meglio stendere un velo pietoso: solamente un migliaio circa i partecipanti, nessuna proposta da parte dei sindacati, solo vuote parole, slogan e un gran “tripudio” di bandiere del PD e compagnia cantante di sinistra e bandiere rosse inneggianti a Che Guevara: chissà cosa penserebbe il Che di questi sindacalisti che sulla Perugina hanno scritto una delle pagine peggiori di storia del lavoro…. E meno male che i sindacati con l’evento volevano coinvolgere tutta la città: ma chi vi crede più!!! Avete chiuso la stalla quando i buoi sono scappati da un pezzo, e sotto i vostri occhi! Adesso aspettiamo “fiduciosi” (si fa per dire) l’incontro di venerdì tra Nestlè e sindacati, i cui incontri somigliano sempre più ad una partita di ping-pong o ad un dialogo tra sordi: che faranno i sindacati? Mostreranno le loro carte oppure, ancora una volta, la “butteranno in caciara” per far vedere che “lottano”…?

Carla Spagnoli

Presidente Movimento per Perugia

martedì 3 ottobre 2017

FCU, i lavori e il danno d’immagine…


Ritorniamo a parlare della FCU. Prendiamo atto che la giunta Marini ha assicurato la riapertura della linea San Sepolcro-Ponte San Giovanni entro i primi mesi del 2018. Fino a questo momento sono partiti solo i cantieri per la tratta Umbertide-Città di Castello (chiusa da due anni…) grazie a Rete Ferroviaria Italiana (RFI) che in questo modo si dimostra un’azienda “diversa” da Umbria Mobilità, la principale responsabile del disastro FCU! Tuttavia i 63 milioni stanziati non possono bastare per tutta la linea e ci chiediamo: quanto costerà a km la manutenzione della ferrovia (153 km)? Questo si saprà con certezza solo dopo l’analisi approfondita di tutta la FCU che verrà effettuata con un treno speciale messo a disposizione da RFI.  Fatta l’analisi, invitiamo la giunta a  richiedere da subito le risorse necessarie, senza aspettare che ci si “riduca all’osso” come è successo finora… Ora la giunta dovrebbe chiedere i fondi europei per l’acquisto del materiale elettrico, dal momento che la linea è elettrificata da San Sepolcro a Terni (ma non ancora nel tratto Sant’Anna-Ponte San Giovanni): che senso ha avere una linea elettrificata se poi sui binari viaggiano i vecchi, obsoleti e inquinanti treni diesel? A proposito, come pensa Umbria Mobilità di risolvere la questione legata ai 4 treni elettrici “Minuetto”? Sono costati circa 18 milioni di euro, ma di questi 4 “Minuetto” solo uno circolava, gli altri 3 sono in deposito senza pezzi di ricambio! Per sistemare i “Minuetto” forse si devono ancora pagare i fornitori? E nel caso, come pensa Umbria  di saldare questi debiti…? Tornando ai lavori, ci permettiamo di suggerire due proposte: visto che si interverrà su tutta la linea, non sarebbe opportuno in futuro aumentare la velocità dei treni rispetto ai 90 km orari massimi consentiti prima dei problemi a tutti noti? E visto che la FCU passerà ad RFI, perché la linea non viene prolungata da San Sepolcro fino ad Arezzo? In questo modo, oltre a vantaggi in termini di utenza, l’Umbria si aggancerebbe alla linea Altà Velocità già esistente ad Arezzo! Purtroppo, al di là dei lavori e dei tempi di riapertura, il danno d’immagine per l’Umbria rimane ed è enorme, con conseguenze che si protrarranno sia a livello turistico sia di utenza… Questo grazie ad una gestione miope della FCU da parte di un’amministrazione “dilettante” di sinistra! Già si è visto come molti utenti siano “scappati” da tempo, mentre altri non prendono i bus sostitutivi e si sono già organizzati con i mezzi privati: verranno mai recuperati questi utenti? Quanti anni ci vorranno prima che la FCU ritorni (se ritorna…) efficiente nel rapporto costi/ricavi? Il danno ai cittadini con la chiusura totale della FCU dopo oltre 100 anni rimane una macchia indelebile per questa giunta nella storia umbra. Qualcuno pagherà mai per le sue responsabilità…? In uno Stato “normale”, qualcuno avrebbe già pagato da tempo…
Carla Spagnoli

Presidente Movimento per Perugia

venerdì 29 settembre 2017

Perugina: fatti, parole e silenzi…


Ora tutti vogliono mettere il loro “cappello” sulla vicenda Perugina e hanno fatto a gara per partecipare allo sciopero generale… È giusto ricordare fatti, parole e silenzi, anche quelli di tanti “smemorati”… Ci pensiamo noi a rinfrescare la memoria: era l’11 aprile 2014 quando per la prima volta scrissi sulla Perugina, denunciavo un clima di “smobilitazione generale” in fabbrica e parlavo di “disimpegno programmato” da parte di Nestlè. Già nel 2014 ero preoccupata del crollo dei volumi produttivi, della cancellazione di prodotti storici come le caramelle “Cinzia”, dei continui ricorsi alla Cassa Integrazione e ai Contratti di Solidarietà e del mancato richiamo di molti stagionali. Ero l’unica a chiedersi dov’erano gli investimenti per la ricerca, il lancio di nuovi prodotti e la pubblicità. Ero l’unica, insieme al Dott. Alberto Mossone, ex dirigente Perugina, ad “alzare la voce” contro la gestione della Perugina da parte di certi manager Nestlè mentre altri stavano zitti o, addirittura, si ergevano a “scudieri” e “testimonial” della Nestlè! E mentre alcuni iniziavano a dire qualche “timida” parola sulla vicenda, con comunicati stampa, generici appelli e  interrogazioni, toccava a me  difendere la storia Perugina, che non era solo il Bacio ma tutto un mondo fatto di cioccolatini, uova cacao, dragèes panettoni, biscotti e caramelle, un mondo che Nestlè aveva già iniziato a smontare mattone dopo mattone, nel silenzio assoluto di politica e sindacati… Mi sono battuta da sola per difendere la caramella “Rossana”, icona del marchio Perugina insieme al Bacio, che proprio l’anno scorso compiva 90 anni: sono stata la prima a dire che Nestlè voleva dismettere tutto il comparto caramelle ma per “qualcuno” ero una visionaria! Una tal Simona Marchesi, operaia CGIL, mi aveva pure invitato a celebrare insieme i 90 anni della “Rossana”, salvo poi sparire dopo la mia disponibilità… Un sito “d’informazione” online nazionale mi accusava persino di scrivere notizie poco vere sulla “Rossana”! Chissà se si ricordano questi “giornalisti” oppure anche loro sono “smemorati”, ora che le “Rossana” non vengono più prodotte a Perugia ma in Piemonte, cedute al gruppo FIDA S.p.A senza che nessuno abbia mosso un dito… Quando TUTTI, l’anno scorso, incensavano il Piano Industriale e l’Accordo firmato dai sindacati con Nestlè io fui l’unica, insieme a pochissimi, ad avanzare dubbi sullo smantellamento di ben due reparti, sull’esternalizzazione delle “Strenne” e su un Accordo che già in partenza annunciava circa 200 esuberi! In questi anni sono stata attaccata in tutti i modi: il Segretario del PD umbro Leonelli mi accusò di dire «cose non vere» e di strumentalizzare il mio cognome; il segretario CGIL Umbria Vincenzo Sgalla mi invitò “elegantemente” a «non sputare sentenze sul Piano Industriale dei lavoratori» e ad occuparmi di Città della Domenica che non è mai stata mia! Il segretario FLAI-CGIL Michele Greco mi chiedeva ironicamente se avessi la sfera magica per dire loro il futuro della fabbrica; addirittura lo “smemorato” Luca Turcheria nel 2016 diceva, riferendosi a me, che «qualcuno si è svegliato solo oggi»…. Questi sono i fatti, le parole e i silenzi di certi “smemorati” che oggi scioperano e fanno le barricate: dov’erano tre anni fa, quando si poteva davvero difendere la Perugina? Perché erano tutti in silenzio? Perché hanno lasciato cadere nel vuoto le mie “grida d’allarme” e i miei appelli? Certi fatti e certi silenzi, cari “smemorati”, la storia non li cancella e non li dimentica… A salvarvi la faccia non sarà uno sciopero tardivo e quasi di facciata, unico strumento di lotta che il sindacato usa da sempre! Ecco perché non ho aderito al picchetto, per non prestarmi al gioco di chi, con i suoi silenzi e il suo avallo, è stato il principale artefice della fine della Perugina! Non sarà uno sciopero e qualche fischietto per strada a cambiare oggi le strategie di Nestlè. Io continuerò a lottare come sempre per la mia città, Perugia, per la Perugina, senza silenzi e senza ipocrisie. Ma meglio una lotta e una vigilanza con il cuore di sempre piuttosto che con qualche bandiera “stanca” da riarrotolare e riporre nel cassetto dopo una manifestazione apparente…

Carla Spagnoli
Presidente Movimento per Perugia


Intervista a Carla Spagnoli sul quotidiano La Verità, diretto da Maurizio Belpietro, del 28 settembre 2017




giovedì 14 settembre 2017

Perugina, dramma senza fine…


Che cosa sta succedendo nella Perugina? Il segretario Flai-CGIL Michele Greco, dopo lungo letargo, ha addirittura denunciato minacce agli operai da parte di Nestlè… Secca e rapida è stata la smentita di Gianluigi Toia, Direttore relazioni industriali di Nestlè Italia, che ha invitato Greco a rivolgersi alla magistratura per provare le sue accuse… Toia ha pure parlato di «esigenze produttive, che richiedono anzi lavoro aggiuntivo»! Affermazioni un po’ contraddittorie, considerando i 340 esuberi già annunciati… Dove sta la verità? Non possiamo scoprirlo ora, ma se il Dottor Greco non va avanti nelle sue accuse e si limita a una semplice dichiarazione alla stampa, fatta magari per darsi l’immagine di “sindacalista duro e puro”, di certo non ci farà una bella figura… Quello che è certo, oggi, è che i 340 “ricollocamenti” restano confermati e che gli impiegati, al pari delle maestranze, stanno vivendo un incubo (solo ora Greco si è ricordato di loro, dopo un silenzio assoluto e dopo i nostri interventi!). La verità è che dentro la Perugina la situazione è in piena stasi: gli stagionali sono ancora a casa e chissà se verranno richiamati, i lavoratori fissi e i part-time lavorano a ritmi assurdi, le maestranze un tempo impiegate nei reparti biscotti e caramelle sono state portate nelle linee “Baci” e tavolette e dell’aumento dei volumi produttivi, tanto sbandierati da sindacati e multinazionale nel 2016, non c’è neppure traccia! Sulla “nuova” confiserie meglio stendere un velo pietoso: che fine ha fatto quel progetto strategico che avrebbe dovuto “rinverdire” i fasti di Perugina, creare bisogno di manodopera e quindi lavoro? Temiamo che i 340 esuberi si paleseranno a partire da febbraio, quando inizierà la curva bassa di produzione… Il sindacato cosa fa? Come sta operando? I sindacalisti hanno in mente uno “straccio” di strategia…? Oppure la questione Perugina era finita in qualche “cassetto balneare”…? Nell’ultima riunione il sindacato si era preso l’impegno di esaminare e fare una mappatura delle attività dell’azienda, per capire, specie tra gli impiegati, quali sono i posti a rischio e distinguerli da quelli legati al calo dei volumi… È stata fatta? Anche per gli impiegati il clima è cupo: temiamo che a breve possa esserci la chiusura di uffici di natura commerciale, se già non è iniziata, e che per molti impiegati il prossimo futuro è la Cassa Integrazione! Nel frattempo la concorrenza si muove e investe: anche i dati AIDEPI del 2016 registrano un +3,2% nella produzione di cioccolato e cacao rispetto al 2015… E in Perugina? Dove sono la ricerca, l’innovazione e i nuovi prodotti? Come sono stati spesi i 60 milioni di euro, oltre alla pubblicità dei Tablò? A quando nuovi spot? I sindacati, su questi punti, che dicono…? Intanto Nestlè investe 48 milioni sullo stabilimento di Benevento per farne «l’hub internazionale della pizza surgelata» e invita pure i ministri Calenda e de Vincenti alla presentazione del progetto: sindacati Perugina, nulla da dire su due ministri che “vanno a braccetto” con i vertici Nestlé? Non era lo stesso Governo PD che aveva assicurato la volontà di arrivare ad una soluzione per la Perugina? E come mai per una vertenza da 340 esuberi il Governo “schiera” un Sottosegretario, la Bellanova, mentre a Benevento si vedono ben due Ministri? Un’ultima considerazione: gira voce che, anche a causa di programmi sbilanciati, alcune linee produttive siano sovraccariche e la fabbrica non riesca a far fronte alle produzioni previste; si dice che non è escluso che si debba “chiedere aiuto” ad altre fabbriche Nestlè… È vero tutto questo? Al sindacato è giunta notizia? Sarebbe un paradosso che, a fronte di 340 esuberi, venissero “ricollocati” pure i volumi produttivi…

Carla Spagnoli

Presidente Movimento per Perugia

mercoledì 6 settembre 2017

FCU, il delitto perfetto e annunciato!


Com’era prevedibile, tutta la linea FCU a partire dal 13 settembre chiude e non si sa per quanto… C’è da giurarci che, tra tempi burocratici e inizio dei lavori, ci vorranno minimo 2-3 anni, se tutto andrà bene! In tempi non sospetti avevamo invocato lavori urgenti come il riallineamento dei binari e la messa della breccia, la sistemazione delle gallerie e delle massicciate, senza essere ascoltati! La FCU è stata abbandonata dalla sinistra e questi, oggi, sono i risultati… Con che faccia l’Assessore ai Trasporti Chianella dice che «la sospensione del servizio è un passo indietro per farne due in avanti», che  c’è una strategia per rendere efficiente la FCU e che così tante risorse per la ferrovia non si vedevano da tempo. Ma di quale disegno strategico e programmazione parla l’Assessore? Come sono stati spesi i soldi stanziati ogni anno dalla Regione per la manutenzione? La Regione ha mai chiesto fondi per la manutenzione straordinaria? Come mai non sono stati chiesti finanziamenti europei per l’acquisto del materiale elettrico, dato che la linea è quasi tutta elettrificata? Come mai la Regione ha chiesto dei finanziamenti per l’opera solo nel momento in cui la FCU era ridotta all’osso? Come potranno bastare i 63 milioni di euro ottenuti dal Governo per tutta la linea…? Persino l’Ing. Mauro Fagioli, Direttore del servizio ferroviario, in II Commissione Regionale ha candidamente ammesso che dal 2015 il livello di manutenzione è stato ridotto quasi a zero per mancanza di risorse… Perché non è stata più garantita neppure la manutenzione ordinaria? Chiudere una ferrovia non è una cosa normale, come vogliono farci credere, è un record che neanche le “vituperate” ferrovie del sud (e ci scusiamo con la gente del sud) sono riuscite a raggiungere…. L’Assessore Chianella ha avuto pure il coraggio di fare lo “scaricabarile” e ha detto che la decisione della “sospensione” (così lui chiama la chiusura) «spetta a Umbria Mobilità&Tpl»… Non hanno neanche il coraggio delle proprie responsabilità! È mai possibile che in questa terra sia sempre colpa degli altri??? Per favore, smettetela di prendere in giro gli umbri! La chiusura della Ferrovia è un’altra grave macchia nell’operato di una giunta miope e incapace!!! Ora che succederà? Sono già state annunciate le corse sostitutive dei bus. Ma questi “amministratori” hanno pensato alle conseguenze sul traffico già caotico sulle strade? Hanno pensato a come verranno ridotte le strade interne, già in condizioni pietose? Quanto saranno lunghi i tempi di percorrenza e di arrivo delle tratte? L’altro gravissimo problema è: che cosa ne sarà dei lavoratori FCU? Che fine faranno i macchinisti? Verranno “ricollocati” altrove, come i lavoratori della Perugina…? Cosa ha pensato l’Assessore per il personale che rischia di essere in esubero? E pensare che fino a ieri questa giunta scellerata si vantava delle risorse ottenute dal governo e annunciava, con la solita retorica, il rilancio della FCU, definita “strategica”… Altro che rilancio e strategia, qui siamo al dilettantismo puro!!! A farne le spese, come al solito, saranno i lavoratori e gli utenti, specie quelli già abbonati… Nessuno interviene su questa palese violazione delle Condizioni Generali di Trasporto…? Gli utenti che sono “scappati” e “scapperanno” da FCU, una volta sistemata la Ferrovia dopo anni, verranno recuperati? “Complimenti” vivissimi alla giunta Marini, all’Assessore Chianella e all’ex Assessore Rometti per il lavoro compiuto… Siete riusciti a compiere un “miracolo”, quello di chiudere la FCU dopo più di 100 anni!!!

Carla Spagnoli

Presidente Movimento per Perugia

mercoledì 2 agosto 2017

Perugina, gli impiegati sono stati dimenticati!


Nel dramma che sta vivendo la Perugina in pochissimi si stanno ricordando di una particolare categoria di dipendenti, vittime alla pari delle maestranze: gli impiegati! Di loro il sindacato non sembra preoccuparsene, eppure questi lavoratori non solo vivono e subiscono lo stesso clima cupo e di precarietà degli operai, ma lo vivono da molto più tempo sperimentando sulla propria pelle la politica di smobilitazione di Nestlè attuata grazie al silenzio dei sindacati: la chiusura dei reparti e la dismissione dei prodotti è infatti stata preceduta dalla chiusura degli uffici! Impiegati “riconvertiti”, quadri senza lavoro o manager costretti ad “emigrare” in altre aziende. E, per chi è rimasto a San Sisto, la necessità di “insegnare il mestiere” a giovani venuti a Perugia solo per “sfilare” il loro lavoro… Con lo spostamento del Centro Direzionale Perugina a Milano nel 1999, e con la conseguente chiusura della palazzina di Perugia, morì un mondo che gravitava in Perugina, e con esso la speranza degli impiegati degli uffici “Strenne”, “Amministrazione Clienti”, “Previsioni”, “Marketing” e “Vendite”… Eppure questi posti di lavoro hanno reso l’amata Perugina un’azienda di successo, hanno permesso a tanti ex operai di crescere, di cambiare qualifica… E nulla fa eccezione, neppure l’Ufficio Personale, da sempre ultimo baluardo nei piani di ristrutturazioni. Quello di San Sisto, già ridotto da sei a tre dipendenti, ci risulta essere in ultima smobilitazione… Tutto finito, anche per gli impiegati. Si, “quelli” della cui assenza c’è chi si lamenta in Assemblea! Perchè dovrebbero partecipare? Per loro il sindacato dov’era e dov’è? Ha mai mosso un dito per gli impiegati? Si è mai opposto a questa smobilitazione? I sindacalisti Greco e Turcheria hanno ascoltato e conosciuto le esigenze degli impiegati negli uffici? No! Anzi, hanno fomentato la divisione, il possibile astio tra una categoria e l’altra. Come se non fossero tutti lavoratori da difendere! Chissà, forse perché gli impiegati ai loro occhi sono troppo indipendenti e autonomi da certe logiche sindacali e trattative collettive che hanno ridotto la Perugina in questo stato… Forse perché tra gli impiegati le tessere non abbondano…Ci giunge voce che anche gli impiegati a Milano non se la stiano passando bene e che alcuni di loro siano stati messi in Cassa Integrazione. Pagine sempre più edificanti di storia sindacale, di un sindacato che per decenni non si è posto un problema, limitato solo ad agganciare qualche passaggio di categoria qua e là, tanto per alimentare voti sindacali e politici. E la certezza della cassa integrazione che accomuna operai ed impiegati, guarda caso esime i signori Greco e Turcheria e il resto dell’allegra “brigata” sindacalista che ha sottoscritto l’Accordo. Strana cosa, vero? E la farsa continua dopo la giornata romana con un fronte sindacale confidente in nuove (quali?) aperture ed un’Azienda sempre più netta e lineare nei suoi propositi. Dichiarazioni di segno opposto, irreali visioni sindacali contrapposte alla concretezza dei programmi aziendali. Scusate sindacalisti, ma state parlando della stessa Azienda? Noi parliamo di quella situata a San Sisto dove Nestlè ha potuto tranquillamente dismettere prodotti come le caramelle “Cinzia” e “Rossana” e smantellare reparti interi grazie soprattutto a voi! A voi che fino a ieri sostenevate una rosea visione esaltando l’accordo!!! Cosa dovrebbe alimentare il ritorno di fiducia? Forse immagini di piazza magari con tardive barricate? Che senso ha ascoltare ancora nelle assemblee i soliti proclami sindacali, pieni di false illusioni e tardive giustificazioni? A cosa è servito lo sciopero, dopo che i giochi sono stati fatti e siglati in nome e danno dei lavoratori? Sindacati, chiedere nuovi ammortizzatori sociali al Governo servirebbe solo a rimandare per un paio di anni al massimo l’agonia dei dipendenti Perugina, non risolverà certo il problema e di sicuro non salverà la vostra faccia!
Carla Spagnoli

Presidente Movimento per Perugia

mercoledì 26 luglio 2017

Dati sul comparto dolciario, che beffa per la Perugina!


L’AIDEPI (Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta Italiane) ha diffuso i dati 2016 relativi al comparto dolciario: quello che emerge sa di beffa tremenda per la Perugina e i suoi lavoratori! Infatti i dati 2016 sono molto positivi, soprattutto per il comparto cioccolato e cacao che ha registrato un +3,2% di produzione rispetto al 2015 (circa 520.000 tonnellate prodotte). Anche la confetteria (caramelle e confetti) ha avuto numeri molto positivi e ha raggiunto nel 2016 quasi le 100.000 tonnellate di produzione e un +1,8% rispetto al 2015. Tutto questo mentre la Perugina sta per sparire! Con questi dati cadono tutte le “scuse” di Nestlè per smantellare i reparti biscotti e caramelle, considerati “prodotti residuali”: altro che residuali! Bastavano un minimo di investimenti e di pubblicità per rilanciare le “Rossana”, soprattutto nell’anniversario dei loro 90 anni! Non a caso sulle “Rossana” e sulle sue potenzialità sta puntando molto FIDA SPA, l’azienda piemontese che ha rilevato dalla Nestlè le caramelle, ha portato la produzione in Piemonte e si sta espandendo sul mercato grazie anche ai marchi acquisiti… La posizione di Nestlè, quindi, non può essere giustificata dall’andamento dei mercati, ma solo da decisioni aziendali, dalla sua volontà di smantellare tutto!!! I dati AIDEPI rendono ancor più grave la complicità e il “beneplacito” dei sindacati Perugina, che non hanno mosso un dito per fermare lo smantellamento dei reparti e difendere un importante pezzo di storia che veniva portato via dalla fabbrica e da Perugia!!! A proposito di sindacati: non hanno proprio nulla da dire su questi dati? Ne sono al corrente? L’avvocato Michele Greco della FLAI CGIL è informato a riguardo? Da “padrona” mi permetto di dare un consiglio ai sindacati: perché non fate dei dati AIDEPI il centro della vostra battaglia contro Nestlè, in difesa della Perugina? È inutile accusare la multinazionale di «voler cambiare le carte in tavola» dell’accordo, un’accusa pesante! In realtà l’accordo è scritto ed è stato firmato anche dai sindacati, non si può cambiarlo unilateralmente… Leo Wencel, capo mercato di Nestlè Italia, ha detto chiaramente che i percorsi di formazione e le “ricollocazioni” sono previsti dall’accordo del 07 aprile 2016… Se così non fosse, i sindacati lo dimostrino pubblicamente e mostrino l’accordo con le loro firme! Sindacati, qual è ad oggi la vostra strategia? Lo sciopero tardivo? La vostra solita “scappatoia”, pagata dai lavoratori con la decurtazione dello stipendio… Lo sciopero si doveva fare prima, quando Nestlè cedeva i biscotti e le caramelle e quando i macchinari venivano portati via da San Sisto e venduti ad altre aziende! Tutti ne erano al corrente, ma tutti rimasero zitti… Lo sciopero oggi può servire forse agli attuali sindacalisti per salvare la faccia, non tanto verso gli operai quanto verso i vertici nazionali del sindacato: gira voce, infatti, che da Roma siano scontenti di come sia stata gestita la vertenza Perugina a livello locale e siano molto critici verso l’operato dei vari Michele Greco, Luca Turcheria eccetera… Cari lavoratori Perugina, volete ancora fidarvi di “questi”…?

Carla Spagnoli

Presidente Movimento per Perugia

martedì 25 luglio 2017

Vicenda Orlandi, quando la sanità diventa “cosa loro”




L’attuale Direttore regionale della Sanità Walter Orlandi è indagato per abuso d’ufficio, in merito alla nomina a Direttore Sanitario della Dott.ssa Manuela Pioppo nel 2007, quando Orlandi era Direttore Generale del “Santa Maria della Misericordia” di Perugia. Non entriamo nel merito dell’indagine né vogliamo commentarla, perché il Direttore Orlandi è innocente fino a prova contraria. Tuttavia è innegabile che in questi anni Walter Orlandi sia stato il vero “dominus” della sanità umbra, l”assessore ombra” delle giunte Marini che ha fatto il bello e il cattivo tempo per quasi 15 anni, prima all’azienda ASL2 del perugino, sempre con la Dott.ssa Pioppo al suo fianco, poi all’ospedale di Perugia e ora in tutta la sanità regionale… Per molto tempo abbiamo attaccato, anche duramente, l’operato di Orlandi come Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera di Perugia e abbiamo smontato, dati alla mano, l’immagine retorica e “da cartolina” della sanità umbra, sbandierata come “eccellente” dalla Marini e dallo stesso Orlandi: certamente una sanità virtuosa per quanto riguarda i conti in ordine, ma disastrosa sotto l’aspetto dell’organizzazione, un’organizzazione che fa acqua da tutte le parti e che si ripercuote inevitabilmente sull’operato dell’ottimo personale sanitario e soprattutto sui servizi ai pazienti. Non dimentichiamo tutte le volte che l’allora D.G Orlandi negava l’esistenza del problema barelle nei corridoi oppure minimizzava e annunciava “urbi et orbi” che il problema era stato superato! Molte sue decisioni o iniziative in questi anni sono state molto discutibili, una su tutte la riunione di interi reparti sotto un’unica guardia notturna per decine e decine di pazienti anche di aree diverse… Nonostante tutto, Orlandi ha sempre potuto contare sull’appoggio incondizionato di Catiuscia Marini, che per difenderlo ha addirittura messo in gioco più volte la tenuta della sua stessa maggioranza e il futuro della Legislatura regionale: ricordiamo ancora la vicenda delle dimissioni dell’assessore alla Sanità Luca Barberini, “bocciano” DOC, che riguardo Orlandi arrivò persino a dire di non aver bisogno di “cani da guardia”! Alla fine, dopo qualche mese, Barberini ritornò nei ranghi, si diceva che Orlandi sarebbe stato spostato ma alla fine è sempre rimasto al suo posto, al comando effettivo della sanità umbra… Questo fa capire quanto sia stretto il legame politico tra la Marini e Orlandi  e come il PD abbia “monopolizzato” con i suoi uomini la sanità umbra! Pur non commentando l’indagine, riteniamo comunque opportuno che Orlandi lasci il suo incarico da Direttore regionale della Sanità, come chiesto dai consiglieri della Lega Fiorini e Mancini. Un Direttore della Sanità non può continuare a svolgere le sue funzioni da indagato in un’indagine molto delicata, che lo vede accusato per una nomina in un settore, la sanità appunto, dove lui opera ancora in un ruolo apicale e strategico e dove potrebbero emergere altre sorprese… Ne va del buon nome della Regione Umbria! Orlandi ha tutto il diritto di dimostrare la sua innocenza, ma sarebbe opportuno che lo facesse da privato cittadino, non da dirigente…

Carla Spagnoli
Presidente Movimento per Perugia

giovedì 20 luglio 2017

Perugina, la nostra battaglia continua!


Gli antichi dicevano che «la verità è figlia del tempo». C’è voluto del tempo, ma oggi è sotto gli occhi di tutti che cosa ha portato il vergognoso silenzio sulla Perugina dei mesi scorsi! Per mesi, se non anni, nel dibattito pubblico le questioni che io ponevo sulla Perugina venivano banalizzate, minimizzate da politici e sindacati, che con le loro “rassicurazioni” sull’azienda nascondevano volutamente la realtà e il suo impatto socioeconomico locale! E così la Perugina, vero fiore all’occhiello dell’economia regionale umbra, frutto di una genialità imprenditoriale d’altri tempi, è stata umiliata e alla fine ridotta a essere un “ramo periferico” di una multinazionale lontana… Nessuno ha detto una parola tra sindacati e sinistra (salvo rarissime eccezioni), anzi tutti fino a poco tempo esultavano per il Piano Industriale della Nestlè, quello dei «60 milioni in tre anni» da investire per la pubblicità dei prodotti e per l’aumento dei volumi produttivi e dei livelli occupazionali… Questo nei “sogni” di istituzioni e sindacati! Era palese che quel Piano Industriale, che smantellava reparti, era l’inizio della fine, ma doveva passare il concetto che “va tutto bene, madama la marchesa”… Noi ci siamo battuti in tutti i modi, abbiamo alzato la voce per provare a rompere l’assurdo silenzio sulla vicenda e in questi mesi abbiamo cercato chi, a destra e a sinistra, a livello nazionale e in Parlamento potesse condurre insieme a noi questa battaglia: l’unico che ha accolto il nostro appello fin da subito è stato il Senatore Stefano Candiani, Commissario della Lega Nord in Umbria, che ha presentato un’interrogazione al Ministro del Lavoro, dove riassume esattamente gli ultimi avvenimenti in Perugina: dagli annunciati 340 esuberi nel 2018 al Piano Industriale tanto vantato dai sindacati, fino all’accordo con Nestlè firmato dai sindacati che già prevedeva circa 250 esuberi! Accordo che oggi i sindacati dicono di non aver capito, dopo aver ignorato i segnali di allarme, lo smantellamento dei reparti produttivi ed essersi disinteressati della sorte dei lavoratori… Adesso aspettiamo riscontri del Governo a questa interrogazione, noi di sicuro andiamo avanti in questa battaglia, fino alla fine! La sinistra invece, che sarebbe la “paladina” dei più deboli, dov’è stata? Non si è sentita per niente, né a livello locale né nazionale! Ci sono voluti un Senatore della Lega e una donna imprenditrice di Destra per difendere l’azienda e i suoi lavoratori… Ricordo certi “geni” della sinistra, come il consigliere PD Giacomo Leonelli o i sindacalisti CGIL Vincenzo Sgalla, Michele Greco e Luca Turcheria, che mi attaccavano per le mie prese di posizione e mi accusavano in tutti i modi! Il Dottor Greco addirittura mi chiedeva con sarcasmo se avessi la sfera magica… Ha proprio ragione l’amico Avvocato Simone Pillon, che con passione si sta interessando alla vicenda, quando afferma che «quasi quasi è meglio stare con i “padroni” che con i sindacati»… Il disinteresse generale della sinistra ha provato una dura crisi per l’Umbria, come dimostra la vicenda della Perugina, ma anche il caso dei possibili esuberi alla Colussi e la vertenza delle Acciaierie di Terni, purtroppo ancora attuale. Temiamo che da settembre ci sarà una situazione molto critica per tante famiglie umbre e per la stessa Regione: per la sinistra al governo è ora di tornare ad occuparsi, non con i proclami ma con i fatti, dei suoi cittadini!

Carla Spagnoli

Presidente Movimento per Perugia

venerdì 7 luglio 2017

Perugina, sinistra e sindacato incommentabili!


Ormai sono finite le parole per qualificare l’atteggiamento di sindacati e politici sulla Perugina. Come si può credere a un sindacato che in un’assemblea, davanti ai lavoratori, confessa di non aver capito l’accordo firmato? E pensare che il Segretario Regionale Flai-CGIL è Michele Greco, laureato in legge… Non occorre essere principe del Foro per interpretare un accordo tanto chiaro! Questo accordo firmato dai sindacati prevede l’obbligo di ricollocazione solo per il 70% degli 819 addetti della Perugina, ciò significa che già in partenza erano annunciati circa 250 esuberi! Ma il “Dottor” Greco non aveva capito, o almeno è quello che vuole far credere… D’altronde la storia di questo sindacato in Perugina parla da sola: basti pensare a quando, nel 1999, la sede direzionale Perugina lasciò Perugia per Milano senza neppure un’ora di sciopero! Crollò un mondo fatto di impiegati, dirigenti e quadri, crollò un mondo fatto di fornitori e piccole aziende che gravitavano nel mondo Perugina, crollò un mondo di servizi: eppure, non una sola parola di protesta arrivò dal sindacato e dai “compagni comunisti” in Regione al seguito… Fino a pochi mesi fa i vari Vincenzo Sgalla, Luca Turcheria, Michele Greco, politici piddini e “sinistrorsi” (escluso Stefano Vinti, che era intervenuto più volte) applaudivano accordo e Piano Industriale Nestlè, mentre venivano smantellati i reparti produttivi biscotti e caramelle e venivano esternalizzate le “Strenne”. Questi “rappresentanti dei lavoratori” di matrice CGIL si vantarono dell’accordo e risposero con la solita arroganza a chi, come me, già denunciava il chiaro capestro che quell’accordo figurava. Non solo, si ersero a “co-manager” aziendali! Ora invocano il Mise per ridefinire un accordo da loro sottoscritto e vantato! Magari, per prolungare l’agonia dell’azienda, chiederanno ancora di ricorrere alla Cassa Integrazione e ad ammortizzatori sociali vari… E i compagni comunisti della sinistra radicale oggi sembrano svegliarsi dal torpore e annunciano battaglie e volantinaggi, invocando la “lotta operaia”: dov’erano quando la Perugina veniva smantellata pezzo per pezzo?! Nessuno di loro ha osato contraddire le dichiarazioni roboanti e rassicuranti dei “compagni” sindacalisti, sia mai che venisse a mancare il “soccorso rosso” al sindacato… Ad un anno di distanza, in un’assemblea tesa, dichiarano candidamente che loro, i sindacalisti-manager, non avevano capito, che l’azienda li sta ingannando. Ora, se c’è qualcuno che ha ingannato e tradito, quelli siete voi!!! Il disegno aziendale è chiaro da almeno 20 anni, reso possibile dalla vostra complicità… E come faranno i sindacalisti-manager a riguadagnare un briciolo di credibilità? Sembra che oggi si siano “inventati” un nuovo “specchietto per le allodole”… Questa volta si chiama Parco del cioccolato, idea che rimbalza da tempo in città, visto che Perugia è la città del cioccolato. Grazie a Perugina, guarda caso… Ma l’idea rimbalza da anni a San Sisto, dove c’è già un Museo e una Fabbrica da visitare. Ma quell’idea sarebbe dovuta essere la miglior vetrina di un marchio che funzionava e di una fabbrica che lavorava a pieno regime, non l’alternativa! Non la rappresentazione del fallimento! Dei 340 esuberi, il Parco quanti ne assorbirebbe? 50? 80? Ovviamente tutto lavoro stagionale, come si conviene ad un parco. Per la Regione sarebbe un toccasana, visto il crollo turistico generato dal terremoto; idem per il Comune di Perugia e per certa imprenditoria legata al mondo del cioccolato. Il Sindacato, c’è da crederci, lo vanterà come l’ennesima capacità di riconversione del proprio sito produttivo. Un’idea “geniale”, non c’è che dire! E tutti vissero felici e contenti. E disoccupati… Scusate sindacalisti, ma voi siete quelli che avevano ereditato una fabbrica vera di 4000 occupati? Siete quelli che si ispirano a tale Karl Marx che vi voleva difensori degli operai contro il surplus capitalistico? Chissà se sarebbe felice Karl Marx nel vedere oggi una grande azienda come la Perugina (Nestlè…) “cancellata” dall’incapacità e dal disinteresse di tanti, che lascia centinaia di famiglie e un’intera città in balia di un futuro senza certezze e senza lavoro…
Carla Spagnoli

Presidente Movimento per Perugia

venerdì 16 giugno 2017

Il concetto di rispetto secondo le associazioni LGBT…




Basta, la misura è colma!!! La “lobby gay” in Umbria è tornata in azione ed è arrivata laddove prima non si era mai spinta (almeno da noi): toccare le immagini sacre per farsi pubblicità e offendere la fede di milioni di cristiani! La locandina disgustosa del Perugia Pride 2017 fatta dall’Omphalos con l’immagine della Madonna è la dimostrazione di quello che abbiamo sempre detto, assumendoci tutte le responsabilità: non può esserci dialogo con queste associazioni LGBT (o come si fanno chiamare adesso)… L’Omphalos, ancora una volta, ha mostrato qual è la sua concezione di “democrazia”: pretendere rispetto per se stessi, insultare e denigrare chi non la pensa come loro! Questo è il loro “motto”… Fanno una certa rabbia, mista a tenerezza, le dichiarazioni di Stefano Bucaioni, presidente Omphalos, il quale ha detto che l’immagine della locandina non è la Madonna, ma una “drag queen”: peccato che migliaia di persone si siano sentite offese nella loro sensibilità, religiosa e non!!! “Signor” Bucaioni, vuole dirci che siamo tutti ottusi e solo lei è intelligente e acuto…? Tutto, in quella locandina schifosa, fa pensare che si tratti di una oscena parodia della Madonna: il velo bianco sulla testa, il cuore con i raggi che sembra rimandare alla rappresentazione del Cuore Immacolato di Maria e, tanto per non farci mancare nulla, una specie di aureola gialla sullo sfondo ma ben riconoscibile… Chi volete prendere in giro, “signor” Bucaioni? Il suo tentativo di arrampicarsi sugli specchi fa soltanto pena! Anziché scusarsi dopo le giuste polemiche innescate dal consigliere Squarta (cui va il nostro plauso) e dopo la richiesta del Comune di ritirare l’immagine, il “democratico” Bucaioni ha voluto tirare dritto e ha dichiarato che «la locandina resta dov’è». E poi parlano di confronto, di dialogo e di rispetto… Queste “associazioni culturali” LGBT (o come si fanno chiamare ora) sono ormai in pieno “delirio di onnipotenza”, pensano di potersi permettere tutto con la loro propaganda e non esitano a insultare e bollare come “bigotti”, “medievali” e “omofobi” chiunque non sia allineato alle loro idee! Ricordo ancora bene i loro commenti contro la mia persona e il Movimento per Perugia… I “poveretti”, peraltro, pensano pure che il Medioevo sia ancora quel periodo buio descritto da Voltaire: invito questi “intellettuali” a scrivere una poesia che eguagli anche solo un sonetto di Dante o qualsiasi poeta medievale a scelta, a costruire un castello o una chiesa belli come quelli medievali sparsi nel mondo o a concepire un pensiero filosofico pari alla filosofia di quel tempo. Mi fermo qui, anche se potrei andare oltre… Ora basta, è giunto il momento che le Istituzioni dicano chiaramente con chi stanno: la Regione, purtroppo, sappiamo bene da che parte sta, ma la giunta Romizi a Perugia prenda una posizione netta, come chiesto anche dal consigliere De Vincenzi! Bene aver chiesto il ritiro dell’immagine a Omphalos, ma ciò non è bastato, vista la risposta del loro Presidente… Allora si ritiri una volta per tutte il patrocinio del Comune al Pride Village ora e nei prossimi anni, basta dare all’Omphalos per tre giorni l’anno i giardini del Frontone, uno dei patrimoni più belli di Perugia, che peraltro sorgono di fronte alla maestosa Basilica di San Pietro (chiesa, guarda caso, di origine medievale)… Nessun dialogo e nessun supporto a chi ha dimostrato di non avere rispetto!

Carla Spagnoli
Presidente Movimento per Perugia