UN NOSTRO ARTICOLO DEL GIUGNO 2013 SULLA MAFIA IN UMBRIA...!
Ancora una volta giungono notizie
di “strane” azioni criminali ai danni di attività commerciali umbre, relegate
in secondo piano tra le pagine di cronaca cittadina: l’ultima risale a ieri,
con un bar di Ponte Felcino seriamente danneggiato da una bomba molotov fatta
entrare nel locale attraverso un buco fatto nel muro. Gli inquirenti
sospettano, tra le varie piste, anche l’ombra del racket un tentativo di
estorsione come è avvenuto qualche giorno fa nel Tifernate.
L’Umbria, e in particolare il
capoluogo Perugia, è ormai diventata da più di un decennio terra di conquista
delle principali organizzazioni criminali (Camorra e ‘Ndrangheta in testa) :
secondo i magistrati e le forze dell’ordine, il processo di infiltrazione nel
sistema economico umbro dura ormai da oltre un decennio, da quando furono
assegnati gli appalti per la ricostruzione della regione dopo il violento
terremoto del 1997. Un rapporto dei servizi segreti datato al marzo 2010 ha
collocato la regione al quinto posto in Italia per presenza di clan mafiosi e
camorristici. Il giornalista e scrittore Claudio Lattanzi, nel libro “La mafia
in Umbria. Cronaca di un assedio”, ha dettagliatamente ricostruito le strategie
adottate da Cosa Nostra, Camorra e ‘Ndrangheta per infiltrarsi negli appalti e
negli affari economici delle varie città umbre, da Perugia a Terni, da Gubbio a
Foligno, da Norcia a Narni, da Città di Castello ad Acquasparta.
La colpa è stata principalmente
delle amministrazioni comunali di sinistra che, con il loro buonismo e la loro
cecità, hanno permesso a imprese sospette provenienti dal sud Italia di potersi
accaparrare gli appalti edilizi dopo il terremoto, anche tramite il sistema dei
sub-appalti. Da lì è iniziata la lenta e inesorabile infiltrazione della mafia
nell’economia umbra attraverso acquisizioni di alberghi, agriturismi, bar, ecc.
e attraverso la nascita di società per nulla trasparenti che dopo pochi mesi,
se non giorni, sparivano nel nulla. Si è arrivati addirittura in certe zone come
Ponte San Giovanni alla richiesta del pizzo per garantire la protezione ai
commercianti onesti minacciati di ritorsioni. Infine, a favorire
l’infiltrazione mafiosa negli ultimi anni è stata la crisi economica che ha
reso gli imprenditori onesti impotenti di fronte all’enorme liquidità a
disposizione delle organizzazioni criminali e investita per essere riciclata.
Le istituzioni in questi anni non
hanno visto o non hanno voluto vedere e la situazione è ormai degenerata, dato
che, come ha denunciato anche lo scrittore Roberto Saviano all’ultimo Festival
del Giornalismo a Perugia, le organizzazioni criminali si sono
internazionalizzate, stringendo accordi e facendo affari con i grandi cartelli
criminali esteri nel redditizio business del traffico di stupefacenti.
Che cosa hanno fatto i comuni? La
regione non ha più infrastrutture ed è diventata ormai un’oasi felice per
spacciatori e organizzazioni mafiose.
Dinanzi a questa piaga sociale
diventa sempre più indispensabile prendere coscienza di questo problema e
affrontarlo con le giuste e decise cautele. Innanzitutto non si devono lasciare
soli gli imprenditori onesti e quelli che trovano il coraggio di denunciare
minacce e soprusi da parte delle organizzazioni criminali: in questo senso
sarebbe bene che la regione Umbria varasse delle misure a sostegno degli
imprenditori onesti e coraggiosi simili alla legge 15 del 2008 varata dalla
Commissione regionale Antimafia della regione Sicilia che prevede “ il rimborso
di oneri fiscali come le imposte sui redditi, i contributi previdenziali e le
imposte sugli immobili in favore degli imprenditori che denunciano richieste
estorsive o provenienti dalla criminalità organizzata, tendenti a modificare il
normale svolgimento dell’attività economica, cui sia seguita una richiesta di
rinvio a giudizio”. Inoltre, sarebbe auspicabile che i Comuni umbria si
adoperassero per emanare regolamenti atti a favorire gli imprenditori che
denunciano irregolarità attraverso un contributo annuo e agevolazioni fiscali,
come hanno fatto grandi comuni del sud come ad esempio Catania nel 2011.
Inoltre, le istituzioni devono
far sentire la loro vicinanza alle vittime erogando i contributi non appena
scatta la denuncia e il rinvio a giudizio e non dopo la costituzione di parte
civile: in questo modo, infatti, si può garantire alla vittima anche
un’assistenza giudiziaria, aiutandolo a sostenere le esose spese legali che
deve affrontare.
Quando capiranno le istituzioni
umbre che è giunta l’ora di agire?
Carla Spagnoli
Presidente Onorario del Movimento
per Perugia
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